Quel senso di vuoto quando i figli vanno via di casa: la Sindrome del nido vuoto

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor

Avere un figlio è senza dubbio l’esperienza più importante, sconvolgente, emozionante,  impegnativa, totalizzante per un genitore. Ma può anche rappresentare un elemento di grande destabilizzazione; da quando nasce, a quando va via da casa.

A tutti capita di sentirsi soli, di sentire una mancanza, un vuoto… come se all’improvviso mancasse qualcosa di importante. E c’è poi quel senso di vuoto che molti genitori conoscono bene e che sperimentano quando i figli crescono e vanno via di casa. Una sorta di ferita emotiva che può persino creare dei meccanismi disfunzionali tra genitore e figlio.

Chi è genitore, di sicuro avrà vissuto la difficile realtà dei figli che diventano grandi e vanno via di casa

Non per tutti questa separazione viene vissuta in modo funzionale: non tutti i genitori vivono tale “perdita” allo stesso modo. Alcuni riescono a superarla tranquillamente, mantenendo la propria individualità ben distinta dall’essere dei genitori. Per altri, invece, questo distacco può rappresentare un momento molto difficile; c’è chi perde addirittura il senso della propria vita, dimenticandosi persino di avere ancora a fianco un compagno di vita.

La sindrome del nido vuoto, cos’è

Questo senso di solitudine viene chiamata “sindrome del nido vuoto” cioè quella crisi a cui vanno incontro i genitori quando i figli crescono, vanno a vivere o a studiare fuori casa, o si sposano.
“Fin quando si è piccoli è legittimo che il genitore gestisca la vita del figlio, arriva però il tempo in cui i figli debbano percorrere la propria strada, anche picchiando duro contro i propri errori”
Tristezza, depressione, nostalgia: sono questi i sintomi più tipici della sindrome del nido vuoto quando il distacco viene elaborato in modo funzionale. Vi sono poi casi in cui il genitore elabora in modo reattivo disfunzionale il distacco; intraprende così un atteggiamento quasi ossessivo e invadente nei confronti del figlio, cercando ancora un contatto forte e quotidiano.

Esempio classico: il genitore ( maggiormente la madre) continua a interferire nella vita del figlio spesso con la motivazione: “Lo faccio per il tuo bene”. Non accetta, in pratica, la sua piena libertà, ritiene che il figlio o la figlia debba ancora essere guidato fra i meandri della vita. Suo prezioso alleato è il cellulare: telefona al figlio tutti i giorni (o peggio più volte al giorno) non tanto per controllarlo, ma semplicemente per essere messa al corrente della sua vita.

Tutto questo però non è solo indice di possessività (che di solito si manifesta con divieti e paletti nella vita dei figli), ma semplicemente il desiderio che il figlio rimanga nella sua vita, (di fatto vi è un’incapacità di accettare il distacco).

Chi sono i genitori più sensibili a sviluppare la sindrome del nido vuoto?

In genere, la crisi prende entrambi i genitori ma sono le mamme ad esserne maggiormente coinvolte; per tantissimo tempo si sono prodigate, o peggio si sono annullate per riversare tutte le attenzioni e le cure verso i loro piccoli…. e all’improvviso si ritrovano completamente sole.

Chi maggiormente sviluppa la sindrome del nido vuoto è il genitore che non lavora, che non ha grossi interessi ;  si immerge in modo totalitario nel proprio ruolo di genitore, mettendo la propria individualità in una posizione di secondo piano. In pratica, un genitore ce ha vissuto per la maggior parte, in funzione dei propri figli!

In genere, il genitore in questione ha un rapporto di coppia conflittuale;  investe, pertanto, tutto sull’essere genitore e molto poco sulla coppia. Possiamo evidenziare alcune caratteristische che accomunano i genitori con la sindrome del nido vuoto:

  • già in età adolescenziale hanno avuto difficoltà nell’acquisire una propria autonomia
  • hanno avuto genitori iper-protettivi oppure evitanti
  • soffrono di sindrome abbandonica
  • hanno una bassa autostima

La sindrome del nido vuoto può essere definita in una sola parola: perdita. La perdita del figlio che ha deciso di emanciparsi, di andare a vivere da solo/a per studiare o, più semplicemente, per farsi una propria vita e costruirsi una famiglia.

Questa condizione risulta ancor più difficile per quei genitori che sono soli. Se sono in coppia, la sindrome del nido vuoto è molto più facile da superare; ma, stando soli, la sensazione di solitudine aumenta.

Come superare la sindrome del nido vuoto

La sindrome del nido vuoto è difficile da superare, ma non bisogna dimenticare che è una tappa che, prima o poi, tutti i genitori devono affrontare.

Tuo figlio non è il luogo dove cercare le tue sicurezze. Cercando di tenerlo sempre più attaccato a te, attivi una sorta di simbiosi, che fa sentire più sicura te più che lui o lei!  Una simbiosi che si contrappone all’esigenza dei tuoi figli, che rischia, infatti, di condannarli all’insicurezza totale.

Accetta la situazione, fai uno sforzo per affrontarla nel migliore dei modi. Intanto posso darti qualche consiglio prezioso per affrontare questo momento difficile.

Accetta la situazione

A volte ci si ostina a remare contro le circostanze che possiamo risolvere e che ci impediscono di goderci il presente. Il primo passo per superare il senso di vuoto è elaborare in modo razionale e obiettivo, il cambiamento ed accettare che i figli se ne sono andati.

Avvicinati al tuo partner

Hai un partner? E’ ora che tu gli faccia spazio nella tua vita! Ammettilo, lo hai trascurato, per concentrare tutte le tue attenzioni sui tuoi figli.  Credi sia giusto? Se gli vuoi ancora bene, cerca di coinvolgerlo a fare le cose insieme, cerca di recuperare un po’ della vita coniugale.

Non stare sempre in casa

Non hai un partner? Va bene, ma avrai pure degli amici, delle cose che ami fare e che magari hai trascurato. E’ il momento di recuperare certe abitudini sociali salutari. Uscire con gli amici, passeggiare o dedicarsi ad attività divertenti possono farti dimenticare la solitudine che provi quando rientri a casa.

PER CONCLUDERE

Nuove abitudini, nuove frequentazioni… insomma, devi riempire la tua vita con altre cose per cercare in qualche modo di colmare questo vuoto. E perchè no, puoi riavvicinarti al tuo partner: ritrovarsi in coppia significa anche ricostruire una routine della vita a due, rivivere la vita coniugale così come era prima che arrivassero i figli.

Ricorda sempre… lasciarli andare non significa che lascerai mai il ruolo di madre, i tuoi figli saranno sempre lì per te.Solo così ritroverai la capacità di investire le tue energie su te stessa e acquisire nuove “modalità” del tuo ruolo genitoriale.

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