Crescere in un ambiente tossico: ripercussioni durante la crescita

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor
Illustrazione: Hiking Artist

La famiglia del “mulino bianco” ovviamente non esiste ma esistono le condizioni che rendono un ambiente familiare sereno; per serenità non mi riferisco l’assenza di difficoltà, di malattie, di ostilità, di lutti e di eventi sfavorevoli. Quando diventiamo genitori siamo continuamente portati a domandarci se stiamo facendo del nostro meglio, se stiamo dando regole corrette, se stiamo infondendo nel proprio figlio la giusta sicurezza per affrontare al meglio la vita che verrà. Beh, ci sono alcuni atteggiamenti educativi che sarebbe meglio osservare e altri evitare, per assicurare un ambiente sereno.

Concetto di serenità

La serenità è una condizione emotiva che il bambino vive in famiglia attraverso il modello concreto dei genitori, cioè attraverso i modi in cui questi ultimi affrontano gli avvenimenti della vita, dando ai loro figli una visione ottimistica e positiva delle cose, senza tuttavia nascondere loro le problematicità e le difficoltà.

Quando si è piccoli si è particolarmente vulnerabili e dipendenti e tutto ciò che ci succede durante l’infanzia rimane attaccato alle nostre radici e questo vale sia per l’infanzia positiva sia per quella negativa. A questo punto, è doveroso chiedersi quali possono essere le conseguenze che derivano dall’aver vissuto un’infanzia tossica.

Chi vive in un ambiente tossico non si gode l’infanzia

Una volta trascorso questo momento della vita, come tutti gli altri che compongono la nostra storia, non torna più. Un’infanzia tossica, di solito, è sinonimo di un’infanzia triste, infelice o complicata. La mancanza di un legame profondo e valido tra i genitori ed i figli instaura frequenti e numerosi conflitti tra loro. Questi conflitti tendono a scatenare negli uni e negli altri diffidenza, ansia, rabbia, livore, aggressività, insoddisfazione.

Come conseguenza di tutto ciò compaiono segni di disagio come la chiusura, l’opposizione, l’ansia, l’insicurezza, i comportamenti aggressivi, l’enuresi, l’encopresi, le crisi di pavor nocturnus, l’isolamento ecc..

Una grave trascuratezza emozionale nella prima infanzia può avere un impatto devastante. Bambini privati di contatto fisico, di stimoli e di cure possono letteralmente perdere la capacità di dar vita a relazioni significative per il resto della loro vita. I problemi che ne derivano possono variare da un lieve disagio interpersonale a profondi problemi sociali ed emotivi. In generale, la gravità dei problemi è in relazione a quanto presto nella vita si è manifestata, a quanto prolungata e grave è stata la trascuratezza

Infanzia tossica, ripercussioni durante la crescita

 Problemi di alimentazione

Comportamenti di alimentazione eccessiva sono comuni, specialmente in bambini con problemi di attaccamento e trascuratezza severi. Essi potranno fare incetta di cibo, nasconderlo nelle loro camere, mangiare come se temessero una penuria di cibo, anche dopo che da anni hanno a disposizione una quantità di cibo costante.

Possono avere problemi a inghiottire e, più avanti nella vita, comportamenti di alimentazione eccessiva che sono spesso erroneamente diagnosticati come anoressia nervosa.

Comportamenti di autoconsolazione

Questi bambini possono usare comportamenti molto primitivi, immaturi e bizzarri per calmarsi. Possono mordersi, colpirsi il capo, dondolari, cantare delle cantilene, graffiarsi o tagliarsi. Questi sintomi possono accentuarsi nei momenti di stress o quando i bambini si sentono minacciati.

Funzionamento emozionale

Una serie di problemi emozionali sono comuni nei bambini con un’infanzia tossica, inclusi sintomi depressivi e ansiosi. Un comportamento comune è un attaccamento “non discriminante”. Tutti i bambini cercano la sicurezza. Rendendosi conto che l’attaccamento è importante per la sopravvivenza, i bambini possono cercare attaccamenti – qualsiasi attaccamento – per la loro sicurezza. Questi comportamenti “affettuosi” sono piuttosto finalizzati alla ricerca di sicurezza.

Modellamento inappropriato

I bambini prendono a modello il comportamento adulto – anche se è abusante. Imparano che il comportamento abusante è il modo “giusto” di interagire con gli altri. Come si può osservare, ciò è potenzialmente causa di problemi nelle loro relazioni sociali con gli adulti o con altri bambini.

Aggressività

Uno dei maggiori problemi con questi bambini è l’aggressività e la crudeltà. Ciò è riconducibile a due problemi primari nei bambini maltrattati: la mancanza di empatia e uno scarso controllo degli impulsi. La capacità di “comprendere” emozionalmente l’impatto del proprio comportamento sugli altri è carente in questi bambini.

Essi davvero non comprendono cosa provano gli altri quando fanno o dicono qualcosa di crudele. Questi bambini spesso provano un bisogno compulsivo di insultare o far male agli altri – tipicamente a qualcuno più debole di loro.

Essi possono far del male ad animali, a bambini più piccoli, a coetanei e a fratelli e sorelle. Uno degli aspetti più disturbanti di questa aggressività è che essa è spesso accompagnata da una distaccata e fredda mancanza di empatia. Essi possono mostrare rincrescimento (risposta intellettuale) ma non rimorso (risposta emotiva) quando sono posti a confronto con i loro comportamenti aggressivi o crudeli

Per concludere

Un bimbo di per se non è cattivo, maleducato o restio a compiere il proprio dovere, è l’ambiente che lo circonda che alcune volte lo plasma in modo errato. Quando un neonato viene alla luce è come un foglio bianco, immacolato, dipende dai genitori, far sì che questo foglio bianco si riempia di buone nozioni, di insegnamenti profondi e che il piccolo non cresca solo dal punto di vista fisico ma anche sul piano educativo ed emozionale.

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1 commento su “Crescere in un ambiente tossico: ripercussioni durante la crescita”

  1. Purtroppo sono cresciuta in ambiente tossico, l’ho capito troppo tardi, quando mia madre (invalida, ma solo fisicamente) ha deciso di andare in casa di riposo e mi ha lasciata sola, è da questa separazione che ho cominciato a fare i conti con la realtà, ho guardato dentro me stessa e ho scavato nel passato fino a cercare risposte e giustificazioni. Il mio lavoro di introspezione mi ha aiutato a capire: “tempo sprecato” . Ho perso tempo a voler bene a una mamma bisognosa, ho perso tempo a credere che ero io quella “sbagliata” e che non ci sarebbe stato rimedio! Ho trascurato me stessa, la mia famiglia, i miei figli. Mi sono annullata per compiacere! Adesso, a distanza di 10 anni sto lottando con le conseguenze di questo mio atteggiamento, sto lottando per dimostrare ai miei figli che non sono quella ,”mamma” che loro conoscono, che non sono così arida di sentimenti, che ho trovato le spiegazioni, non le giustificazioni, dei miei comportamenti! Ho sempre creduto che mia madre mi amasse, che mi considerasse il centro della sua povera vita, invece non è stato così, mia madre mi ha detto “ti voglio bene” la sera prima di morire, e quando ho sentito queste parole mi sono resa conto che quella era la prima volta che le sentivo.

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