Guarisci dal tuo passato

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Dott.ssa in biologia e psicologia. Esperta in genetica del comportamento e neurobiologia. Scrittrice e founder di Psicoadvisor

Alcuni si sentono come delle calamite per persone disturbate: non possono fare a meno di attirarle. Altri si sentono destinati alla solitudine. Mentre per alcuni, le persone non rappresentano altro che un “pericolo” dal quale proteggersi, per altri ancora, gli “Affetti” sono l’unica via per esistere. Tutte queste Persone, con modalità affettive e schemi di comportamento differenti, hanno una cosa in comune: non sono guarite dal loro passato.

Pensi che le tue relazioni, prima o tardi, volgeranno al medesimo epilogo?

Non importa se si tratta di una storia d’amore o di un’amicizia, probabilmente l’altro finirà per tradirti, usarti, manipolarti e ingannarti! Alcuni si sentono come delle calamite per persone disturbate: non possono fare a meno di attirarle. In effetti, per chi non ha avuto un’infanzia facile funziona un po’ così, non è solo la tua impressione. Cosa fare allora? Bisogna arrendersi al proprio “destino”? No! Non sei destinato a ripetere lo stesso copione ogni volta. Non sei destinato all’infelicità. La soluzione sta nel capire cosa ti spinge ad allacciare sempre un certo modello relazionale. La chiave sta nel comprendere perché ti definisci sempre nello stesso ruolo. I figli non amati portano dentro di sé profonde ferite. Crescono vittime inconsapevoli di un’infanzia mai goduta. I bambini non amati sono destinati a essere adulti infelici se non guariscono dal loro passato.

Guarisci dal tuo passato

Ogni bambino meriterebbe l’accudimento di cui ha bisogno. Qualsiasi figlio meriterebbe la “madre sufficientemente buona” di cui parlava Donald Winnicott. Purtroppo ciò non avviene in automatico. Anche se ogni bambino meriterebbe il meglio, la vita non segue regole per le quali i bisogni affettivi primari vengono equamente soddisfatti. Ed eccoti qui. Seduto a leggere… mentre ingoi un boccone amaro legato a ciò che non hai avuto, a ciò che ti spettava di diritto ma di cui non hai mai potuto gioire. Questa è la tua croce ma non deve esserlo per sempre.

Le persone che hanno avuto un’infanzia difficile possono essere descritte come vittime, ma anche come uomini o donne che non hanno ancora imparato ad apprezzare la loro forza e il loro potere. Uomini o donne che talvolta sono inclini a fraintendere le motivazioni altrui ma che presto o tardi scopriranno tante meraviglie. Quando? Quando riusciranno a definirsi nella loro pienezza.

Perché è importante definire se stessi?

Secondo i teorici della personalità, ognuno di noi sviluppa la propria personalità durante l’infanzia. Prima ho citato Donald Winnicott, uno psicoanalista britannico che ha vissuto la sua vita a stretto contatto con i bambini. Secondo Winnicott, quando un bambino cresce con una madre non adeguata, finisce per strutturare un falso sé su base compiacente.

Il bambino quando esprime i suoi bisogni ne attende il soddisfacimento. Con una madre non “sufficientemente buona”, tali bisogni non verranno mai soddisfatti adeguatamente. Il bambino strutturerà così un falso sé atto a nascondere e proteggere il vero sé che non ha ragione di esistere (il vero sé ha dei bisogni che restano ingiustamente inappagati generando frustrazioni e conflitti intollerabili). A lungo andare, il bambino dimenticherà, addirittura, come accedere ai suoi bisogni: il vero sé si annichilisce. Il falso sé diviene necessario “per sopravvivere” in un ambiente non “ideale”. E’ necessario per adattarsi al mondo quando una madre (o caregiver) non è in grado di “portare il mondo al bambino”.

Il bambino inizia a integrare dei meccanismi di coping maladattivi ma lo fa solo per cavarsela e/o per ridurre la quantità di frustrazione e di conflitti che altrimenti sorgerebbero: il bambino ha bisogno di accudimento, è indifeso, non è autosufficiente, ha bisogno di sua madre anche se non soddisfa i suoi bisogni. Che ti piaccia o no, tu sei stato quel bambino, indifeso e bisognoso ma come ti dicevo, anche se hai avuto un’infanzia infelice, non dovrai portare questa croce per sempre.

I bambini non amati sono destinati a essere adulti infelici?

