Le aspettative che avrai sull’amore se da piccolo non sei stato amato

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor

Da bambini siamo deboli e vulnerabili e abbiamo un grande bisogno di cure, di attenzione, di amore, che però solo raramente viene soddisfatto, non necessariamente per cattiva volontà ma spesso perché i nostri genitori non hanno abbastanza tempo e soprattutto perché a loro volta non hanno ricevuto da bambini abbastanza amore dai loro genitori e non hanno quindi imparato ad amare.

Come si percepisce un bambino non amato

Se i genitori non sono in grado di riconoscere i bisogni del loro figlio oppure, quando le emozioni si presentano e i genitori le minimizzano con frasi come “non c’è nessun motivo per piangere” o “non è successo niente” o ancora peggio “se non smetti di piangere subito la mamma ti lascia qui al supermercato“ stanno dicendo al bambino che la sua reazione, (del tutto normale e comprensibile), è inadeguata! Quando le emozioni del bambino non vengono prese in considerazione, questo non si sentirà legittimato a provarle, di conseguenza avrà la percezione di essere sbagliato, o invisibile. Come risultato, crescerà con l’idea di non andare bene perché i suoi bisogni emotivi sono “sbagliati”.

Pe riassumere dunque: “Io sono ciò che gli altri mi fanno credere di essere”. Se un bambino riceve le adeguate cure diventerà un adulto con una sana autostima. Se ciò non accade penserà di non meritare e svilupperà delle ferite interiori difficili da rimarginare, proprio per la difficoltà a riconoscere gli errori dei genitori.

Aspettative nella relazione di coppia

Tutti noi abbiamo un nostro modo in cui amiamo che molto spesso coincide con il modo in cui vorremmo essere amati. Quando nasce un amore, il suo percorso, la sua accelerazione o i suoi svariati intoppi o possibili decessi non possono essere disgiunti dalla storia affettiva ed emotiva di entrambi i protagonisti della coppia.  La coppia è molto di più della semplice somma delle sue parti. L’incontro tra due persone è un alchemico percorso, frutto del passato di ognuno di loro, del loro presente individuale e di coppia e delle loro più segrete aspettative di vita futura.

È il modo che conosciamo, che ci è familiare, che recepiamo istintivamente: lo applichiamo alle altre persone importanti della nostra vita e in qualche modo ci aspetteremmo, il più delle volte inconsciamente, che anche gli altri lo applicassero con noi. Non per scelta o perché lo reputiamo il modo migliore in assoluto, ma perché è l’unico che concepiamo, che abbiamo direttamente o indirettamente vissuto, che funziona per e con noi.

“Che cosa farai per me? Mi aiuterai? Mi ascolterai? Mi farai sentire bene? Realizzerai i miei sogni? Sarai il perfetto genitore per i nostri figli? Il padre che io non ho potuto avere, la madre che non ho avuto? Adesso che mi sono innamorato di te, tu hai il dovere di far scomparire le mie sofferenze. Ascoltami, guariscimi, fammi stare bene” (D.R. Kingma, 2001, pag. 41).

La relazione di coppia diviene insomma una opportunità tramite cui crediamo di poter guarire una volta per tutte le ferite d’amore, le carenze affettive, le delusioni subite durante l’infanzia e il partner diviene per certi aspetti un sostituto di nostro padre, di nostra madre (o di entrambi) e inconsciamente lo invitiamo, talvolta sfidiamo, ad amarci in modo totale, ad accettarci per quello che siamo, ad essere il genitore perfetto che non abbiamo mai avuto ma abbiamo sempre desiderato.

Vorremmo essere amati come amiamo

Vi sarebbero infatti fattori “sottili”, spesso sconosciuti, che appartengono all’area dei desideri e delle speranze inespressi, e che inevitabilmente riguardano le nostre aspettative nei confronti dell’altra persona. Toccano in profondità le nostre emozioni ed includono speranze di realizzazione, la guarigione da antiche ferite sepolte o la scoperta del proprio potenziale personale.

La percezione inconscia di questi aspetti sarebbe proprio il fattore “sottile” che rende attraente una persona ai nostri occhi. In qualche modo, sentiamo che può portare nella nostra vita guarigione, serenità, gioia, realizzazione, ecc.

La maggior parte delle persone entra nell’età adulta gravata da ferite irrisolte risalenti all’infanzia, che si ripercuotono sul modo in cui percepiscono sé stesse, sulla propria autostima e sulla fiducia in sé stesse. E, come afferma la dott.ssa Bloom, è proprio attraverso una relazione significativa che abbiamo la possibilità di sentirci più completi. Grazie a quella particolare unione, possiamo iniziare un “percorso di cura” che ci consente di individuare e tentare di “risanare” le aree in cui ci sentiamo frammentati, abbandonati, feriti, ecc.

