Agorafobia, paura di uscire dalla zona di comfort

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor
(Illustrazione Savannah Thaemert | The Collegian)

Nella quotidianità siamo soliti uscire, fare la spesa, fare la fila alla posta, andare ai centri commerciali, alle fiere, prendere il treno, viaggiare, trarre beneficio ogni giorno della libertà di muoversi e di scoprire luoghi nuovi.

Ma se per alcuni può sembrare scontato, c’è chi ha una forte paura di stare da solo o di allontanarsi da luoghi ritenuti sicuri.

Parliamo di agorafobia, un disturbo caratterizzato dalla paura intensa che la persona sperimenta quando si trova in situazioni o luoghi da cui può essere difficile o imbarazzante fuggire.

Questa ansia genera dei comportamenti evitanti. Cioè, la persona limita il campo di applicazione ai luoghi dove si sente al sicuro e tende a stare più tempo in casa. Chi soffre di agorafobia è solito evitare di mescolarsi con la gente, evita gli spazi aperti dove si trovano generalmente molte persone.

“La lezione più importante che l’uomo possa imparare in vita non è che nel mondo esiste la paura ma che dipende da noi trarne profitto e che ci è consentito tramutarla in coraggio”(R. Tagore)

Quando si parla di agorafobia tutti pensano alla paura dei luoghi aperti … ma ciò non rende del tutto giustizia a questa fobia! L’agorafobia è principalmente la paura di luoghi non familiari. E’ bene precisare infatti,  che  la condizione di angoscia e di panico agorafobico si realizza non solo avvicinandosi a spazi e luoghi aperti, ma anche allontanandosi da quei luoghi o quelle persone che integrano l’identità del soggetto.

Si può vivere, pertanto, una sensazione agorafobica anche da soli a casa, nel momento in cui si percepisce la propria radicale solitudine e l’assenza degli consueti  rumori  di riferimento.

Caratteristiche di chi soffre di agorafobia

  • Evita tutti i luoghi affollati: centri commerciali, stadi, cinema, teatri, piazze…tutti luoghi che suscitano un’ansia molto forte
  • Evita di fare la fila alla posta, nei supermercati, negli uffici in quanto gli crea un disagio molto acuto
  • Evita di viaggiare in treno, in metro, soprattutto nei mezzi che fanno pochissime fermate
  • Quando si trova in qualsiasi luogo lontano da casa si sente a rischio e in costante preoccupazione
  • Spesso soffre anche di Attacchi di Panico (DAP).

Agorafobia, aspetti sintomatici

Quando la persona è costretta a confrontarsi con le situazioni temute è possibile che sviluppi un attacco di panico nel corso del quale sperimenta palpitazioni gravi, sudorazione, brividi e problemi di respirazione. Questi sintomi sono accompagnati da una sensazione di irrealtà, paura di impazzire e anche di morire. Nei casi più gravi non è nemmeno necessario che la persona sia esposta alla situazione temuta, il semplice fatto di ricordare o immaginare una situazione pericolosa può innescare questi sintomi.

Sintomi comportamentali

Alcuni sintomi dell’agorafobia sono correlati al comportamento e includono:

  • comportamento ossessivo e depressivo
  • rifiuto di ogni situazione che può suscitare qualsiasi reazione fisica o psicologica
  • essere incapaci di star fuori casa a lungo
  • tollerare una situazione ma con molta paura o ansia
  • necessità di essere con qualcuno di cui si ci fida per andare ovunque
  • rifiuto di essere lontano da casa
  • rifiuto dell’attività fisica dovuto alla paura che possa condurre a un attacco di panico
  • rifiuto di guidare

Quali sono le cause dell’agorafobia?

Al di la’ della motivazione piu’ o meno forte al guarire, la domanda che piu’ assilla il paziente e’ perche’, da dove viene tale disturbo, ovvero la sua origine e il suo significato. Per fornire una risposta a questa domanda occorre sapere che la sindrome agorafobica è dovuta a un insieme di fattori ambientali (esterni), fisici e psicologici (interni).

