Il cammino verso la coppia non è immune da fatiche e da intoppi, uno tra questi è la crisi di coppia e la fine dell’amore. Un amore non giunge al capolinea all’improvviso. Il processo separativo parte da lontano ed è sempre preceduto da tutta una serie inequivocabile di segni prodromici. La coppia da empatica e simpatica diventa collerica e rabbiosa. Aumentano a dismisura le liti per motivi fatui. Appaiono gli amanti. L’amore inizia a deflettersi e i partner iniziano a disinvestire per investire altrove.
Cambia la suddivisione e la condivisione dello spazio e del tempo: dal fare tutto insieme, con il piacere di farlo, al non voler condividere niente. Il coniuge più sofferente o insofferente inizia ad avere bisogno dei propri spazi: frequenta, più del solito, la solitudine traendone una grande compagnia. I difetti prendono il posto dei pregi, e i motivi per i quali quel partner era stato eletto a compagno di vita precipitano del dimenticatoio.
D’accordo, non ce la fai più e vuoi solo uscire dalla relazione. Sei sicuro che chiudere sia la cosa giusta?
Sei stremato, esasperato, esasperata, hai tentato “tutto ciò che è umanamente possibile”, ti dici, “Siamo incompatibili”. Comprendo appieno il tuo stato d’animo: non si soffre mai così tanto di solitudine come in coppia, quando questa è disconnessa. Comprendo, l’unica cosa che vorresti a volte, o forse addirittura in questo momento, è porre fine all’inferno che tu e il tuo partner state vivendo. Prima di agire, tuttavia, ti suggerisco di approfondire i seguenti spunti di riflessione:
1. È normale vivere momenti di incomprensioni e dolore
Non lo/la sopporti e non vedi l’ora di allontanarti perché non ne puoi più di stare al suo fianco. Sappi però che odiare il partner non necessariamente significa che “l’amore sia finito” o che la relazione sia in qualche modo sbagliata. Se la relazione non fosse così importante, sicuramente soffriresti di meno, ti arrabbieresti di meno, ti indigneresti di meno. Come scrivo sempre, la relazione, quando è autentica, è capace di far emergere le vere e più profonde ferite emotive sepolte nell’inconscio della propria psiche, spesso dai tempi dell’infanzia. Di conseguenza, è normale essere così emotivamente sofferenti quando ci si trova in una relazione autentica. Forse quel torto che hai subito da lui/lei ha fatto emergere vecchie ferite non risolte.
Nelle interazioni conflittuali, spesso i partner si appellano all’oggettività dei fatti, ma ognuno li legge in maniera diversa. E’ tipico pensare che l’altro esageri o sbagli, magari se lo/la guardiamo con gli occhiali del pregiudizio. Nella conflittualità “sterile”, il partner perde interesse per l’interpretazione della realtà dell’altro, per i suoi percorsi mentali. Contemporaneamente cresce la percezione che l’idea differente sia contraria alla propria, e a ciò viene attribuita un’intenzionalità (“lo sta facendo apposta, mi vuole dare contro“).
Se c’è la motivazione da parte di entrambi i partner, è possibile affrontare la crisi di coppia, ma occorre individuare i giusti strumenti. Certo, se i partner si trovano bloccati in dinamiche di coppia dolorose e che appaiono impossibili da superare, ma hanno la motivazione a prendersi cura del problema, sono già a metà dell’opera. Naturalmente occorre fare qualcosa di diverso da ciò che è stato fatto finora. Occorre impadronirsi di nuovi strumenti per comprendere sé stessi, l’altro e per migliorare la comunicazione.
2. La separazione è davvero necessaria?
Talvolta la fine di una relazione di coppia è davvero necessaria, è la cosa ragionevole e costruttiva da fare. Ciò è il caso, per esempio, quando l’allontanamento emotivo si è compiuto oramai da anni e non vi sono più emozioni né drammi tra i partner: è rimasta solo l’indifferenza. Oppure quando i partner hanno dei progetti completamente inconciliabili, ma che ritengono fondamentali per la propria evoluzione individuale…….La domanda è dunque: sto lasciando il mio partner perché siamo oggettivamente su due strade diverse o perché non voglio affrontare le tribolazioni emotive che la relazione sta risvegliando?
I problemi sono così insormontabili? Come ho già premesso, ci sono sicuramente buoni motivi per porre fine a una relazione. Alcuni problemi magari possono essere risolti. Fai un elenco dei problemi che stai affrontando, quindi chiediti onestamente se potrebbero essere risolti. Forse sei troppo stanco/a, triste o frustrato/a per pensare di risolverli in questo momento. Va bene. Potresti aver bisogno di una pausa ma se i tuoi problemi hanno soluzioni, considera l’idea di restare lì.
3. È un’occasione di crescita individuale
A volte nonostante il sentimento che ci lega all’altro, esistono dei “temi”, delle “corde” che sembrano attivarsi in modo ricorrente che producono circoli ininterrotti di conflittualità alla quale , a volte , non si riesce a porre rimedio da soli. Come se si entrasse in dei “copioni “ sempre uguali di conflitto , di non comunicazione . Ogni partecipante della coppia segue il suo “copione”, risponde alle sue “corde”. Alcuni comportamenti dell’altro attivano in noi vecchie “ferite” che ancora fanno male . Sono “ferite di Attaccamento “; vecchi bisogni non soddisfatti durante la nostra storia di vita che si ripresentano ciclicamente e producono malessere.
