Differenza tra invidia sana e invidia patologica

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Dott.ssa in biologia e psicologia. Esperta in genetica del comportamento e neurobiologia. Scrittrice e founder di Psicoadvisor
invidia patologica
“L’invidia è mille volte più terribile della fame, perché essa è fame spirituale” – Miguel de Unamuno, filosofo, poeta e scrittore basco

Mi piace pensare all’invidia come un coltello a doppia lama, privo di alcun manico, pronto a ferire chi la subisce ma soprattutto a consumare e ledere chi la nutre.

Nessuno è immune all’invidia perché, nella realtà dei fatti, questo sentimento nasconde una fragilità che appartiene un po’ a tutti, tuttavia non tutti reagiscono all’invidia nel medesimo modo. C’è chi elabora l’invidia e la trasforma (in sana competizione, in ambizione o ammirazione) e chi, invece, la usa come arma di disprezzo (scredita, ferisce, offende…).

Sana invidia vs invidia patologica

Le persone che nutrono invidia per il prossimo dovrebbero essere pronte a guardarsi dentro. L’invidia non è sinonimo di cattiveria ma di insicurezza, frustrazione e bassa autostima. Intraprendendo la direzione giusta, quella stessa invidia può trasformarsi in un trampolino di lancio verso la propria realizzazione, quella stessa invidia può essere mutata in una sana ambizione o in semplice ammirazione.

Il primo passo da fare per non covare invidia sta nel riconoscimento delle diversità, nell’ampliamento delle prospettive e nell’accettazione del sé, poi l’empatia farà il resto.

Gli uomini non conoscono la propria felicità, ma quella degli altri non gli sfugge mai. – Pierre Daninos

Si dice che le persone più frustrate sono le più invidiose e questa affermazione non è affatto errata. Quando l’invidia prende la sua connotazione peggiore, la persona che la nutre tende a screditare il prossimo e gode quando qualcuno viene messo in cattiva luce.

Questo è un esempio eclatante di invidia patologica o meglio, invidia mal gestita. In questo caso, il soggetto dovrebbe responsabilizzarsi e imparare a individuare, in se stesso, un nucleo realizzativo. Il cosiddetto nucleo realizzativo del sé può accrescere la soddisfazione della propria persona e garantire una sana autostima.

Ora la domanda sorge spontanea: perché alcune persone vivono, in automatico, una sana invidia, mentre altre tendono a nutrire invidia nella connotazione peggiore del sentimento?

Mi dispiace essere monotona ma anche questa volta è tutto riconducibile alla tua infanzia, ai bisogni insoddisfatti e alle ferite interiori che non hai ancora avuto modo di elaborare.

Chi vive l’invidia nella sua connotazione più sana, ha imparato a godere delle proprie realizzazioni personali, ha imparato a riconoscerle e a circondarsi di persone che tendono a valorizzare la sua persona e non a screditarla.

Sì, se lo stai intuendo, hai ragione e in un certo senso l’invidia ha molto a che fare con l’equilibrio narcisistico e dopo ti spiegherò il perché.

Equilibrio narcisistico e invidia

La capacità di vivere conflitti senza sentirsi feriti, la capacità di attivare azioni costruttive anziché distruttive (resilienza), la capacità di affrontare il confronto con il prossimo in modo armonioso (e mai ponendosi su un piano di superiorità o inferiorità), sono indice che la vita è orientata verso un modello di benessere.

Significa vivere in modo funzionale e maturo, in armonia con quella parte di sé che desidera soddisfazione e appagamento, in armonia con quel nucleo realizzativo del sé che non teme il confronto con il prossimo.

Non tutti sanno riconoscere e godere delle proprie realizzazioni personali e soprattutto non tutti sanno circondarsi di persone positive, che riconoscono valore anziché screditare la loro persona.

Ma tutta questa armonia non è affatto facile da apprendere in età adulta, perché l’attitudine a muoversi in armonia con il proprio sé è tristemente determinata dalle prime relazioni infantili, dal rapporto madre-figlio, dal rapporto tra fratelli, da un eventuale disparità di trattamento subita (figlio prediletto e figlio di serie B) e soprattutto dalla mancata elaborazione di ferite causate da bisogni insoddisfatti e rimasti sospesi, da qualche parte, proprio lì, dentro di te.

