Dietro ogni bambino difficile si cela la difficoltà di esprimere le proprie emozioni

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor
I bambini imparano più da come ti comporti che da cosa gli insegni. (William Edward Burghardt Du Bois)

Nessun bambino è uguale all’altro, non possiamo sapere a priori quali siano le necessità di quell’esserino che abbiamo appena messo al mondo e per il quale vorremmo sempre ogni bene. Ricordiamoci sempre….un figlio non è un vaso vuoto da riempire! Anzi, ognuno ha un talento da esprimere, ma se non trova intorno a sé un terreno adeguato per farlo, finirà per implodere.

Un bambino che non sa riconoscere le proprie emozioni viene frequentemente etichettato come “bambino difficile”, dato che usa metodi tutti suoi per esprimersi. E’ bene sottolineare che dietro un comportamento diseducativo si può nascondere una forma di disagio che non va assolutamente ignorata o, peggio ancora, etichettata in qualche modo, bensì accolta e ascoltata. È da comprendere che tipo di disagio si celi dietro degli atteggiamenti “difficili”. Difficili, infatti, sono le situazioni e le circostanze che hanno vissuto. I bambini che hanno alle spalle eventi spiacevoli nella loro infanzia si esprimono manifestando spesso atteggiamenti violenti, scontrosi, oppure si estraniano, si isolano, tanto da sembrare “difficili”

Ma non solo! I bambini, più di noi adulti, esprimono un disagio psicologico attraverso sintomi fisici e quindi con il corpo Infatti, somatizzando un disagio la sua energia negativa viene sfogata sul fisico, organo o apparato che sia, e questo per richiamare l’attenzione. i sintomi che si manifestano sono quindi fuorvianti rispetto alla causa reale del malessere che è di origine psicologica – psicosomatica.

Alcuni studiosi li hanno definiti “bambini ad alto bisogno”. Ma tutti i bambini hanno bisogni… e allora forse sarebbe più corretto definirli bambini “ad alta richiesta”, perché sono così bravi ad esprimere i propri bisogni e a chiedere in modo molto efficace!

Cosa si cela dietro gli atteggiamenti difficili del bambino

Può succedere che mamma e papà, confusi dall’atteggiamento del bambino difficile, possano alzare la voce o cadere nella tentazione di assegnare castighi al piccolo. In queste circostanze, castighi e litigi non fanno altro che rendere più intense le emozioni negative del bambino. Punizioni e ramanzine possono ledere l’autostima del bambino difficile  e addirittura innescare un senso di frustrazione che con il passar del tempo potrebbe cronicizzarsi.

Ogni bambino si porta dietro il suo bagaglio emotivo, fin dalla nascita, anche se non ha molte esperienze di vita dirette, ha riempito il suo bagaglio con le impressioni di chi lo circonda. Un gioco di impressioni molto complesso, impossibile da decodificare ma la realtà è una: alcuni bambini necessitano di attenzioni più di altri e guai a negare attenzioni a un bambino bisognoso!

Il bambino difficile: il bambino che ha più bisogno

Un bambino difficile non ha le risorse per elaborare e quindi gestire un disagio emotivo. E’ troppo piccolo per acquisire l’autoconsapevolezza di “valere” nonostante qualche limite. Allora come bisogna comportarsi con un bambino difficile?

Innanzitutto bisogna riconoscere di avere un figlio che ha maggiori esigenze. Parliamo di bambini che piangano spesso, dormono meno del previsto, hanno reazioni esagerate agli eventi e possono passare dalla gioia (risate) al dolore (pianto) nel giro di pochi minuti. Questi bambini non sono “cattivi” e non vanno “strillati”, anzi, hanno bisogno di più sicurezze e di maggior sostegno.

Il mondo emotivo di un bambino difficile è ricco di emozioni quali paura, tristezza, solitudine, angoscia, rabbia e gelosia, emozioni codificate con atteggiamenti capricciosi e/o scatti d’ira. E’ necessario canalizzare queste emozioni in atteggiamenti positivi e qui il genitore deve rassicurare il bambino in modo permanente: il bambino deve diventare autonomo così da smettere di cercare continue attenzioni. Un bambino autonomo è in grado di fare richieste ai genitori senza rifugiarsi nel pianto o nascondersi dietro la rabbia.

Educare un bambino difficile

Far rispettare le regole a un bambino difficile è un compito arduo e faticoso, tuttavia le regole servono nella vita dei bambini ed è compito del genitore educare al benessere e alla comprensione emotiva. I bambini ci guardano e imparano da noi che è bello diventare grandi. Ecco perché da sole le regole non bastano. Ecco qualche consiglio su come educare un bambino difficile.

Il potere del rinforzo positivo

Il rinforzo positivo è una strategia educativa che consiste nell’abbracciare un bambino quando fa qualcosa di sbagliato. In genere, quando un bambino fa qualcosa che non dovrebbe, il genitore ricorre a punizioni o sgrida il piccolo, ma questi atteggiamenti innescano reazioni ancor più negative nel bambino.

