Se credi di essere emotivamente instabile sappi che non c’è nulla di sbagliato in te, l’instabilità emotiva è qualcosa che subisci oggi a causa di ciò che ti è accaduto ieri. Se non riesci a immaginare cosa, del tuo passato, abbia potuto segnarti così profondamente è naturale, si tratta di esperienze precoci delle quali non necessariamente sei consapevole. L’instabilità comprende una serie di stati emotivi che hai acquisito come risposta a esperienze d’infanzia complicate e spesso traumatiche.
Non tutti i bambini ricevono le giuste attenzioni e se in tenera età hai dovuto gestire grossi carichi emotivi e turbamenti senza alcuna “validazione” su quello che stavi vivendo, ciò ha sicuramente lasciato un segno quasi permanente sulla tua psiche. Perché quasi? Perché un percorso psicoterapeutico potrebbe fare la differenza. Scegliere di recarsi da uno psicologo è una decisione che si matura con il tempo. Intanto che valuti e impari a conoscerti meglio, c’è qualcosa che puoi fare per imparare a bilanciare la tua emotività.
- Puoi imparare a fare chiarezza sulle tue esperienze passate, costruire una tua crono-storia quanto più fedele possibile ai fatti.
- Puoi guardare le tue emozioni con occhio critico, con diverse prospettive (perché provo questo? Quando è stata la prima volta che mi sono sentita così? E’ giustificata questa intensità emotiva in base al contesto vissuto? …..?).
Ricostruire e fornire delle risposte non è affatto facile, eppure riuscire a fare chiarezza sul proprio mondo emotivo è la cosa più utile che puoi fare.
10 caratteristiche delle persone emotivamente instabili
L’instabilità emotiva caratterizza alcune fasi della nostra età evolutiva, è anche tipica di alcuni disturbi di personalità. L’instabilità emotiva si riferisce alla tendenza a sperimentare emozioni negative, come rabbia, ansia o depressione e ad essere vulnerabili allo stress ma non si tratta solo di questo. Ecco quali sono le caratteristiche delle persone emotivamente instabili.
#1. Non hanno un buon rapporto con le emozioni
Non hanno mai imparato a riconoscere e validare le proprie emozioni. Il processo di alfabetizzazione delle emozioni avviene gradualmente, fin dai primi mesi di vita ma non avviene spontaneamente. Tale processo dovrebbe essere “guidato” dal genitore.
Quando l’alfabetizzazione delle emozioni non avviene in modo ottimale, la persona sviluppa un’emotività immatura che le consente di vivere e riconoscere tendenzialmente solo alcune delle emozioni primarie che, per loro natura, sono le più marcate: rabbia, paura (ansia), gioia, tristezza (se si cronicizza, depressione)… si perdono tante sfumature e il volume delle emozioni esperite non viene regolato.
Molte persone “emotivamente instabili” si descrivono come “estremamente empatiche” perché amplificano qualsiasi emozione, sia se proviene dall’interno, sia se proviene dall’esterno.
Le emozioni che dovrebbero guidare, perdono la loro funzione e spesso chi è emotivamente instabile si ritrova in balia di stati d’animo. Altri problemi che possono riguardare la mancata alfabetizzazione delle emozioni sono l’alessitimia (non provare nulla/non sapere cosa si prova) e talvolta l’anaffettività. In questi casi si sfocia nell’ammutinamento emotivo, nel “negare” e “non riconoscere” il proprio mondo interiore.
#2. Hanno un eccessivo senso di giustizia
Più che scrivere che hanno un eccessivo senso di giustizia, sarebbe più corretto affermare che hanno una scarsa tolleranza all’ingiustizia perché vivono tutto come un affronto personale, come qualcosa di “inaccettabile”.
Un’auto sorpassa la fila? E’ una catastrofe! Oggettivamente se un’auto passa prima al semaforo o sulla rampa della tangenziale… la nostra vita non cambia! Tuttavia chi è emotivamente instabile può vivere una situazione del genere con una forte frustrazione. Stesso discorso se la commessa è un po’ lenta oppure, se tra la folla, qualcuno le sfiora una spalla senza chiedere scusa!