L’equilibrio narcisistico corrisponde alla propria autostima,  alla capacità di riconoscersi  e comprendersi con le proprie molteplicità, alla sensazione di sentirsi coesi (Kohut). Quando manca l’equilibrio narcisistico (o detto più semplicemente, quando manca l’autostima) si rischia di vivere nelle relazioni, condizioni di pesante asimmetria relazionale.

Con il termine equilibrio narcisistico si fa riferimento al benessere di Sè, alla propria autostima e alla possibilità di sentirsi persone degne di essere al di là degli episodi singoli della vita, al di là dei successi delle persone che ci circondano.

Quando manca l’equilibrio narcisistico predomina sempre la sofferenza; il motivo? La scarsa validazione, la scarsa auto-consapevolezza. A partire da questo squilibrio può nascere la già descritta invidia patologica.

Alla radice dell’invidia: l’infanzia dell’invidioso

Durante l’infanzia il bambino non ha modo di elaborare quello che avviene nell’ambiente circostante: è compito del genitore fare in modo che vada tutto liscio.

Quando il bambino percepisce emozioni forti di colpa, se non armonizzate nel contesto (grazie all’intervento del genitore), quelle emozioni finiranno per interferire con la sana crescita e lo sviluppo di un sano equilibrio narcisistico. Che significa? Che quel bambino potrà portarsi dentro, sotto forma di ferite, un senso di inferiorità, inadeguatezza, frustrazione e impotenza. Terreno fertile per generare un’invidia patologica.

Invidia patologica e dissonanza cognitiva

L’invidia patologica si manifesta in molte forme e non è sempre così esplicita. L’invidia può innescare una forte dissonanza cognitiva.

Ricordi la favola della volpe e l’uva? La volpe vuole l’uva. La volpe, non potendo raggiungere l’uva si auto-convince e afferma che quella frutta è amara. Non solo lo afferma, la volpe crede davvero che l’uva non è poi così appetibile. Ecco, questa è una dissonanza cognitiva.

Analogamente, chi cova una forte invidia, può svalutare i successi del prossimo solo perché, come la volpe non riusciva a raggiungere l’uva, quei successi non gli appartengono. Svalutando il prossimo e ciò che ha ottenuto, porta l’altro al suo livello (di inferiorità) e così va a mitigare le frustrazioni scaturite dal confronto. Tutto questo nasce perché chi nutre invidia patologica non sa reggere il confronto, non sa misurarsi con il prossimo in modo sano e soprattutto, in modo intrinseco, non riesce a riconoscere il giusto valore di sé.

Invidia patologica, come uscirne

Chi è vittima di invidia patologica dovrebbe lavorare sulla costruzione di un proprio nucleo realizzativo. La prima cosa è la consapevolezza, quindi bisogna ammettere il sentimento, riconoscerlo e analizzare la propria situazione. L’invidia, infatti, può essere uno strumento per conoscersi e rappresentare uno stimolo a migliorarsi.

“L’invidia è la ladra della gioia”. Con queste parole, Theodore Roosevelt ha sintetizzato al meglio gli effetti nefasti dell’invidia patologica, intesa come sentimento distruttivo. L’invida, come spiegato, è legata all’autostima e ci costringe a un continuo confronto con l’altro, confronto che non riusciamo a reggere e dal quale usciamo sconfitti. In questo confronto, però, scendono in campo le nostre errate credenze, ci mettiamo sotto una lente di ingrandimento che distorce sia la nostra immagine che quella dell’oggetto della nostra invidia.

In pratica siamo portati a realizzare un confronto impari dove siamo destinate a uscirne sconfitti. L’introspezione ci aiuta, in primis, a confrontarci con noi stessi e a comprendere cosa va migliorato muovendoci in armonia con i nostri reali bisogni. Dobbiamo anche imparare a porci delle domande, quali: voglio una determinata cosa perché mi arricchisce o per restituire al prossimo un’immagine migliore di me?

Sono molti, infatti, i desideri che coltiviamo ma che in realtà non sono realmente nostri. Ti riporto il caso eclatante di un amico che soffre di vertigini, odia le altezze ma il suo desiderio più grande era di fare paracadutismo solo per avere un’avventura da raccontare agli amici e magari postare su facebook. Questo amico era convinto del suo desiderio, solo in seconda battuta ha messo a fuoco che si trattava di un bisogno indotto, legato all’immagine di sé che voleva restituire al prossimo.

