Le ferite emotive e i bisogni che ne derivano

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Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, dottore di Ricerca in Neuropsicologia ed esperta in Mindfulness.
(Marie Lise Labontè, 2008)

Il bisogno di amore è un bisogno del tutto naturale ed è molto importante, poiché racchiude in sé molti altri bisogni che sono fondamentali per l’individuo:

  1. Il bisogno di sesso: la coppia garantisce un’intimità sicura con un partner conosciuto;
  2. Il bisogno di sicurezza: sicurezza fisica, morale, familiare, stabilità e riconoscimento sociale;
  3. Il bisogno di appartenenza: amicizia, affetto, intimità̀ sessuale e psicologica;
  4. Il bisogno di stima: riconoscimento, rispetto e stima reciproca, essere “speciale” ed importante per qualcuno ecc.

Il bisogno di amore è dunque un bisogno sano e importante che permette di costruire relazioni intime e profonde e di soddisfare dei bisogni fondamentali. Tuttavia, rappresentando e raccogliendo in sé molteplici fattori emotivi e psicologici di grande importanza, il bisogno di amore è anche il più esposto a prestarsi a manifestazioni disfuzionali, indotte da alcune comuni paure:

  1. paura dell’abbandono
  2. paura del rifiuto
  3. paura di essere «costretti» nella relazione, perdendo la propria libertà
  4. paura del potere sovversivo dell’amore sul precedente stato di “omeostasi psicologica”

A volte, proprio perché si tratta di un aspetto molto importante nella vita di ognuno, può indurre un eccessivo investimento emotivo nel rapporto, che rischia di diventare l’unica ragione di vita ed il fulcro attorno al quale ruotano l’esistenza emotiva, psicologica e sociale della persona coinvolta. Si vengono in questo modo a creare rapporti disfunzionali che spesso con l’amore sano hanno poco a che fare:

  • Rapporti di dipendenza affettiva da figure idealizzate e/o frustranti
  • Rapporti di codipendenza con partner bisognosi di sostegno o infantili e immaturi, che necessitano di accudimento, controllo e presenza costante.

Queste relazioni compromettono l’autostima e l’autonomia della persona e possono indurre sensi di colpa costanti, ai quali ci si trova a dover porre rimedio attraverso atti oblativi e riparatori, finanche accettando comportamenti indesiderati da parte dell’altro, o facendo rinunce importanti nella propria vita.

DAL BISOGNO COME SI ARRIVA ALLA DIPENDENZA?

Una prima riflessione riguarda l’importanza che il bisogno riveste nella vita di ogni individuo: non per tutti il bisogno di avere un partner e una relazione di amore ha la stessa importanza o viene vissuto con la stessa urgenza. Per alcune persone, particolarmente bisognose di accudimento, rassicurazione e protezione o provenienti da esperienze di abbandono, abuso psicologico e fisico o traumi, la presenza di un partner rappresenta un punto di riferimento fondamentale, attorno al quale spesso viene riconfigurata la propria vita. Sentirsi speciali, riconosciuti e importanti per qualcuno oppure rendersi unici e indispensabili per il partner, diventa in certi casi la soluzione al senso di paura e di vuoto che caratterizzano il vissuto psicologico.

La presenza del partner diviene dunque centrale per il mantenimento del benessere e della stabilità emotiva, che dipendono dunque soprattutto dall’altro e dal suo comportamento, invece che dalla propria stabilità interiore, dal proprio senso di autonomia, dalla sensazione di essere in grado di fare fronte alle difficoltà e alla vita autonomamente e dalla fiducia nelle proprie capacità.

Nel rapporto di dipendenza dall’altro, vengono a mancare le componenti di reale intimità e di sentito impegno verso il partner e la relazione, mentre è fortemente rappresentata la componente passionale, con i suoi aspetti di ossessività, controllo, gelosia patologica, desiderio compulsivo e dipendenza dall’altro. Richiamiamo qui lo stile “mania” secondo la tassonomia di Lee (1977).