Le ingiustizie non sono belle per nessuno, così come la maleducazione non è apprezzata. E’ chiaro che dei comportamenti possono infastidire, ma quello che sperimentano le persone emotivamente instabili non è un semplice fastidio ma qualcosa di più radicato.
Ogni ingiustizia viene vissuta così amaramente perché rimarca un torto ancestrale, una ferita passata ormai dimenticata dalla coscienza che però lavora ancora in background. La ferita delle mancate attenzioni ricevute durante l’infanzia.
#3. Vivono malissimo le costrizioni
Mattai odia fortemente il suo datore di lavoro, lo reputa un opportunista, una persona dalla bassa statura morale e anche poco capace! Tuttavia il datore di lavoro di Mattia fa beneficenza, è una persona di successo e, come qualsiasi imprenditore, bada agli utili della sua azienda. Il datore di lavoro di Mattia non è mai stato scorretto e ha una condotta naturale per la posizione che occupa (quale datore non farebbe gli interessi della propria azienda?).
L’avversione di Mattia ha una spiegazione più profonda. Mattia odia essere subordinato a qualcuno, non sopporta l’idea di dipendere e di dover dare conto… il suo “capo” è l’emblema di tutto ciò. Ogni qual volta che Mattia si sente costretto a fare qualcosa esprime una forte insofferenza.
Anche in questo caso è importante sottolineare che le costrizioni non piacciono a nessuno, ma mentre una persona emotivamente stabile riesce ad adattarsi in modo funzionale e ad accettare i compromessi, chi è emotivamente instabile fa tutto con più fatica covando costantemente frustrazione.
Il segnale attivato dalle costrizioni è lo stesso vissuto per le ingiustizie. Se non fosse chiaro, il segnale attivato dall’ingiustizia è la rabbia (e l’angoscia) che non è tanto per l’evento reale, quanto per la possibile riattivazione di traumi psichici vissuti nella situazione di impotenza infantile.
#4. Fanno continue proiezioni
L’Io, per Freud, è quell’istanza preposta alla coscienza, ma è anche la sede dei meccanismo di difesa che operano principalmente a livello inconscio. E’ difficile capire quando e quanti meccanismi di difesa entrano in gioco ogni giorno. Solo un attento lavoro di psicoterapia potrebbe fare chiarezza al riguardo, ciò significa che questa caratteristica è difficile da individuare.
La proiezione è un meccanismo di difesa arcaico e primitivo che consiste nello spostare sentimenti o caratteristiche propri, o parti del Sé, su altri oggetti o persone.
Ecco un esempio eclatante. Luigi è il classico macho è estremamente maschilista e omofobo… ma in realtà ha nasconde un’omosessualità latente. La sua omofobia nasce dalla mancata accettazione di una parte di sé. Chi ha visto American Beauty ha presente un esempio molto simile.
Un altro esempio di proiezione molto comune: si detesta una persona di bell’aspetto e di successo perché non si accetta e riconosce il proprio fallimento in un ambito. Oppure, banalmente, Tiziana afferma: “Anna è una poco di buono! E’ una donna facile… non la frequenterei mai!”. Anna indossa spesso gonne corte e frequenta club esclusivi. Chi la critica, probabilmente vorrebbe indossare gonne corte ma il suo super-io (o il suo aspetto) glielo impediscono.
Certo, se Anna ha danneggiato Tiziana, Tiziana ha un buon motivo per criticarla… tuttavia se Anna non ha mai urtato Tiziana, le critiche di Tiziana sono del tutto gratuite e ci raccontano molto più di Tiziana di quanto facciano sul conto di Anna!
Spesso sbagliamo ed etichettiamo la proiezione con il nome di invidia. In realtà invidia e proiezioni sono concetti affini che molto diversi. Quindi, per chiarezza, chi è emotivamente cieco non è necessariamente invidioso ma solo inconsapevole dei suoi vissuti interiori.
#5. Attuano continui meccanismi di difesa
La proiezione non è l’unico meccanismo di difesa che caratterizza l’esistenza di queste persone. Rimozione primaria e secondaria, somatizzazione (ipocondria), svalutazione, idealizzazione, moralizzazione , sessualizzazione, spostamento e sublimazione.
