Allontanarsi per non soffrire: niente e nessuno deve possederti

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor

Quando ci sentiamo attratti da qualcuno, è perché costui o costei ci appare in grado di nutrire dei nostri bisogni profondi: se ci immaginiamo insieme a lui/lei, proviamo un senso di felicità e soddisfazione (corrispondente ai bisogni appagati). Quei bisogni a volte sono inconsci, nascosti nei meandri della nostra psiche. Non sappiamo nemmeno di averli, eppure ci attraggono verso la persona che può soddisfarli, e ci legano alla persona che li appaga. A volte ci leghiamo a persone senza capirne il motivo, anche se ci ignorano o ci trattano male.

Stare con qualcuno non significa possedere

Le relazioni umane sono complesse e variano notevolmente da individuo a individuo. Una questione importante da considerare quando si entra in una relazione è la differenza tra “stare con qualcuno” e “possedere qualcuno”. Questi due concetti, sebbene talvolta confusi, hanno significati molto diversi e possono determinare la qualità e la salute della relazione stessa.

Quando parliamo di “stare con qualcuno”, ci riferiamo a una connessione consensuale tra due individui. Implica una relazione basata sull’affetto reciproco, la comunicazione aperta e il rispetto reciproco. In una relazione sana, entrambe le persone partecipano liberamente e scelgono di condividere il loro tempo, spazio e vita insieme. Le relazioni basate su “stare con qualcuno” sono costruite sulla fiducia e sulla volontà di crescere insieme, supportandosi a vicenda nei momenti difficili e celebrando i successi insieme. Questo tipo di relazione si fonda sul riconoscimento dell’individualità di ciascun partner e sulla volontà di sostenere la crescita personale dell’altro.

Possedere qualcuno: la trappola della gelosia e del controllo

D’altra parte, “possedere qualcuno” è un approccio molto diverso alle relazioni. Implica una visione distorta e insalubre, dove una persona cerca di controllare l’altra e considera il partner come un oggetto di sua proprietà. La possessività può manifestarsi attraverso la gelosia e l’eccessivo controllo sulle azioni, le amicizie e le scelte dell’altro. Le relazioni basate sulla possessività sono spesso caratterizzate da dinamiche negative, scarsa fiducia reciproca e conflitti costanti. In questo tipo di rapporto, uno o entrambi i partner possono sentirsi intrappolati, oppressi e privati della propria libertà individuale.

Insistere in un legame è un po’ come insistere nel volerti far calzare un paio di scarpe strette!

Alla fine, forse, potresti anche riuscire a indossarle tuttavia ti faranno male a ogni passo! Questo concetto calza per ogni tipo di relazione: che sia il legame con tua madre, tuo padre, con il partner o con un amico, se devi affannarti per conquistare uno straccio di spazio, meglio se ci pensi due volte prima di continuare a investire nel legame. Il problema, quando si parla di investimenti emotivi, è che il “disinvestimento” è vissuto come una sconfitta, come una perdita, così si continua a “investire” male le proprie energie, il proprio tempo, il proprio “amore”, fino a coinvolgere l’intera esistenza. Si continua a investire per non perdere… ma per non perdere cosa?

Il valore dell’investimento

Alcuni bambini sono cresciuti sgomitando per farsi notare dai genitori e così, da adulti, hanno appreso che bisogna fare i salti mortali per “mantenere” una relazione. Altri, crescendo, hanno imparato ad accontentarsi delle briciole fino ad abbassare ai minimi termini gli standard relazionali.. Altri ancora, si ritrovano intrappolati in relazione svilenti e non sanno come uscirne, semplicemente non riescono a lasciare il partner.

Chi ha conquistato una buona dose di consapevolezza, sa bene che una relazione sana è fatta di reciprocità, è ben bilanciata, comprende stima e, soprattutto, i singoli cercano di fomentare il benessere della coppia (o del sistema familiare). Se ci imbattiamo in una relazione in cui l’altro ci sminuisce, ci umilia e ci ritiene responsabile di ogni sua insoddisfazione, allora disinvestire diventa un obbligo verso sé.

Le relazioni non sono mai facili perché bisogna fare i conti con i propri limiti e con i limiti dell’altro, ma se è vero che bisogna cercare di comprendere l’altro, è altrettanto vero che abbiamo un sacrosanto dovere verso noi stessi: quello di rispettarci, stimarci e amarci. Il focus, ad un certo punto di ogni relazione, non dovrebbe essere più sul “perché si comporta così?” bensì su “come mi fa sentire il suo comportamento?” e soprattutto “perché lo sopporto?”. In base alle risposte che riusciamo a fornisci bisognerà iniziare un piano d’azione fattibile. Un piano d’azione volto a migliorare, in un modo o nell’altro, la qualità della propria vita e dei propri legami affettivi.

