Attaccamento e coppia: amiamo come siamo stati amati

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Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, dottore di Ricerca in Neuropsicologia ed esperta in Mindfulness.
Illustrazione: beisme08

La relazione primaria madre-bambino rappresenta il prototipo delle future relazioni d’amore. La relazione con le figure genitoriali dell’infanzia condiziona e determina il nostro modello di attaccamento, ossia il modo in cui ci predisponiamo a livello cognitivo, emotivo e comportamentale, a vivere tutte le relazioni future, comprese quelle di coppia.

L’attaccamento- descritto da Bowlby- è una predisposizione biologica, innata ed evoluzionistica a ricercare la vicinanza del genitore e si esprime con la ricerca del contatto e il mantenimento della vicinanza fisica alla figura di attaccamento, l’ansia e la protesta quando questa si allontana. Ci sono quattro diversi modelli di attaccamento al genitore che influenzano le nostre relazioni sentimentali:

  • attaccamento sicuro
  • insicuro ambivalente
  • insicuro evitante
  • attaccamento disorganizzato.

Attaccamento sicuro

L’attaccamento sicuro è caratterizzato da un sentimento di fiducia e sicurezza nei confronti del genitore. Il bambino apprende che la madre soddisferà i suoi bisogni di nutrizione, protezione, contatto fisico, rassicurazione negli stati di tensioni. Egli ha interiorizzato l’oggetto interno: sa che se la madre sparisce dal suo campo visivo, tornerà per accudirlo e non lo abbandonerà.

Grazie a questa fiducia nella responsività del genitore, l’individuo si sente sereno nell’esplorare l’ambiente: può giocare in tranquillità con i coetanei, sperimentare nuove situazioni senza essere assalito dall’angoscia ed avventurarsi libero da paure e condizionamenti nel viaggio della vita.

La madre in grado di instaurare un modello di attaccamento sicuro, è la madre “sufficientemente buona” descritta da Winnicott: ossia è un soggetto che ha sviluppato consapevolezza di sé e delle proprie emozioni nel ricoprire il ruolo materno. Ella è amorevole e accudente nei confronti del figlio, ma al tempo stesso non è intrusiva ed invischiante: quando il bambino non manifesta bisogni, lo lascia libero di costruirsi un’identità autonoma e separata da lei, senza intervenire costantemente ed inopportunamente, soffocandolo ed invadendolo.

Attaccamento sicuro e relazioni sentimentali

Nelle relazioni sentimentali il bambino che ha sviluppato un attaccamento sicuro sarà in grado di dare e ricevere amore poiché ha interiorizzato entrambi i ruoli: come la madre ha dato tutto per lui, ora egli nella coppia, identificatosi nelle funzioni materne, è pronto a dare, accudire e proteggere il compagno, ma al tempo stesso sa ricevere cure e amore da questi, senza che ciò pregiudichi il suo senso di indipendenza e di autonomia.

Inoltre, come da piccolo aveva fiducia che la madre sarebbe tornata da lui, non lo avrebbe abbandonato, nella relazione sentimentale ha fiducia che il partner non lo abbondi e gli sia fedele. Le persone sicure hanno una visione di sé e dell’altro positive, sono ottimiste e fiduciose e si abbandonano facilmente all’intimità e alla dipendenza dagli altri. Sono accoglienti, sincere ed altruiste. La fiducia e la capacità di donarsi è alla base della possibilità di innamorarsi e di far innamorare (Hazan, Shaver, 1995).

Le persone sicure preferiscono generalmente una relazione affettiva con chi è altrettanto sicuro e pertanto in grado di rispondere in maniera adeguata ai propri bisogni emotivi. Hanno una notevole capacità di negoziare posizioni e conflitti; descrivono le loro storie d’amore come felici, amichevoli e basate sulla reciproca fiducia; esprimono la loro capacità di accettare e sostenere il partner, malgrado i suoi difetti, ed hanno relazioni più durature e stabili.