Tra i meccanismi di difesa dell’io, la sublimazione è forse il più evidente. Ci si chiede spesso perché alcune persone possono essere così sensibili e perseveranti nell’aiutare piccoli cuccioli trovatelli ma completamente insensibili verso mendicanti o vagabondi… La “sublimazione” è un meccanismo di difesa che incanala una pulsione primitiva in un’attività socialmente accettate.
Anche lo spostamento è un meccanismo di difesa molto comune. Per esempio, una donna dipendente che non riesce a ribellarsi ai genitori, potrebbe spostare la sua frustrazione sul marito e ritenerlo responsabile delle sue mancanze.
Per tornare agli animali, molte persone che si sfogano su animali indifesi stanno semplicemente attuando un meccanismo di difesa, poiché sono impotenti e non riescono a canalizzare la loro rabbia verso l’oggetto reale, la riversano sui più deboli (animali, bambini, senzatetto…).
#6. Distorsioni cognitive
In realtà anche le distorsioni cognitive sono meccanismi di difesa dell’io. Dal preconscio al conscio, l’IO opera una censura che seleziona i contenuti ed è responsabile del livello di attenzione (decide su cosa focalizzarsi, cosa ricordare, che significato dare alle cose…).
Le distorsioni cognitive sono bias, sono errori di attribuzione che commettiamo al fine di proteggerci da qualcosa di sconveniente.
Marco realizza la sua seconda mostra fotografica, la prima è stata un vero successo e ha grosse aspettative per questa seconda avventura. Purtroppo la critica fa a pezzi il lavoro di Marco che, piuttosto che ammettere il suo fallimento e mettersi in discussione, afferma: “gli spettatori non sono stati capaci di capirmi e i critici avevano bevuto un po’ troppo, dovrebbero fare meglio il loro dovere!”.
Le distorsioni cognitive cercando di proteggere un IO fragile, sono quanto più marcate quanto è più forte la fragilità. Hanno però dei grossi effetti collaterali in quanto impediscono di crescere: se Marco non si mette in discussione, non potrà mai migliorare.
#7. Non sono consapevoli delle loro ferite interiori
Sono emotivamente ciechi e non riescono a districare la matassa emotiva che si portano dentro.
#8. Sono passive o reattive
Mentre le persone passive si sentono sopraffatte e subiscono qualsiasi evento senza riuscire a cambiare la situazione, le persone reattive passano all’azione ma “in automatico”, senza prendere decisioni consapevoli. Si muovono “a caldo”.
Chi è emotivamente stabile non è ne’ passivo, ne’ reattivo ma è proattivo.
#9. Pretendono di dover controllare tutto
La rigidità e la paura di doversi adattare a contesti diversi è uno dei tratti più estenuanti perché si traduce nella pretesa di voler controllare tutto, senza lasciare nulla al caso. Purtroppo non tutti si può controllare. Voler controllare tutto a tutti i costi è il sintomo più comune di una profonda insicurezza esistenziale ed è anche sinonimo di ansia.
# 10. Sono cicliche
Chi è emotivamente stabile riesce a essere sereno o addirittura felice per lunghissimi periodi. Le persone emotivamente instabili, invece, sembrano affrontare fasi periodiche, dei cicli intervallati di gioie o amarezze.
Riprendere il controllo della propria vita
E’ chiaro, chi è emotivamente instabile conosce poco se stesso e, seppur è dura da ammettere, nonostante la sua apparente attitudine al controllo, non ha la minima padronanza della sua vita perché è in balia degli eventi e delle emozioni.
Dover lavorare sulla propria emotività potrebbe sembrare un lavoro estenuante: districare una matassa di vissuti, significati nascosti, emotività e ferite, non è affatto semplice… ma non deve spaventare. Tutti dovrebbero avere la volontà di conoscersi davvero e di aprire gli occhi su quella che è la propria vita!
Sullo stesso argomento (ma in modo opposto) potrebbe interessarti l’articolo: 10 caratteristiche delle persone emotivamente stabili
Autore: Anna De Simone, psicologo esperto in neuropsicobiologia
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