Tecniche di contro-manipolazione emotiva

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Dott.ssa in biologia e psicologia. Esperta in genetica del comportamento e neurobiologia. Scrittrice e founder di Psicoadvisor

E’ inquietante da pensare ma… siamo stati tutti vittime almeno una volta nella vita di manipolazione emotiva. Pressioni materne, sensi di colpa che inducono a dire qualche sì di troppo…. Il fatto ancora più inquietante è che ci sono persone che ogni giorno e da anni, sono vittime di manipolatori che usano tecniche collaudate affinate con il tempo e l’esperienza.

Chi è il manipolatore? Non necessariamente dobbiamo associare la manipolazione emotiva con il disturbo narcisistico, antisociale, istrionico o borderline, chiunque può vestire i panni del manipolatore.

Anche una mamma che fa leva sui sensi di colpa della figlia per avere un tornaconto sta attuando una tecnica di manipolazione. Ecco, il manipolatore può essere un fratello, un amico fidato o una mamma tanto amata, non si parla solo di rapporti di coppia.

La manipolazione emotiva nelle relazioni: una questione di potere, aspettative e controllo

Una rapporto, che sia di coppia, di amicizia o genitore-figlio, dovrebbe essere basato sul rispetto reciproco, sullo scambio e sulla fiducia.

Il problema è che a volte, un componente di questa relazione assume dei comportamenti di abuso emotivo che cronicizzandosi nel tempo danno vita a conseguenze nefaste: preoccupazioni, ansia generalizzata, paura dell’abbandono, sensi di colpa, sensazione di inadeguatezza, bassa autostima… Già, tutto questo può causarlo una singola relazione sbagliata.

Nessun manipolatore ammetterà mai di essere la causa di questi disturbi anzi consiglierà a chi ne è affetto di farsi curare senza mettersi mai in discussione. L’unico modo per difendersi dagli attacchi di un manipolatore emotivo consiste nel mantenere le distanze o contro manipolare.

Lo stesso rapporto genitore-figlio spesso verte sulla manipolazione e sul ricatto emotivo perché il nostro modello educativo è basato sull’autorità genitoriale e vede il ruolo del figlio subordinato. Quando i rapporti familiari sono tossici non vi è una chiara evoluzione e si tendono a mantenere equilibri insani; in questo modo, anche da adulto, il figlio sarà visto dal genitore sempre come “subordinato”. E’ davvero triste vedere un figlio che non si è sentito amato dove può arrivare per riscattare quell’amore. E’ pazzesco osservare i meccanismi disfunzionali che si possono innescare in una famiglia ed è ancora più terrificante vedere dove possono arrivare alcune coppie che si fanno del male reciproco in nome dell’amore.

Purtroppo, talvolta la manipolazione è giustificata o addirittura non è riconosciuta. Viviamo in un periodo critico dove, solo oggi si inizia a fare luce sulle dinamiche di coppia e su quella che è l’autonomia personale e la manipolazione emotiva.

In questa prospettiva ti invito a leggere il mio articolo intitolato “Il confine invalicabile tra «prendersi cura»«controllare»“, noterai che molte delle relazioni che porti avanti non sono basate sull’amore incondizionato bensì sulle aspettative, sul potere e sul controllo.

Una rapporto a due dovrebbe nascere e consolidarsi senza pretese rigide, senza schemi ricorrenti e soprattutto fondarsi sui pilastri dell’accettazione e del rispetto.

La tecnica della nebbia

Secondo la psicoterapeuta francese Isabelle Nazare-Aga, se non è possibile prendere le distanze dal proprio manipolatore emotivo, è possibile attuare una tattica di contro manipolazione che l’autrice definisce “tecnica della nebbia“.

La tecnica della nebbia consiste nell’usare una comunicazione aleatoria, vaga e quasi imprecisa, così da non impegnarsi affatto nello scambio verbale con il manipolatore.

Lo scopo è quello di disorientare il manipolatore che non ottenendo più il suo nutrimento (il suo tornaconto parte dalla sensazione di potere che avverte in ogni scambio, che avverte ogni qual volta che innesca in te sentimenti di rabbia o sconforto) sarà portato a mollare la presa o allontanarsi.

La tecnica di contro manipolazione ha lo scopo di creare distanza nel legame senza però mandare segnali troppo diretti.