Ti stupirà sapere che la felicità non è determinata dal contesto. Secondo una ricerca condotta da Sonja Lyubomirsky, Kennon Sheldon e David Schkade (Pursuing Happiness: The Architecture of Sustainable Change – 2005) la felicità è determinata da tre fattori:

  1. Punto di partenza
  2. Circostanze della vita
  3. Attività intenzionale

Non voglio annoiarti con tutta la ricerca. Ti dirò solo che “le circostanze della vita” incidono solo per il 10% sulla tua felicità e sul tuo appagamento. Quando si parla di circostanze della vita si va da un’infanzia triste a una vincita alla lotteria. Si abbracciano eventi positivi o negativi. Ciò significa che lo stato civile, il reddito, il tipo di occupazione e la religiosità, sono fattori marginali nel determinare la tua felicità.

Adattamento edonico

Significa che potresti aspettarti di essere felice se riesci a comprare quell’auto di lusso che hai sempre desiderato, oppure se disponessi di una casa invidiabile… ma in realtà non saresti felice neanche con una Lamborghini parcheggiata nella tua ipotetica villa in Costa Azzurra. Ciò accade perché ci adattiamo e ci adagiamo rapidamente alle nuove circostanze e così, nel tempo, diventano routine. La verità è che se tu comprassi un’auto di lusso, avresti solo dei tagliandi molto costosi da fare e che la casa andrebbe riverniciata periodicamente proprio come quella in cui vivi attualmente. Questo spiega perché le circostanze della vita incidono solo per il 10%, perché fanno la differenza solo con la “felicità a breve termine”.

Per un buon 40% la felicità è nelle tue mani. Sei tu l’artefice, anche se le circostanze della tua infanzia non sono state favorevoli. Come premesso, i figli non amati possono essere descritti come vittime ma sarebbe meglio descriverli come persone che non hanno ancora imparato a conoscersi e a scoprire le proprie forze!

Attività intenzionale e felicità

Le attività intenzionali incorporano un gran numero di azioni. Comprendono le piccole azioni quotidiane, come una passeggiata in spiaggia o la meditazione in giardino! Si compongono da ogni tua scelta e, ancora una volta, dal modo in cui definisci te stesso.

NB.: il restante 50% dei fattori che determinano la felicità è legato “al punto di partenza”. Questo è un mix di genetica e personalità, in pratica ci sono persone con l’attitudine alla felicità e altre meno proiettate alla felicità.

Ora dirai, “se le circostanze sono avverse perché non ho soldi, non posso eseguire le azioni intenzionali desiderate”. Ti rispondo così: puoi fare un milione di cose che non necessitano di denaro ma riuscire a gioirne dipende da te, dal tuo “punto di partenza”. Oppure, puoi pensare: “se la mia personalità si è formata durante un’infanzia difficile, parto svantaggiato”. Sì, questo è vero, ma c’è ancora un 40% (+10% se giochi bene le tue carte) di margine d’azione che resta nelle tue mani. E’ innegabile, se hai avuto un’infanzia difficile dovrai sudare sodo ma ne sarà valsa la pena!

Se credi di avere una personalità autodistruttiva o un disturbo di personalità o se sei troppo pessimista per accettare che la felicità è nelle tue mani, ti consiglio fortemente di iniziare una psicoterapia. Puoi anche dare spazio a esercizi cognitivi. Per esempio, se hai vissuto un evento spiacevole, puoi riformularlo nella tua mente in modo da mettere in risalto ciò che ne hai guadagnato. Anche la più torrida figuraccia può insegnarti che “alcuni passi falsi” vanno evitati. Puoi fare tanto per te stesso, la felicità si costruisce giorno dopo giorno, un passo alla volta, prendendoti cura di te.

I ricercatori, con i loro esperimenti, hanno dimostrato che le attività intenzionali sono in grado di dare un effetto molto più duraturo sulla felicità rispetto a quanto farebbero le circostanze nella vita spalmante nel tempo. Ciò significa che “attività intenzionali” può battere “infanzia difficile” 🙂 se impari a gioire dei tuoi piccoli progressi, aggiungerai un ingrediente in più, la gratitudine. La gratitudine è connessa al grado di soddisfazione di una persona e aumenta la felicità a lungo termine.

La qualità della vita è tutto. La vita è una sola… non per dire banalità, ma se ti fermi a riflettere, ogni giorno che trascorri è un giorno in meno che rimane della tua esistenza… ogni giorno impegnati! Non per rendere memorabile quella giornata ma semplicemente per trarne il meglio in termini emotivi. Incoraggia le azioni e le esperienze che ti fanno star bene, così migliorerai la qualità della tua vita.

Un’infanzia difficile, fatta di abusi emotivi e omissioni di bisogni o abusi fisici è la peggiore maestra della vita. Vorrei dirti che c’è un rovescio della medaglia, che sei speciale… ma in realtà, diventerai speciale solo quando inizierai ad apprezzarti davvero. La tua infanzia ti ha insegnato sfiducia e insoddisfazione. Ora sta a te imparare che puoi nutrire fiducia (in te stesse e nel prossimo) e ottenere soddisfazione (perché la meriti! Perché disponi di tutti gli strumenti per ottenerla!).