L’attaccamento insicuro – ambivalente

L’attaccamento insicuro – ambivalente è invece caratterizzato da un’ambivalenza di fondo nel rapporto con il genitore, un sentimento di amore e odio. Se la madre ha dei problemi propri, irrisolti, vivrà questa primissima relazione con il figlio in modo ambivalente: ella teme inconsciamente di essere logorata da questo piccolo essere così pretenzioso ed esigente che può manifestare in modo palese e disinvolto i propri bisogni.

Quindi da una parte vizierà il suo bambino fino a soffocarlo, ma poi, all’insorgere della sensazione di essere da lui consumata, lo frustrerà bruscamente ed in modo eccessivo. Se la madre vizia in modo esagerato il piccolo e lo soffoca, egli non impara a sapere attendere e non acquisisce la fiducia che dopo lo stato di tensione, dolore e bisogno seguirà la soddisfazione e l’allentamento della tensione. Il bambino apprende un sentimento di sfiducia, diffidenza ed inaffidabilità nei confronti del genitore, a volte è amorevole e disponibile, a volte è inspiegabilmente frustrante, cattivo, assente, distaccato, oppressivo, asfissiante. Egli stesso quando il genitore è amorevole e accudente si sentirà buono, quando il genitore è rifiutante o intrusivo si percepirà cattivo.

L’attaccamento insicuro – ambivalente e relazioni sentimentali

Queste sensazioni di diffidenza, ambivalenza verso se stessi e verso l’altro, si estenderanno nel rapporto con il partner. Anch’egli infatti sarà percepito a volte amorevole, altre detestabile, si sospetterà continuamente di lui, si temerà sempre che l’altro possa interrompere inaspettatamente la relazione o che possa tradire. Per un deficit di autostima e una negativa percezione di se stessi, non ci si sente degni di amore e di cure e si dubita del proprio valore.

I soggetti con attaccamento insicuro-ambivalente sono individui che spesso non si sentono capiti, nutrono costantemente la paura di essere lasciati dal partner o di non essere amati, hanno scarsa fiducia in se stessi e nell’altro. Nelle relazioni affettive sono dipendenti e non riescono a manifestare esplicitamente i propri bisogni perché il fulcro delle loro dinamiche relazionali è il timore della perdita o del rifiuto.

Nel vivere un rapporto di coppia evidenziano grandi difficoltà a causa del loro conflitto inconscio tra il bisogno simbiotico di fondersi con il partner e l’angoscia che la realizzazione di questa fusione comporta. Da ciò derivano le loro esplosioni di rabbia, le scenate di gelosia e i sospetti sulla presunta inaffidabilità e distanza emotiva del compagno. I loro sforzi di dare vita a relazioni significative sono governati, emotivamente, dal senso della perdita e dall’insicurezza.

Si innamorano facilmente, ma ritengono arduo incontrare il vero amore, vissuto come un qualcosa di alternante e discontinuo. Vivono l’amore come un’ossessione, caratterizzato da alti e bassi emotivi, da una intensa attrazione sessuale e da forti sentimenti di gelosia nei confronti del partner.

L’attaccamento evitante

Nell’attaccamento evitante, la madre è poco responsiva nei confronti dei bisogni di contatto fisico manifestati dal bambino: non lo abbraccia, non lo coccola, non lo rassicura fisicamente nei momenti di tensione.

Ha un atteggiamento freddo e distaccato, si preoccupa solo di soddisfare i bisogni fisici di nutrizione e di igiene del bambino, trascurando quelli emotivi. Sprona il figlio a un’autonomia e indipendenza precoci, attribuendo un’importanza esagerata all’ autosufficienza .

Il bambino impara a tranquillizzarsi da sé poiché ha capito che non può aspettarsi il conforto dal genitore. Per attuare questo processo di auto-rassicurazione, il bambino blocca e congela le proprie emozioni e si distanzia sempre più dal mondo emozionale: ciò che conta è la razionalità, le emozioni sono potenzialmente pericolose, aspettarsi qualcosa dall’altro rende fragili e vulnerabili ed è preferibile cavarsela da soli.

L’attaccamento evitante e le relazioni sentimentali

Quando questo modello di attaccamento si estende nelle relazioni sentimentali, si preferirà instaurare rapporti superficiali, in cui non lasciarsi coinvolgersi eccessivamente. Si desidererà interporre un muro invalicabile tra sé e l’altro, preservando i propri spazi di libertà e autonomia.

