Paura della solitudine: autofobia

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Dott.ssa in biologia e psicologia. Esperta in genetica del comportamento e neurobiologia. Scrittrice e founder di Psicoadvisor

paura della solitudineSi chiama autofobia e si può esprimere in diversi modi. Può esprimersi facendoti accontentare nelle relazioni amorose, nelle amicizie o manifestandosi quando è buio, come la paura di restare soli in casa di notte.

Non è raro che chi soffre di questa fobia ne sia del tutto inconsapevole: hai capito bene, puoi avere paura della solitudine e non saperlo.

Molte persone che vivono con una forte insicurezza di fondo, attuano strategie disfunzionali per superare la paura della solitudine in modo da non farla emergere in superficie. Insomma, la prevengono con meccanismi di difesa disfunzionali.

Spesso, chi soffre di autofobia non deve essere necessariamente solo ma soltanto pensare di non essere amato. Molte persone, infatti, anche se sono circondate da cari e affetti, vivono con la paura di essere ignorati e la convinzione di non essere amati.

Autofobia: la fobia di rimanere soli

L’autofobia è un disturbo molto più diffuso di quanto si possa immaginare ed è spesso correlato ad altre problematiche della sfera emotiva quali:

E’ indubbiamente associato a una bassa stima di sé tanto che il dizionario medico The Practitioner definisce l’autofobia come “una morbosa paura della solitudine o di restare soli con se stessi.

Perché ho paura della solitudine?

In base alla forma nella quale l’autofobia si manifesta, le cause possono essere diverse.

Quando si parla di paura della solitudine, questa fobia è quasi sempre correlata alla sindrome dell’abbandono e a bassi livelli di autonomia (bassa stima di sé).

Le radici di questa fobia risalgono all’infanzia: i bambini che hanno vissuto esperienze di abbandono o che hanno percepito l’abbandono di un genitore come minaccia, possono sperimentare autofobia durante la vita da adulti.

Se un genitore minaccia più volte di abbandonare il tetto coniugale, il bambino imparerà a vivere l’abbandono con terrore, come una minaccia imminente. Si tratta di un trauma infantile che persiste e si modifica durante la crescita prendendo diverse connotazioni.

La paura della solitudine può derivare da eventi passati che possono passare inosservati perché non sono sempre eclatanti: la minaccia subita non deve necessariamente essere reale ma anche solo percepita dal bambino.

Traumi secondari e paura della solitudine

Gli studiosi affermano che la paura della solitudine può manifestarsi anche a seguito di altre esperienze infantili definite come traumi secondari, per fare qualche esempio:

  • un bambino emarginato a scuola,
  • un bambino che si è sentito rifiutato dai genitori,
  • un bambino che ha vissuto il tracollo finanziario della famiglia,
  • che ha traslocato cambiando amici, scuola e città…

E’ chiaro che l’autofobia pone radici molto lontane e si manifesta anche quando l’adulto non ha avuto la possibilità di sviluppare un pieno senso di autonomia. Questa eventualità nasce con due tipi di genitori:

  • Genitori svalutanti (fanno sentire il bambino inetto)
  • Genitori iperprotettivi (fanno sentire il bambino… inetto)

Se, da bambino, il genitore si è sostituito sempre al ruolo del figlio per svolgere ogni sua mansione (sia per eccesso di protezione “lascia… faccio io”, sia per disprezzo “non sei buono a nulla, faccio io!), quello stesso bambino è cresciuto con l’idea di non essere abbastanza capace di affrontare la vita. In questo contesto, la paura della solitudine nasce per la necessità di trovare una figura che possa fornire continue rassicurazioni.

Adulto con paura della solitudine

La paura della solitudine è una fobia che generalmente si sviluppa in tenera età, tuttavia è presente o può manifestarsi anche negli adulti.

La frase “Mi sento solo anche in mezzo alla gente” è un chiaro manifesto dell’autofobia.

Per esempio, in seguito a un lutto, una separazione, una perdita o un’esperienza che possa aver fatto riaffiorare una ferita passata, una persona potrebbe iniziare ad aver paura di dormire da sola di notte o paura di rimanere a casa da solo.

In età adulta, l’autofobia si può sviluppare in seguito alla fine di una relazione, a un tracollo finanziario o alla perdita di una persona cara.

Paura di restare soli: sintomi

Come premesso, questa fobia si può manifestare in diversi modi. Si fa presto a dire “paura della solitudine“! A volte, infatti, i sintomi che noti non vengono subito correlati all’autofobia.