Per imparare a instaurare legami stabili, paritetici e duraturi, per smettere di essere una calamita per persone disturbate, puoi leggere questo mio articolo, dove ti spiego cos’è un’esperienza emotiva correttiva: come correggere i modelli disfunzionali appresi nell’infanzia.

Impara che l’autocritica non è l’unica risposta

Chi ha avuto un’infanzia difficile finisce per diventare inevitabilmente severo con se stesso. Beh, puoi smetterla. L’autocritica non è la sola risposta che puoi dare alle tue battute di arresto. Per citare il saggio Carl Gustav Jung, “Nella caduta ci sono già i germogli della risalita, fragili ma verdi. Vanno coltivati con premura”. In ogni tua battuta d’arresto c’è qualcosa che puoi sfruttare. Puoi rialzarti e riorganizzare le tue conoscenze.

La tendenza all’autocritica è solo un’eco. E’ ciò che ti è stato buttato addosso ma che non fa davvero parte di te. Se ti senti inadeguato o sbagliato, se ti senti sempre tradito o ferito, deriso o accusato, è perché è in questo modo che ti hanno fatto sentire per lungo tempo… l’inadeguatezza è un abito che ti è stato cucito addosso ma che puoi togliere. Puoi buttarlo via e indossare degli abiti fatti da te, con “benevolenza”. Impara ad accoglierti più che a incolparti. Impara a conoscerti più che accusarti.

Credi di praticare “autocritica” per migliorare ma nella realtà, l’autocritica ti impedisce di imparare dalle tue esperienze. Non ti dà modo di elaborare il comportamento oggetto di critica, ne’ di gestire meglio le cose alla prossima occasione perché tutto il tuo focus, con la feroce autocritica è incentrato su quanto hai sbagliato. Pensa al contesto, a quanto hanno influito i fattori esterni.

La benevolenza, al contrario della feroce autocritica, è un’ottima alleata. Prova a diventare il miglior amico di te stesso

Ricorda che aver trascorso un’infanzia infelice non ti ha condannato a una vita infelice. Hai potere di riorganizzarti e di accogliere ciò che di buono c’è nella vita (e c’è tanto da gioire! Fidati!). Puoi osservare gli ostacoli sulla tua strada e…. sfidarli a testa alta, di volta in volta! Mi sento di augurarti in bocca al lupo in questo cammino!

Quanti di noi aspettano ancora di fiorire?

Quanti di noi aspettano ancora di essere «trattati» con amore? E non parliamo di un surrogato d’amore, quello indubbiamente l’abbiamo conosciuto. Molti di noi, purtroppo, non hanno mai avuto l’opportunità di accogliere un profondo amore incondizionato, quello fatto di accettazione, stima e validazione emotiva. No, questo legame amoroso in cui potevamo davvero esprimere noi stessi, non lo abbiamo conosciuto e ci appare quasi come una chimera. I legami che abbiamo stretto fino a oggi, più che basati sull’amore, vertono sui ricatti affettivi, sui compromessi, sugli obblighi morali indotti, sui sensi di colpa, sulla paura dell’abbandono… insomma su tante sensazioni sofferenti che niente hanno a che vedere con l’Amore. «Se fai questo, se mi appoggi, se sei abbastanza buono, silenzioso, ubbidiente, bravo, capace, intelligente… allora, forse, forse, allora sì, forse sarai amato».

Era questa la falsa promessa. Falsa perché l’amore non è fatto di «se sei…» o «se mi dai..». È fatto di vicinanza e accettazione. È fatto di tanti impliciti «tu vai bene così», «puoi esprimere te stesso perché hai un valore intrinseco!» Quel valore, non deve dartelo certo il legame, il legame deve riconoscerlo, deve fornire l’ambiente giusto per esprimerlo, per farlo sbocciare, fiorire…! Ecco, allora ripeto la domanda, quanti di voi stanno ancora aspettando di fiorire? Se sei tra questi, il 4 luglio, in tutte le librerie, troverai il secondo libro di Psicoadvisor, un preziosissimo manuale che ti prenderà per mano e ti insegnerà a trattarti con amore. Il titolo? «d’amore ci si ammala, d’Amore si guarisce» Il libro lo trovi in preorder su Amazon  e su tutti gli store online.

Autore: Anna De Simone, psicologo esperto in neuropsicobiologia
Autore del libro bestseller “Riscrivi le pagine della tua vita” – Rizzoli
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