La tattica della nebbia verte su una comunicazione superficiale dove la vittima si tutela rispondendo a ogni domanda in modo disincantato, come se si fosse indifferente ai contenuti espressi dal manipolatore il quale di conseguenza non si sentirà più importante e perderà la sensazione di potere che in genere è alimentata dalla vittima.

La contro manipolazione emotiva può essere quindi descritta come una comunicazione unidirezionale dove il manipolatore manda messaggi/provocazioni/critiche/accuse e la vittima risponde senza aggressività e veemenza, facendosi scivolare addosso ogni tentativo manipolatorio, ogni accusa o parola.

In questo modo, l’interlocutore (la vittima) non incasserà i colpi ma metterà in atto una resistenza passiva atta a portare un allontanamento spontaneo del manipolatore.

Molto spesso le vittime della manipolazione emotiva tendono a iniziare un braccio di ferro con il manipolatore: niente di più sbagliato! Gli scontri, le sfide, le competizioni, i botta-e-risposta, sono tutte dinamiche che alimentano la brama del manipolatore. Se un braccio di ferro istiga, la tecnica della nebbia disinnesca in modo sottile e intelligente.

La tecnica della nebbia è più facile da descrivere che da attuare. Nel dialogo con il manipolatore (quando questo ricopre il ruolo di una madre o di un ex marito con il quale si condividono dei figli) vi è un forte carico emotivo. L’interlocutore dovrà imparare a pesare bene ogni parola e a dosare le informazioni elargite.

La comunicazione con il manipolatore, quando l’interlocutore non ha controllo e consapevolezza, non è altro che un percorso labirintico dove è il manipolatore a seminare confusione e incertezze. Ecco, il compito della vittima è rovesciare questo scenario e farlo in punta di piedi, senza farsi cogliere con le mani nel sacco.

Per attuare la tecnica della nebbia con successo, ti consiglio di:

  • Dai al manipolatore meno informazioni possibili sulla tua vita impiegando una comunicazione vaga.
    Ecco un esempio pratico.
    Manipolatore: “come è andato il colloquio di lavoro/l’appuntamento?”
    Vittima: “non lo so, non mi va di pronunciarmi… questa volta voglio essere scaramantica”.
  • Mitiga le tue reazioni. I manipolatori sono famosi per condire storie o inventare fatti di punto in bianco. Se ti da una notizia clamorosa, mitiga le tue reazioni al riguardo e verifica sempre i fatti senza partire in quarta. Ecco un esempio pratico.
    Manipolatore: “lo sai che Sara ha un amante?” oppure “I professori hanno criticato l’educazione di tuo figlio”
    Vittima: “Che strano, non l’avrei mai detto”.
  • Non lusingarti troppo se inizia a farti complimenti o fa manifestazioni di amore improvvise, il love bombing è una tecnica di manipolazione emotiva molto efficace e molto pericolosa. Lusinghe, complimenti e quegli atteggiamenti che ti fanno sentire importante, possono solo significare che il manipolatore vuole stringere la presa su di te. Per tutte le informazioni ti invito a leggere il mio articolo sul Love bombing del manipolatore emotivo.
  • Controlla le tue emozioni e fai attenzione al tono di voce che usi, così come agli sguardi o alla mimica.
  • Minimizza le sue accuse senza offenderti. Questo è difficile da fare. Se il manipolatore ti accusa di essere stata infedele, superficiale, stupida… fai finta di stupirti per la sua reazione e minimizza il tuo comportamento oggetto di critica troncando presto l’argomento.
  • Se sei messa alle strette, ti suggeriscono di adottare un sano e tutelante “no contact”. Il no contact crea distanze in modo meno indiscreto ma ti consente di ricreare e riorganizzare la tua vita basandoti su ciò che è davvero importante per il tuo benessere. Tutte le riflessioni da fare e spiegazioni su come abbracciare questa tecnica di auto-difesa, te le ho spiegate nell’articolo intitolato “Il «No Contact» per proteggerti da chi dice di amarti“.
  • Se ti fa una domanda vaga, mostrati confusa e chiedi al manipolatore di chiarire bene cosa intende.

Se vuoi tenere testa a un manipolatore emotivo, oltre alla tecnica delle nebbia c’è un’altra cosa che puoi fare: lavorare sulla tua autostima e sul tuo nucleo operativo interno. In pratica riconoscere il tuo valore e lavorare per individuare quelli che sono i tuoi obiettivi e i tuoi bisogni.

