Si fa molta confusione tra quello che è il «valore personale», intrinseco dell’individuo, e quelli che sono i meriti. Il merito è una ricompensa, un risultato, è sicuramente importante ma non determina il valore personale. Il motivo? Noi non siamo i nostri risultati. Noi non siamo il nostro titolo di studio, il lavoro che svolgiamo o l’ammontare di denaro che abbiamo in banca. L’essere umano è più complesso di così. Basta rifletterci. Se il valore fosse equiparato al merito, allora neonati e anziani non avrebbero alcun valore. Che merito potrebbe avere un neonato che non sa conseguire alcun risultato? E un anziano che, nella sua senescenza, ha poco campo d’azione che valore avrebbe? Francamente, in una società che depriva di valore anziani e neonati, non voglio starci. Ecco perché mi impegno a eliminare la confusione che si fa tra mero «merito» e «valore personale». Riflettiamoci ancora meglio.
Il valore personale è qualcosa che ci accompagna fin dalla nascita, ci spetta di diritto. Crescendo, poi, sono i condizionamenti che vanno a “deprivarci” di quel valore semplicemente perché, una mente pigra e che usa molte scorciatoie di pensiero, non riesce a caratterizzare ogni individuo per la sua unicità. Non riesce a guardare l’«insieme» che ha di fronte e allora riduce l’altro a cifre, performance, misure, titoli o etichette sociali facilmente determinabili. A questo punto, cosa succede? Succede che si pensa con la “mente collettiva” e ci si perde, ci si allontana da se stessi. Si fa confusione tra quelle che possono essere caratteristiche socialmente desiderabili e merito. Una persona profonda questo lo capisce e ha imparato a guardare oltre, ha imparato ad apprezzarsi per ciò che intrinsecamente, per la sua totalità… e così fa anche con gli altri. Non si ferma mai alle apparenze.
Caratteristiche socialmente desiderabili
Come ho anticipato in premessa, confondiamo il valore personale con i risultati e con tutto ciò che vediamo in superficie. A causa di quest’idea distorta del concetto di “valore personale”, rischiamo di percepirci come persone di “scarso valore” e, quando ci paragoniamo con gli altri, può emergere in noi un senso di ingiustizia. Possiamo arrivarci a chiedere:
- «Perché lui sì e io no?»
- «Perché quella persona è riuscita a raggiungere quell’obiettivo e io, pur avendo tutte le carte in regola, non ce l’ho fatta?»
- «Perché lei ha questo e quello, e io no?»
Se ci ritroviamo a fare pensieri di questo tipo, dobbiamo innanzitutto tirare un sospiro di sollievo. Significa che con un po’ di allenamento, siamo pronti a guardarci oltre ogni condizionamento, siamo pronti a riappropriarci del valore che le pressioni sociali ci hanno sottratto. E perché dovresti tirare un sospiro di sollievo? Perché molte persone, purtroppo, non si concedono alcuna libertà, sono così invischiate nelle proprie difese da sminuire i risultati altrui, da negarli e sostituirli con il disprezzo; così finiscono per passare la vita a screditare e aggredire il prossimo. Quindi già puoi iniziare a rivalutare la tua situazione di partenza. Avere una scarsa percezione del valore personale e sentirsi a disagio nel paragone con l’altro, è un buon punto di inizio… anche se tu fino a oggi non l’hai mai vista così! Almeno, a differenza di molti, un’opportunità puoi finalmente imparare a concedertela.