Il distacco, un qualcosa da evitare a ogni costo

Spesso il piano d’azione dovrebbe prevedere un distacco fisico o emotivo. Premesso che il distacco non è un’azione che avviene da un giorno all’altro ma un processo difficile che va maturato consapevolmente. Molti di noi, a causa di un vissuto difficile, hanno grosse difficoltà solo a contemplare l’idea di un distacco.. così trascinano relazione svilenti e tutt’altro che appaganti pur di preservare il legame che, seppur nocivo, c’è.

In situazioni paradossali, il legame va mantenuto perché esiste e non perché alimenta un sistema di benessere (come ci si aspetta dai legami affettivi sani). E’ un po’ come comprare per errore un vaso terribilmente grosso che ingombra l’intero tavolo impedendone l’utilizzo e, anche dopo aver constatato l’impatto nefasto sull’estetica e sulla funzionalità del tavolo, ostinarsi a tenere il vaso perché ormai è stato pagato, un investimento è stato fatto!

Immagina di aver speso molto per quel vaso e non solo in termini economici; immagina di aver aspettato molto per averlo. Gettare via il vaso significherebbe vanificare anni di aspettative, speranze, progettualità e buttare al vento del denaro.. tuttavia, tenerlo, significa invalidarsi ogni giorno della vita, significa non poter usare un tavolo e vivere in un ambiente imbruttito e impoverito. Nello stringere ogni legame noi investiamo in termini di aspettative, progettualità, speranze, tempo, energie emotive, valore di sé.. tutte componenti non rimborsabili, inoltre l’oggetto dell’investimento è spesso vissuto come insostituibile.

Eppure, il distacco emotivo potrebbe essere un trampolino di lancio in grado di aprire nuove porte e svelare impensabili opportunità. Per non sacrificare il legame e gli investimenti che ruotano intorno (ideali, ricordi, speranze, sogni..) si finisce per pagare un prezzo molto più alto in termini di benessere emotivo. Se sei invischiata/o in una relazione insana, sappi che il distacco potrebbe essere la naturale conseguenza di una sana emancipazione emotiva.

Maturità emotiva

Dalla nascita all’età adulta affrontiamo un gran numero di mutamenti. Passiamo da uno stato di totale dipendenza a una totale indipendenza. Questo passaggio talvolta è arrestato in qualche fase e l’indipendenza, intesa come maturità emotiva, tarda ad arrivare. Attenzione, essere emancipati emotivamente non significa “non aver bisogno di nessuno”, bensì significa essere capaci di stringere legami appaganti, sentirsi sicuri nella relazione, sentirsi sicuri di esplorare la vita.

Quando siamo piccoli, immersi nella nostra totale dipendenza, abbiamo un raggio d’azione ridotto, ci appassioniamo a poche cose e il nostro modo è davvero limitato. Crescendo sviluppiamo idee tutte nostre, gusti e interessi iniziano a diventare più complessi, il raggio d’azione si amplia e si raggiunge una sana maturità emotiva. L’altro è indubbiamente importante e lo siamo anche noi: scopriamo di avere un valore intrinseco che coltiviamo giorno dopo giorno (investendo su noi stessi e sullo sviluppo della nostra identità).

Da bambini siamo subordinati ai nostri genitori, crescendo occupiamo posizioni paritetiche con il prossimo (genitori compresi). Possiamo essere “subordinati” o “superiori” in un contesto lavorativo ma non in un quadro inter-personale.

Una persona emancipata emotivamente può essere descritta come attiva, indipendente, sicura del proprio valore personale e auto-controllata. Al contrario, una persona che non ha avuto l’occasione di investire nel modo giusto su se stessa si può descrivere come passiva, dipendente, con una bassa fiducia in sé e nell’altro. Si può descrivere come una persona che sente il bisogno di controllare tutto per sedare una sorta di insicurezza interiore.

Investi sul tuo valore

Se non l’hai fatto fino a oggi, sappi che non è mai troppo tardi per iniziare a investire su se stessi. Perché tu sei il miglior affare della tua vita. Tu sei e rimani l’unica vera costante, dal primo all’ultimo giorno. Ciò che diventi è molto più importante di ciò che ottieni. Non sono le cose a te esterne che possono dare valore alla tua esistenza. Soltanto tu puoi cambiare in meglio la tua vita, cambiando te stessa/o. Quindi, prenditi per mano e accompagnati lungo il cammino della vita. Fai tua solo una prerogativa: sii paziente e benevola/o con le tue fragilità, sicuramente sono lì per ragioni che esulano dalla tua volontà.

Cercare un colpevole serve a poco, quando il desiderio è quello di migliorare, ciò che conta è imparare ad apprezzarsi e valorizzare le proprie risorse interiori. Puoi iniziare a scegliere consapevolmente cosa vuoi fare in ogni occasione senza dover tentare di compiacere il prossimo. Puoi valutare e correggere i tuoi obiettivi cercando solo di rispettare il tuo valore interiore. Più investirai in te stessa/o, più il tuo valore aumenterà, il distacco emotivo dalle persone nocive sarà una naturale conseguenza del tuo processo di crescita.

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A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
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