Chi diventa preda di un manipolatore emotivo, in genere, ha bisogno di ricevere l’approvazione altrui per le proprie scelte oppure si ritrova a brancolare senza dare spazio e voce a quelli che sono i propri reali bisogno.

Non voglio generalizzare ma… è vero, spesso le vittime  dei manipolatori sono le persone che non hanno molta fiducia in sé e si adeguano sempre alle condizioni imposte dall’altro senza rispettare ne’ validare i propri bisogni… anzi, aspettando che miracolosamente arrivi qualcuno a riconoscerli e magari soddisfarli.

Purtroppo ti dico che se non ti scorci le maniche, nessuno arriverà a soddisfare i tuoi bisogni e a curare le tue ferite più profonde. Nell’impegnarti nella tecnica di contro-manipolazione emotiva, ricorda sempre che volersi bene è un pilastro fondamentale per muoversi in modo funzionale tra una relazione e l’altra e all’interno della vita stessa.

Letture consigliate

Per concludere, ti consiglio la lettura del libro “L’arte di non lasciarsi manipolare. Guida pratica” dove la psicoterapeuta Isabelle Nazare-Aga descrive in modo dettagliato la tecnica della nebbia per contro-manipolare il proprio manipolatore emotivo. Il libro lo trovi nelle librerie più fornite o su Amazon, a questa pagina: L’arte di non lasciarsi manipolare. Guida pratica“.

Ti consiglio, altresì, di leggere il mio articolo sul tema della validazione dei propri bisogni, dal titolo un po’ languido ma che rende l’idea: cosa cambierà nella tua vita quando inizierai ad amarti.

Buona lettura e soprattutto… Buona Crescita emotiva!

Autore: Anna De Simone, psicologo esperto in neuropsicobiologia
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5 commenti su “Tecniche di contro-manipolazione emotiva”

  1. ciao, in un rapproto di amicizia quelle frasi non dovrebbero esistere, non è un rapporto di amicizia sano e la persona che ti parla in quel modo non è affatto tua amica, ed usa il tuo affetto per i suoi interessi. ho imparato a prendere le distanze da un amico simile che parlava in quel modo al quale volevo molto bene ma usava il mio affetto per cercare di manipolarmi e questo non è ammissibile. ciao Daniele

  2. Un’altra frase è “sto solo reagendo a te/mi sto solo difendendo”
    oppure “no, non l’ho mai detto/sì, te l’avevo detto ma non mi stai mai a sentire”

  3. in un rapporto di amicizia frasi come “se sei davvero mia amica come dici, fai così”, “se mi vuoi bene, fai così/torna la persona che mi piace tanto”, “mi stai deludendo,pensavo mi volessi più bene di così”, “io non ho mai detto di esser perfetta, però”, “pensa come vuoi, visto che non mi credi” e dopo che tu rispondi “posso anche crederti ma vedo i fatti, che non sono molto diversi da come ho scritto”, sentir dire “non meriti altre risposte”… e simili come possono essere considerati?

  4. Ciao Fabrizio,
    il tuo commento è di nuovo acuto è giusto, “tra adulti basterebbe…” sì, ma parliamo di rapporto dove non vige una sana maturità emotiva, dove un “grazie per l’interessamento ma non credo che la cosa ti riguardi” non basta… ci sono poi rapporti molto delicati, dove il manipolatore può essere una mamma ambivalente che ha cresciuto un figlio insicuro e dipendente… o ancora, il manipolatore può essere un marito dal quale la moglie dipende economicamente, o un ex marito che ricatta nel versare gli alimenti o per l’affidamento dei figli, un collega di lavoro scomodo… in un mondo ideale ciò che scrivi sarebbe sacrosanto, ma purtroppo viviamo in una realtà dove i fatti raccontano ben altro.

  5. non capisco il senso di essere evasivi (dando ulteriore conferma di essere confusi, labili, vili o sconclusionati) quando, tra adulti, basterebbe essere assertivi: “grazie per l’interessamento ma non credo che la cosa ti riguardi” o al limite un no contact
    (e a essere sincero non capisco nemmeno questa linea presa negli ultimi 15 anni. la psicologia dovrebbe aiutare a capirsi per migliorarsi, non a giustificarsi per scaricare le colpe altrove)

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