Quando ti ritrovi a paragonarti all’altro ed esci sconfitto da quel confronto, prova a chiederti: «cos’ha l’altro che io vorrei per me?», «quali sono le caratteristiche dell’altro che desidero?». Probabilmente sono caratteristiche che rendono l’altro socialmente più apprezzabile, più desiderabile. Ed è questo che a noi manca: essere socialmente desiderati, essere apprezzati. E, guardandoci alle spalle, possiamo anche capire che tutto quel senso di ingiustizia sperimentato non ci parla solo del nostro presente, ma anche del nostro passato perché fa emergere in noi tutti quei momenti in cui ci siamo sentiti messi da parte, in cui non ci siamo sentiti visti, considerati, stimati (…). Sappi che nessuna caratteristica socialmente desiderabile potrà restituirti quelle convalide mancate, sappi anche, però, che tu puoi farlo. Puoi imparare ad apprezzarti e riconoscere il tuo valore intrinseco di persona completa e degna d’amore. Perché è questa la scorciatoia di pensiero in cui cadiamo: «se finalmente riusciranno a guardarmi, sarò amato».
Fin da bambini, infatti, ci insegnano che l’amore e l’accettazione sono condizioni subordinate al merito e, veicolandoci questo messaggio, ci fanno cadere in un mucchio di trappole. In primis, la rincorsa alle performance, ai titoli, agli attestati di stima… che, per carità, sono utili, ma non sono tutto! E soprattutto, non definiscono affatto il nostro intrinseco valore umano! Quel valore è tuo, ti spetta per diritto di nascita e nessuno può togliertelo. È lì e aspetta solo che tu lo riconosca. Ed è ciò che ti auguro, perché scoprirai un modo inedito di stare al mondo.
Incontriamoci su questa strada
Se proprio desideriamo mettere una “condizionale” per tracciare una via, per accedere un faro, una luce da seguire per incontrarci tutti lì, allora possiamo dire che il valore personale potrebbe essere più saggiamente associato alla profondità di pensiero, alle capacità introspettive, alla curiosità*, alla propensione a costruire vicinanza e cooperazione (…) ma, queste sono caratteristiche invisibili e, come spesso accade, siamo più concentrati su tutto ciò che esterno a noi da dimenticare il mondo infinito che ci portiamo dentro. Un focus su ciò che è esterno porta, inevitabilmente, a un pensiero fatto di euristiche che è destinato a rimanere in superficie e che conduce alla competizione, all’ostilità, alla frustrazione e alla distanza. Già, perché per aderire a standard e modelli dettati da una “mente collettiva”, non solo ci allontaniamo dagli altri ma anche da noi stessi.
Aggiunta: *un lettore mi su instagram mi ha chiesto “perché proprio la curiosità?”, ho replicato lì e rispondo a tutti quelli che si sono posti il medesimo quesito. Perché la curiosità denota apertura verso l’altro, verso ciò che non si conosce e, pertanto, apertura anzitutto verso se stessi, verso le proprie fragilità che, nel tentativo di “cancellarle”, ci dimentichiamo di capirle, accoglierle e conoscerle. Perché laddove qualcuno vede limiti da abbattere, una persona profonda vede un punto d’interesse da cui poter ripartire per rimettersi in gioco. Le nostre sbavature, le nostre vulnerabilità, sono occasioni d’ora per iniziare a esplorarci e conoscerci davvero. Ecco perché «curiosità».
Le persone profonde sanno guardare oltre
Ormai lo avrai capito, le persone profonde sono quelle che riescono a guardare oltre. Sono quelle che riescono a scorgere il proprio valore anche quando il mondo le rema tenacemente contro. Sono pronte a mettersi in discussione -come tu già sai fare- e, guardando oltre la superficie, riescono a svincolarsi dalle pressioni sociali per affermare se stesse, sempre e comunque. Se hai voglia di scoprirti oltre ogni condizionamento ed esplorarti in tutte le tue sfaccettature di persona completa e degna di stima, ti consiglio caldamente di leggere il mio ultimo libro «il Mondo con i Tuoi Occhi». È un manuale che ti prende per mano e ti porta alla riscoperta di te stesso, dei tuoi valori autentici e… della tua desiderabilità, perché tu per primo puoi farti sentire apprezzato, se sai come guardarti e guardare. Il saggio «il Mondo con i Tuoi occhi» è disponibile in tutte le librerie e su Amazon, a questo indirizzo.
Autore: Anna De Simone, psicologo esperto in psicobiologia
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