  • La persona ha difficoltà a svolgere attività in solitaria.
  • La persona ha difficoltà ad avere contatti con il pubblico se non accompagnata da una figura di riferimento.
  • Ha la percezione che il tempo non passa mai quando si trova da sola.
  • La persona usa il rumore per fronteggiare al disagio della solitudine. In pratica, se sta solo tende ad avere la tv accesa o ascoltare musica.
  • Paura di rimanere in casa camuffata o giustificata dalla paura dei ladri.
  • Paura di rimanere a casa da soli di notte.
  • Paura di non essere amati.
  • Sensazione di essere invisibili.
  • Paura di essere rifiutati o non apprezzati.

Vi sono poi dei sintomi che si possono correlare direttamente alla paura di stare soli: agitazione, ansia, bassi livelli di concentrazione, tremori, sensazione di intorpidimento, aumento della frequenza cardiaca, freddo psicosomatico e altri sintomi correlati all’ansia.

Come superare la paura della solitudine

Se ti stai chiedendo come vincere la paura di restare soli ciò che ti serve è una forte dose di autostima.

Nella tua vita, probabilmente ti hanno insegnato -in modo indiretto- che da solo non ti basti, ecco perché ti senti così insicuro.

Innanzitutto, impara a distinguere la solitudine dall’essere soli. La solitudine non dovrebbe mai essere equiparata all’essere soli. Ognuno ha momenti in cui è solo in casa oppure, per necessità, deve svolgere mansioni in solitaria… ciò non significa che sei solo da un punto di vista emotivo.

Il rimanere soli può essere vissuto come qualcosa di positivo, anche di notte, quando le paure inconsce si fanno più sentire.

Per farlo devi imparare a stare tranquillo con te stesso.

Prima ti ho detto che nel corso della tua vita ti hanno fatto credere che non sei abbastanza: sappi che ciò che è stato appreso può essere modificato!

Stare con un’altra persona deve essere una scelta deliberata e non indotta dalla paura di rimanere soli.

Quando superi la paura di stare da solo, diventi immediatamente più indipendente e sicuro di sé… viceversa, se lavori su te stesso e sulla tua autostima, imparerai a vincere la paura della solitudine.

Inizia dalle piccole cose: fai un’analisi della tua vita e lavora sulle tue potenzialità. Coltiva tutto ciò che ti dà appagamento e inizia a concepirti con un individuo completo.

I vantaggi della solitudine

Ci sono molti vantaggi nel superare la paura della solitudine: quando sei solo hai il tempo di pensare con calma a te stesso e a individuare i tuoi reali bisogni, poi c’è un tipo di pace interiore che imparerai a sperimentare solo quando sei da solo… ma per questo ci sarà tempo, partiamo ora con l’ABC e vediamo come superare la paura della solitudine.

L’autofobia è una forma d’ansia e come tale va trattata. Non esiste un trattamento specifico per curare l’autofobia perché ogni persona, come ti ho spiegato, ne viene colpita in modo diverso. La psicoterapia è sempre un’ottima alleata per superare qualsiasi forma d’ansia. Con la psicoterapia psicodinamica, avrai modo di lavorare sulle radici della tua paura della solitudine. La psicoterapia cognitiva ha un approccio più diretto al problema.

Se hai paura di restare solo in casa, puoi iniziare con una strategia molto soft: il rumore puoi aiutarti perché il silenzio amplifica la sensazione di solitudine.

Quando sei da solo a casa e ti viene l’ansia, ascolta la musica che ti piace. Se hai paura di dormire da solo, prova con musica di sottofondo e imposta un timer di spegnimento: concentrasi sulla melodia potrà essere di grande aiuto.

Lavora su te stesso per superare l’autofobia

Per superare la paura della solitudine (sia se percepita quando sei in compagnia, sia se si manifesta quando sei fisicamente da solo) hai bisogno di lavorare sulle tue risorse e sulla tua autostima.

Quando ti rivolgi a te stesso, fallo con parole affettuose e non con atteggiamenti severi e auto-giudicanti. Presta attenzione ai tuoi dialoghi interiori e rivolgiti a te stesso come faresti con un buon amico.

Inizia a tranquillizzare il tuo “bambino interiore” sulle paure che da anni si porta dentro. Se riesci a ricordare la prima volta in cui ti sei sentito rifiutato o non amato, lavora su questo evento.

Prima ti ho parlato di “traumi secondari”, cerca di fare introspezione fino ad arrivare alla radice della tua fobia. Poniti tante domande fino a mettere chiarezza in te stesso.

Lavorando sulle tue risorse, non solo riuscirai a superare la paura della solitudine ma imparerai a fronteggiare l’ansia da separazione, molto utile se ciò che ti stai chiedendo, in riferimento alla tura relazione con il partner è: “è amore o paura della solitudine?“.

Come si chiama paura di restare soli?

Ecco altri nomi per definire la paura della solitudine. Eremofobia, isolofobia, monofobia o più comunemente autofobia. Anche se questa parola può trarti in inganno e farti credere che si tratta della “paura di se stessi”, con il termine autofobia si indica la paura della solitudine in senso generico così come descritto nel testo.

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