In ogni caso, alla radice di queste paure sussiste quasi sempre un disagio interno che porta le persone a sentirsi inadeguate, per nulla fiduciose in sé stesse e alla ricerca continua di una figura protettrice.

Una valida spiegazione è basata nella teoria dell’attaccamento. Secondo questa teoria, le persone con agorafobia non sono state in grado di sviluppare un legame sicuro nell’infanzia così non sono riuscite a migliorare le competenze sociali di base. Quindi, l’agorafobia sarebbe solo una risposta alla minaccia in assenza di una “base sicura”.

A questo proposito, un recente studio suggerisce che il vero problema degli agorafobici non è la differenza tra lo spazio pubblico e quello privato ma tra la percezione di sicurezza e quella di pericolo. Queste persone si sentono al sicuro solo quando sono in uno spazio privato e limitato dove hanno il controllo, ma si sentono minacciate dalla presenza di estranei o in luoghi dove non possono esercitare il controllo.

Se si cerca di dare una lettura in chiave psicoanalitica, la “folla” e lo “spazio” rappresentano la caduta dei confini interni.

Ciò spiegherebbe perché la persona viva lo spazio con una forte angoscia, si senta invasa dall’altro, inglobata, abbia paura di perdersi all’esterno. Questo perché i confini del proprio Sé sono deboli, per tutelarsi la persona agorafobica mette così in atto comportamenti di evitamento che danno inizio a un vero e proprio circolo vizioso.

Naturalmente, ci sono anche degli psicologi che si riferiscono ad una componente genetica dato che l’agorafobia appare spesso accompagnata da altri disturbi d’ansia, fobie specifiche o abuso di sostanze.

In ogni caso, il meccanismo con cui si instaura l’agorafobia è quasi sempre lo stesso: il soggetto sperimenta una esperienza negativa in un luogo da cui è difficile fuggire e successivamente crea una associazione negativa che si attiva quando si trova in un posto simile. In molti casi, la persona è consapevole che si tratta di una paura irrazionale che non ha alcuna ragione di essere, ma non riesce a controllarla, perché quando appare la fobia questa prende il sopravvento.

Identikit di chi soffre di agorafobia

La principale conseguenza dell’agorafobia riguarda la qualità della vita di chi ne soffre. Queste persone non hanno la possibilità di avere una vita serena perché progressivamente evitano un gran numero di situazioni che creano loro disagio.

Si sentono inadeguati, con scarsa fiducia in se stessi e perciò bisognosi di essere protetti. Questa necessità, però, innesca un circolo vizioso: abituarsi ad avere qualcuno vicino non fa altro che confermare la dipendenza dagli altri. Così come evitare certi luoghi, aumenta l’ansia.

Scelgono così un compagno-accompagnatore (genitore, partner, ecc.) insieme al quale riescono ad affrontare meglio le situazioni temute. Una modalità comportamentale di questo tipo risulta, ovviamente, dannosa per i rapporti inter-personali (amicizie, legami sentimentali, relazioni professionali).

Molti si chiedono: come mai questo disturbo si è manifestato all’improvviso?

Molti individui possono sperimentare la paura degli ambienti aperti all’improvviso, anche dopo aver condotto una “normale” vita sociale.

Questo disturbo può rimanere silente per molto tempo, ma quando compare un evento che viene soggettivamente vissuto come traumatico (un cambiamento di lavoro, un trasloco, la perdita di una persona cara, la rottura di un rapporto…) allora il ricordo traumatico si manifesta sotto forma di sintomo.

E’ possibile guarire dall’agorafobia?

La buona notizia è che l’agorafobia è curabile. Il modo per uscire da questa trappola c’è: occorre guardare in faccia la paura e affrontarla a poco a poco. Prima si fa un ciclo di psicoterapia per capire i motivi profondi che scatenano il disturbo e ridimensionarli. Poi si passa alla parte pratica.

Una delle tecniche più efficaci è quella dell’esposizione graduale. Che, come tappa finale, prevede, per esempio, di andare in una piazza e allontanarsi dall’accompagnatore finché non si inizia a sentire paura. Ascoltando, poi, le proprie emozioni e scrivendole su un taccuino, si impara a superarla.

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