E’ frequente la scelta di vivere relazioni di coppia in cui ognuno vive separatamente, considerando la convivenza e il matrimonio come un legame di vicinanza ed intimità eccessive, che non si è in grado di sostenere poiché in conflitto con il proprio bisogno di indipendenza emotiva.

I soggetti con attaccamento insicuro – evitante sono caratterizzati dal timore dell’intimità, da alti e bassi emotivi, da sentimenti di gelosia nei confronti del partner. Tendono a scegliere come compagni persone a loro simili: il loro rapporto ha buone possibilità di reggere per un lungo periodo, considerata la reciproca necessità di mettere le distanze e il bisogno di coinvolgersi il meno possibile.

Sono individui che hanno una valutazione di sé positiva ma una considerazione negativa dell’altro: il bisogno di proteggersi dalle delusioni porta a evitare le relazioni troppo ardenti e passionali ed a preservare un sentimento di indipendenza e di inattaccabilità, enfatizzando l’autonomia e la fiducia in se stessi. Le persone evitanti affermano, spesso, di non essere mai stati innamorati e considerano le loro storie d’amore come poco intense.

L’attaccamento disorganizzato

Infine, l’ultimo modello di attaccamento è quello definito “disorganizzato”. E’ il prototipo relazionale più patologico e pericoloso per l’equilibrio psichico del soggetto, connota frequentemente l’attaccamento di soggetti borderline o con disturbi della personalità.

Il genitore è spesso abusante, svalutante, totalmente incoerente e inadempiente rispetto al ruolo genitoriale. Suscita nel figlio risposte di paura e angoscia. Tuttavia il piccolo non può fare a meno del genitore e gli si lega affettivamente, nonostante gli abusi e le minacce subiti.

Il bambino sviluppa l’attaccamento e desidera la vicinanza affettiva proprio da chi gli fa paura e lo angustia. La confusione che deriva dai sentimenti di amore e paura indirizzate alla figura di attaccamento, fanno sì che il soggetto sia totalmente incapace di interiorizzare un’immagine interna tranquillizzante e rassicurante di sé e dell’altro. Sia il sé che l’altro sono percepiti come cattivi.

L’attaccamento disorganizzato e le relazioni sentimentali

Quando questo modello di attaccamento si estende alla vita di coppia, dà luogo a relazioni altamente disfunzionali del tipo vittima- carnefice, sadico-masochista.

Gli individui disorganizzati sono vittime della loro stessa contraddizione e discontinuità e difficilmente riescono ad essere accettati come partner sentimentali, se non da chi possieda simili peculiarità. Avvertono un profondo conflitto tra il bisogno di conservare legami intimi, morbosi, di coinvolgimento fusionale con il partner e la necessità simultanea di tenerlo a distanza per evitare la minaccia dell’abbandono con le conseguenti sofferenze emotive. La relazione sentimentale viene esperita in modo conflittuale, causando una forte angoscia che non si è in grado di sostenere.

La relazione curativa e la consapevolezza

In definitiva il modello di attaccamento che abbiamo interiorizzato nell’interazione con le figure genitoriali condiziona e determina significativamente il modo in cui viviamo i legami sentimentali. Tuttavia, possedere un modello di attaccamento insicuro (evitante o ambivalente) non significa necessariamente essere destinati a vivere per sempre relazioni d’amore insoddisfacenti e frustranti. I soggetti con attaccamento insicuro possono evolvere e modificare in senso migliorativo la loro modalità relazionale disfunzionale. Ciò avviene sia in seguito a legami affettivi con partner sicuri, in grado di disconfermare le loro percezioni negative di sé e dell’altro, sia in seguito ad un percorso di consapevolezza delle proprie dinamiche affettive inconsce.

Se da una parte ogni rapporto affettivo ha un valore intrinsecamente benefico e curativo per gli individui coinvolti nella relazione, la consapevolezza di sé e delle proprie dinamiche affettive, rappresenta la via di accesso all’autorealizzazione in campo sentimentale.


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