Grazie alla presenza di un partner con cui poter stabilire una relazione autentica e basata sulla fiducia, molti elementi inconsci e di non facile integrazione possono affiorare ed essere rielaborati. Ciò che era stato represso, può apparire alla luce della consapevolezza, e soprattutto trovare accoglienza empatica da parte dell’altra persona. L’accettazione compassionevole e la presenza amorevole possono compiere autentici miracoli da questo punto di vista.

Crescere comporta inevitabilmente il dover affrontare prove, lotte o difficoltà. La nostra mente tende a collocare queste esperienza in qualche ripostiglio della memoria di difficile accesso, ma non possono mai essere dimenticate del tutto. Le nostre emozioni ricordano molto più di quanto la nostra consapevolezza cosciente vorrebbe credere. E queste esperienze possono essere risanate riportandole alla luce, ed offrendole a qualcuno che avrà quell’amorevole compassione di accettarle ed accoglierle.

Ben poche persone entrano però in una relazione pienamente consapevoli di cercare in essa anche un supporto di questo tipo. Sono generalmente altre le valutazioni che vengono effettuate, o gli aspetti dell’attrazione di cui si ha consapevolezza. La dott.ssa Bloom afferma però che nel momento in cui ci sentiamo amati, accettati e supportati emerge una naturale tendenza a far emergere ciò che in precedenza era stato negato o represso.

Il senso di sicurezza che la relazione offre, sarebbe, in altri termini, il terreno ideale per far germogliare quel sentimento risanante che inconsciamente cercavamo

Ciascun partner ha inevitabilmente incontrato qualcosa che lo ha ferito nel corso della propria vita, e quando la relazione funziona davvero ciascuno può assumere il ruolo di chi necessita di “cure”, ma anche quello del guaritore.

Questa in sostanza sarebbe la situazione ideale. Si tratta però di una realtà che non trova facilmente riscontro nella complessità delle vite quotidianamente vissute dalle persone. Quando ad esempio entrambi i partner manifestano una condizione di co-dipendenza diventa tutto più difficile, e gli elementi a cui prestare attenzione aumentano notevolmente.

Il bisogno inconscio di porre la nostra vita nelle mani del partner incontra un analogo desiderio da parte dell’altra persona. Entrambi devono pertanto accettare la responsabilità del proprio benessere, senza aspettative irrealistiche, ma soprattutto senza sottrarsi alla possibilità di essere a propria volta quel guaritore ferito di cui il partner ha la stessa necessità.

Riaprire vecchie ferite emotive è spesso doloroso. Ha un impatto emozionale sulla vita delle persone molto più grande di quanto ci si potrebbe aspettare. Solitamente si tratta però di un processo che si innesca del tutto involontariamente e inconsapevolmente. Semplicemente, si manifesta nel momento in cui le persone coinvolte avvertono una grande fiducia nell’altra persona, portando entrambi a superare anche le resistenze più consolidate.

La strada è però lastricata di soprese, fallimenti, vittorie, ecc. Non ci si sorprende infatti più di tanto nel constatare che vi sono persone che attraversano la vita mantenendosi a distanza da questa “rischiosa” possibilità. Divenire adulti implica assumersi la responsabilità del proprio benessere, come dicevamo. Ma comporta anche la perdita del privilegio di poter attribuire agli altri la responsabilità dei propri disagi, fallimenti, limiti, insuccessi. E non tutti sono disposti a fare spazio a una consapevolezza di questo tipo.

Quando però la coppia funziona, quando ciascun partner svolge quel meraviglioso ruolo di guaritore ferito e di figura compassionevole ed empatica nei confronti del bisogno dell’altro, il viaggio può essere un’esperienza meravigliosa. Una relazione importante ed empatica può risanare davvero tante situazioni, ma niente sembra dimostrare più bellezza e valore umano della capacità dimostrata da alcuni di riuscire a trasmutare i tormenti della solitudine in sentimenti genuini da offrire a chiunque incontrano sulla propria strada.

Possiamo fare molto per noi stessi, anche se non viviamo una relazione che può curare il nostro cuore. Qualunque sia la nostra condizione, possiamo scoprire percorsi di vita e di consapevolezza che ci possono rendere donne e uomini migliori, pienamente consapevoli e realizzati, orientati verso uno scopo e arricchiti di senso.

Una lettura preziosa

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A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
Autore del libro Bestseller “Riscrivi le pagine della tua vita” Edito Rizzoli
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