Personalità e vulnerabilità allo stress: il ruolo della psiche agli eventi stressanti

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L \\\'Autore di questo articolo è uno psicologo o psicoterapeuta.
Se c’e’ soluzione perché ti preoccupi? Se non c’é soluzione perché ti preoccupi? (Aristotele)
Se c’e’ soluzione perché ti preoccupi? Se non c’é soluzione perché ti preoccupi? (Aristotele)

Le caratteristiche di personalità giocano un ruolo fondamentale rispetto alla sensibilità per le situazioni stressanti. Due soggetti diversi di fronte allo stesso stimolo nocivo, reagiranno in maniera assolutamente differente.

Quando parliamo di “sensibilità allo stress” intendiamo soprattutto sensibilità alle fonti di stress, ma anche drammatizzazione del valore minacciante delle stesse. Infatti, la reazione dipende dal modo in cui il soggetto percepisce, interpreta e valuta il significato di un evento pericoloso e potenzialmente dannoso, che è basato sulle esperienze personali dell’individuo, valori, circostanze di vita, abilità e conoscenze che formano i tratti specifici di personalità.

MA DA COSA NASCE QUESTA DIFFERENZA?

Mangiare un gelato, un panino pieno di maionese o delle patatine fritte, non è di per se dannoso, anzi: coccolarsi fa bene sia al corpo che alla mente!
Pasti fuori orario, alcool e bevande gassate insieme ad uno stile di vita sedentario, sono cattive abitudini che alterano il processo di metabolizzazione, producendo non solo aumento di peso, ma anche sensazioni di sgradevolezza. Non è la quantità di cibo ad inquinare l’organismo, bensì, la qualità e la capacità di essere metabolizzata.

Cosi come per metabolizzare il cibo l’organismo si attiva attraverso lo stomaco, il fegato, i reni ecc., nello stress l’organismo attiva un FILTRO, costituito dalle esperienze passate che, al pari dell’apparato digerente, svolge la funzione di metabolizzare ed espellere.
La psiche metabolizza gli eventi cosi come lo stomaco metabolizza il cibo.

QUALI SONO I SOGGETTI MAGGIORMENTE A RISCHIO DI STRESS?

Dunque, il grado ottimale di stimolazioni varia da persona a persona. C’è chi predilige una vita tranquilla e senza troppi cambiamenti ed un minor numero di agenti stressanti, e chi ha bisogno di una vita frizzante e con continui spostamenti, con un grado di stimolazione più elevato.
A fare la differenza è quindi il modo in cui l’evento viene valutato, rispetto alle risorse di cui si ritiene di disporre per farvi fronte, mentre a creare l’alterazione è l’esasperazione delle abitudini.
Prendiamo ad esempio due estremi, il super impegnato e l’inerte e vediamo come in entrambi i casi, si arrivi allo stesso risultato: stress cronico.

IL SUPER IMPEGNATO

“Le condizioni che portano al successo, sono le stesse che possono portare alla morte”(C. G. Jung)

E’ la classica persona con l’agenda strapiena, divisa tra mille impegni ed eventi: casa, partner, figli, lavoro, amici, progetti, vacanze, interessi e … chi più ne ha più ne metta! Agli occhi degli altri appare forte, una fonte inesauribile di energia: un vincente.

La realtà è un’altra, questi soggetti che per loro inclinazione sono portati ad esporsi ad un alto numero di agenti stressanti, vivono un continuo senso di fretta, l’accelerazione altera il sonno, hanno scarsa fiducia in sé stessi, competitività e aggressività si nascondono dietro la parvenza di forza.

Sul piano pratico funzionano come la pentola a pressione, trattengono le frustrazioni, la rabbia, la stanchezza, l’esasperato controllo per poi scoppiare alla prima banalità.
Un comportamento questo che, può avere conseguenze dannose; studi recenti hanno permesso ai ricercatori di definire questi tratti della personalità all’origine dei disturbi cardiaci.

L’INERTE

La mancanza di occupazione non è riposo. Una mente non impegnata è una mente in pericolo” (W. Cowper)

Paradossalmente il distress può derivare oltre che dall’eccesso, anche dal difetto di stimolazioni. Sono infatti nocive in egual maniera sia le troppe, che le poche stimolazioni: l’ipoalimentazione, il silenzio, l’isolamento sociale, l’inattività o, nel bambino, le carenze affettive sono ugualmente rischiose per lo stato di salute come l’iperalimentazione, il rumore assordante, il sovraffollamento, l’attività frenetica o l’iper-protezione affettiva.

Ecco perché il pensionamento è motivo di distress: si diradano le stimolazioni e i rapporti sociali, diminuiscono gli impegni, le responsabilità e gli interessi, ci si sente meno efficienti e “importanti”.
Tutto questo può portare a disturbi psichici, specie di tipo depressivo, o organici.

SCEGLIERE LE GIUSTE ESPERIENZE

Non tutti gli alimenti sono funzionali al nostro organismo e non tutte le esperienze quotidiane sono funzionali alla nostra psiche. Immaginiamo di dover mangiare sempre la stessa minestra, ci sarebbero certamente ripercussioni per carenze gravi sul sistema immunitario, per le ossa, per i muscoli e per tutto il sistema bio-fisiologico.
Scegliamo le giuste esperienze da fare, ogni giorno, cosi come scegliamo cosa mangiare per un’alimentazione sana e confacente al nostro organismo.

Ad ammalarci sono le abitudini sclerotizzate, il ripetere sempre le stesse azioni, il chiudere lo spettro delle possibilità, ridurre la creatività. Proviamo nuovi sapori e … assaggiamo nuove esperienze!

A cura della Dott.sa Sabrina Rodogno, psicoterapeuta

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