Il rinforzo positivo si basa sul dialogo con l’infante: avviciniamoci al piccolo e chiediamogli spiegazioni. Usiamo un tono calmo ma molto determinato. Con altrettanta calma e determinazione bisogna spiegare al bambino perché ha sbagliato e mostrargli il modo corretto di agire. Con una punizione il bambino finirà per credere che lui è sbagliato senza capire il vero messaggio, cioè che solo il suo atteggiamento è stato sbagliato.

I bambini tendono a generalizzare, così ogni ramanzina è un affondo ancora più profondo nell’autostima in via di formazione del bambino: il bambino recepisce che la sua persona è sbagliata perché non arriva a scindere il giudizio che un genitore può avere su un singolo atteggiamento, dal giudizio che il genitore ha sull’intera sua persona.

Educare il bambino all’autonomia e alla felicità

Esistono molti libri e ricerche incentrate sulla giusta educazione da impartire ai bambini e non posso che consigliarvi il testo: “Le regole non bastano. Come educare i nostri bambini all’obbedienza, all’autonomia e alla felicità“.

Il libro è molto completo, pratico e chiaro, in primis ci spiega perché tanti bambini fanno fatica ad obbedire e perché tanti di noi faticano a insegnare e ottenere obbedienza e rispetto. Il libro è consigliatissimo perché spiega come possiamo concretamente ed efficacemente insegnare ai bambini le “giuste regole” e motivarli al benessere emotivo. In questo libro l’autore risponde a tante domande e accompagna il lettore, passo dopo passo, a scoprire il mondo dell’infanzia e insegna a condurre i bambini sulla strada dell’autonomia e felicità.

Il circolo vizioso della Fiducia

Il bambino ha bisogno di sicurezza, deve poter credere nel genitore e deve sapere che il genitore crede in lui. Questo è il circolo vizioso della fiducia che va alimentato quotidianamente. Il bambino deve capire che esistono dei limiti da non oltrepassare e dei compiti da svolgere: gli adulti hanno compiti da svolgere proprio come i bambini. Ecco perché in premessa vi ho detto che i bambini ci osservano e imparano da noi che è bello diventare grandi! 

“I bambini non ci devono nulla: tutto quello che facciamo per loro deve essere a titolo amorevolmente gratuito. Tutto quello che ricevono lo renderanno poi ai loro figli”

Impartire dei compiti e dare fiducia ai bambini, significa fargli capire che sono capaci di fare molte cose, significa incoraggiarli all’autostima e autonomia.

Educare all’intelligenza emotiva

Come ti senti? Cosa provi? Sono domande importanti da fare a un bambino. I bambini spesso finiscono per confondere le emozioni senza riuscire a capire l’origine di ciò che provano. Educare all’intelligenza emotiva significa coltivare autoconsapevolezza. In questo modo, i bambini potranno sfruttare il cosiddetto sfogo emotivo…. ma attenzione, lo faranno solo se non si sentiranno giudicati!

Non è facile, soprattutto per una mamma, crescere un bambino “difficile”, ma se gli si dà spazio e possibilità di esprimere pienamente il suo potenziale, diventerà persona competente, sensibile, socievole e con una marcia in più! Come detto da Daniel N. Stern (“nascita di una madre“), quando nasce un bambino nasce anche una madre, e con essi una nuova relazione. Da essa dipenderà il benessere psicofisico di entrambi.

A cura di Ana Maria Sepe, psicoanalista
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3 commenti su “Dietro ogni bambino difficile si cela la difficoltà di esprimere le proprie emozioni”

  1. “DIETRO OGNI BAMBINO DIFFICILE, C’E’ UN’ EMOZIONE CHE NON SA ESPRIMERE”
    E’ solo un articolo che avete pubblicato, oppure è un libro che si possa acquistare?
    grazie saluti

  2. Sostengo il tuo lavoro. Sono il papà di un bambino pieno di risorse ed energia che è stato etichettato. Esperienza molto pesante per un padre che ama il figlio, in quanto ho trovato la maggior barriera rappresentata dal personale della scuola materna. Il problema che ho notato è stata proprio la risposta del corpo docente, che in primis ha etichettato il bambino. Dopo varie proteste, una insegnante è stata rimossa e le cose sono migliorate, ma rimane una diseducazione di fondo del resto dei docenti.
    E’ un bambino molto affettuoso che ha sempre bisogno di contatto fisico, coccole e di giocare.
    A casa ed in giro si comporta bene. A scuola purtroppo a volte cambia completamente.
    Quando non si comporta bene le insegnanti hanno pensato che il meglio che si possa fare sia dirgli “brutto”.
    Sarebbe interessante mappare le scuole dove si presentano questi problemi, per renderli pubblici e non farli rimanere come singoli dispiaceri che vengono vissuti per lo più privatamente. Sarebbe molto interessante premiare pubblicamente le scuole con la maggiore consapevolezza educativa, per dare a tutti gli strumenti per abbandonare quegli istituiti gestiti da incompetenti.

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