D’accordo, le tue più profonde insicurezze sono emerse, ti senti solo, sola, impotente. È arrivato il momento di occuparsi di queste ferite infantili, di elaborarle e di guarirle! Puoi guardare queste ferite, entrarci dentro, elaborarle e trasformarle. È l’occasione per crescere e per liberarsi di alcuni traumi infantili. Se ti serve l’aiuto di uno psicologo per procedere in questa direzione, ben venga! Non è una sconfitta, anzi, è il segno che stai facendo sul serio per guarire te e la tua relazione.
4. Forse è arrivato il momento di crescere, di evolvere psicologicamente
Forse tutte le relazioni che intrecci sono destinate a finire…..e succede perché stai recitando il tuo copione, anche se inconsapevolmente. Non pensi sia arrivato il momento di capire perché le tue storie d’amore hanno sempre lo stesso epilogo?? Tocca a te decidere! Ovviamente, puoi rinviare, puoi uscire dalla tua relazione e iniziarne un’altra che, come spesso avviene, all’inizio apparirà “perfetta”, per poi ripresentare le stesse difficoltà, gli stessi atteggiamenti critici da parte del nuovo partner, gli stessi sentimenti di incomprensione e di solitudine, e così via. Certo, puoi decidere di cambiare “territorio”, ma sappi che le difficoltà, i tuoi nodi interiori irrisolti, si ripresenteranno. Vale davvero la pena di posporre il momento di crescere psicologicamente?
5. Un tradimento non equivale necessariamente alla fine della relazione
Tradire il proprio partner, che dovrebbe rappresentare la persona che si ama e si rispetta di più al mondo, è una cosa orribile ed estremamente dolorosa per chi riceve il tradimento (ma spesso anche per chi lo commette). Il punto fondamentale è comprendere i motivi che hanno portato al tradimento, perché a monte di un tradimento c’è spesso una condizione di lontananza emotiva tra i partner. La relazione deve dunque cambiare, i partner devono ritrovare, o costruire ex novo, una relazione di intimità emotiva affinché il tradimento non si ripeta.
Ed inoltre, il partner che ha tradito deve poter comprendere appieno la sofferenza che il partner tradito ha provato, deve rammaricarsene sinceramente e ottenere quello scatto di coscienza che gli impedirà in futuro di provocare nuovamente un simile dolore al proprio amato. La riconciliazione è dunque possibile, ma solo a seguito di una profonda elaborazione dei fatti e di conversazioni davvero intime.
Rifletti a fondo prima di agire
In genere, è più facile distruggere qualcosa o costruirla? Quanto tempo ci vuole per distruggere una casa e quanto per edificarla? Evidentemente, è più facile e rapido distruggere una relazione che costruirla. Per cui, prima di porre fine alla tua relazione è sicuramente opportuno riflettere attentamente. Riflettere rappresenta un modo di procedere protettivo per te e per tutte le persone coinvolte. Prima di uscire dalla coppia, aspetta, rallenta e rifletti.
Tutte le relazioni hanno i loro problemi e alti e bassi: non lasciatevi ingannare dal falso (e pericoloso) mito del rapporto di coppia perfetto. Se vuoi salvare e fare funzionare la tua storia, impara ad ascoltare e a rispettare i desideri e i bisogni tuoi e del partner.
Questo significa modellare il rapporto di coppia sui vostri caratteri e personalità, scegliendo compromessi e stabilendo regole che funzionano per voi, senza inseguire o copiare modelli irrealistici o che semplicemente non c’entrano nulla con quello che siete e volete. (Ri)scoprite cosa vi piace fare insieme, ritagliatevi del tempo di qualità e (ri)trovate la bellezza e la forza della condivisione. Non solo delle cose e dei momenti piacevoli, ma anche delle difficoltà.
Non è mai indolore chiudere una relazione
Se le tue valutazioni ti portano a comprendere che la cosa migliore da fare sia chiudere il rapporto, devi sapere che attraverserai momenti difficili e che questo sarà del tutto naturale. Sarà naturale provare sconforto, nostalgia, paura o tristezza alternati a rabbia, dubbio, momenti in cui ti sembrerà che tornare indietro sia la cosa migliore da fare.
Puoi ricostruire il tuo “dopo” sfruttando il tuo dolore, ascoltando le tue paure e la rabbia residua di tutte le ingiustizie subite, di quei riconoscimenti mancati (…). Puoi ricostruire il dopo ripartendo dai tuoi bisogni, ascoltandoli e rispettandoli (e facendoli rispettare!). La fase di ricostruzione può segnare l’origine della tua nuova vita. È l’occasione preziosissima di riscoprire se stessi. A questo proposito ti consiglio caldamente di leggere il mio libro «D’amore ci si ammala, d’Amore si guarisce», un testo estremamente introspettivo, che ti guiderà alla scoperta di te e alla ricostruzione di un legame magico e profondo, quello con te stesso. È il manuale più consigliato dai terapeuti e può davvero tenderti una mano per capire la dinamica che si cela dietro le tue scelte che, seppur non si manifesta in ambito amoroso, domina ancora la tua vita precludendoti la felicità!Il libro lo trovi a questa pagina amazon e in tutte le librerie.
A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
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