In altre parole, spesso l’invidia può sorgere anche per bisogni inappagati che in realtà non ci appartengono.

Confrontarsi con se stessi, comprendersi, costruire un proprio nucleo realizzativo, sono i passi giusti che ti condurranno lontano dal sentiero dell’invidia patologica.

Chi è invidioso spesso attribuisce la responsabilità della propria situazione sempre agli altri, agli eventi e alla sfortuna, privandosi di fatto della “capacità di dare risposta”, di decidere attivamente del proprio futuro. Se riconosci in te anche questo tratto, un altro passo da fare riguarda una piena e totale assunzione di responsabilità non su quanto in passato ai subito ma su quanto nel presente deciderai di fare e di non subire.

Se nel tuo passato qualcosa è andato storto (una promozione che non è mai arrivata, una laurea mai presa…) prendi atto del fallimento senza però ledere il tuo valore. Non sono dei mancati obiettivi o dei singoli episodi che possono pregiudicare la tua globalità di persona. Solo assumendoti le tue responsabilità e concentrandoti sulla tua vita e i tuoi obiettivi smetterai di preoccuparti di ciò che ottengono gli altri. Focalizzati su ciò che vuoi ottenere e su come farlo.

Costruisci la tua autostima: il nucleo realizzativo del sé

Il senso di vulnerabilità, la sensibilità ai fallimenti e l’intolleranza al confronto, sono tutti sentimenti legati all’autostima e al proprio equilibrio narcisistico.

Quando si sperimentano queste sensazioni, il valore e l’amore che si prova per se stessi risulta seriamente compromesso ma anche inconsapevolmente mascherato.
Ciò è la conseguenza di esperienze affettive complesse e profonde, a volte “deficitarie” di una mancata risposta ambientale, rappresentata da persone scarsamente empatiche che, durante l’infanzia, hanno mancano ad alcune funzioni fondamentali indispensabili per la formazione del tuo senso del Sè positivo.Le interazioni ottimali tra il bambino e le persone significative che lo circondano, permettono la formazione di un senso del sé integrato, legato alla possibilità di amarsi, e alla possibilità di acquisire un appropriato senso di sicurezza necessario per affrontare serenamente la propria esistenza. La  sintonia, la conferma, la rassicurazione congrua con i propri bisogni, permettono al bambino e poi all’adulto di avviare quelli che sono i suoi talenti, quello che è il suo nucleo di iniziativa e realizzativo.

Il nucleo realizzativo, con passare degli anni, è alimentato da conferme o disconferme. Quando arrivano conferme, l’individuo si muove verso la personale autorealizzazione, verso l’appagamento e la validazione della propria immagine. Al contrario, quando i bisogni fondamentali di accudimento, sicurezza, stabilità e cure non vengono appagati, si creano dei piccoli spazi vuoti. Gli spazi vuoti della nostra esistenza causano “blocchi di processi emotivi” e così può essere letta anche l’invidia patologica, come un blocco che non permette la conoscenza, ne’ la crescita del sé e confonde le nostre direzioni progettuali, smarrendo i nostri stessi ideali di vita.

Letture consigliate e sensibilità alle critiche

E’ chiaro che per uscire dall’invidia patologica bisogna ricostruire un’immagine di sé ben integrata e a tal fine posso consigliarti l’inizio di un percorso psicoterapeutico.

Nella pratica quotidiana ti consiglio qualche semplice esercizio così come quelli proposti dal “Quaderno d’esercizi per imparare a volersi bene“, si compra su Amazon al prezzo di 5,17 euro con spese di spedizioni gratuite.

Chi è invidioso tende generalmente a essere molto sensibile alle critiche, ai richiami ed è descritto spesso come “permaloso”. In questo contesto ti invito inoltre a leggere il mio articolo: perché si è permalosi e troppo sensibili alle critiche.

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4 commenti su “Differenza tra invidia sana e invidia patologica”

  1. L’invidia a mille volti non è semplice individuarla subito,quando te ne accorgi che è una persona a te vicina e di fiducia sprofondi

  2. Vero, l’ invidia nasce da un forte complesso e problema di autostima pero’ non tutti gli insicuri con problematiche di insicurezza sviluppano invidia. E’ come se alcuni fossero piu’ predisposti .

I commenti sono chiusi.