LE FERITE EMOTIVE

Le prime esperienze relazionali di attaccamento vissute con le figure di riferimento durante l’infanzia, sono responsabili dello stile di attaccamento che il bambino – e in seguito l’adulto – svilupperà (vedi Amiamo come siamo stati Amati). Lo stile di attaccamento a sua volta è in grado di influenzare la scelta del partner, che avverrà sulla base di similitudini o opposizioni con le figure di riferimento, nel tentativo spesso di sanare vecchie ferite e di “risolvere” dolorose esperienze relazionali infantili.

Si tratta di modelli operativi in grado di auto-confermarsi attraverso aspettative e comportamenti che hanno conseguenze sull’altro e sulla relazione, oppure di modificarsi attraverso quelle che vengono definite “esperienze correttive”, che sono in grado di modificare le aspettative e le convinzioni apprese attraverso le esperienze precedenti.

Nelle esperienze di attaccamento e di relazione spesso si tramandano, da una generazione all’altra attraverso lo stile genitoriale, le stesse manchevolezze, le stesse modalità di comportamento e dunque anche le stesse ferite.  Si tratta di ferite inevitabili, che fanno parte del vissuto di ognuno di noi in maniera più o meno grave e colorano la base del vissuto emotivo che si attiva nelle relazioni con le figure importanti. 

Queste ferite non dipendono esclusivamente dall’aver vissuto traumi OGGETTIVI ma anche dall’aver vissuto traumi SOGGETTIVI, ossia dall’aver sperimentato come traumatiche esperienze che per altri lo sono o potrebbero non esserlo state. Quando si parla di trauma psicologico, ci si riferisce infatti alle manifestazioni psichiche di un’esperienza particolarmente negativa (in una circostanza, ambito o relazione) da cui derivano una disorganizzazione e una disregolazione del sistema psicobiologico della persona.

Il trauma psicologico è una reazione psichica– una ferita causata da un fattore traumatico – che porta a sentirsi sopraffatti da emozioni molto forti, dolorose e intollerabili. SI tratta di esperienze che possono essere oggettivamente traumatiche (ad es. un lutto, un abuso fisico, un avvenimento che ha minacciato la sopravvivenza ecc.) o di esperienze dolorose vissute come traumatiche dalla persona in base alle proprie risorse emotive e comportamentali e alle proprie modalità di attribuzione di significato all’accaduto.

Infatti, alcune persone vivono come traumatiche esperienze che, per altre persone, risultano essere meno sconvolgenti e destrutturanti.Queste ferite tuttavia sono inevitabili, rappresentando una parte del cammino di ognuno di noi verso l’individuazione e la maturazione. Spesso però sono anche il motivo per il quale si cerca, attraverso la relazione e l’altro, di colmare dei vuoti, lenire un dolore antico, riparare un torto o risolvere una situazione irrisolta. Frequentemente, nelle relazioni caratterizzate da dipendenza, sono proprio queste vecchie ferite a indurre quei bisogni affettivi esasperati che si cerca compulsivamente di soddisfare, anche con modalità disfunzionali.

Marie Lise Labontè, nel suo libro intitolato “Verso il vero amore” (2008) stabilisce una corrispondenza tra le diverse ferite vissute nelle relazioni infantili e i relativi bisogni che caratterizzano il vissuto nelle relazioni sentimentali adulte, e che si cerca di soddisfare compulsivamente e inconsapevolmente mettendo in atto cicli e schemi relazionali ricorsivi in ogni rapporto.

Le ferite emotive e i bisogni che ne derivano

Queste ferite, e il modo di essere amati che si è appreso nell’infanzia e che caratterizza gli stili di attaccamento, portano l’individuo a comportarsi in modo non libero e non spontaneo nella relazione, a volte senza aver potuto imparare a “sapere” ed a riconoscere, nel proprio cuore, cosa davvero significhi amare ed essere amati.

  • C’è chi cerca di sfuggire all’intimità vivendo storie d’amore superficiali senza mai impegnarsi veramente (come accade nello stile di attaccamento “evitante”),
  • Oppure chi è affamato di qualsiasi piccola briciola di amore e attenzione, diventando carico di pretese, dipendente dal partner ed accettando persino comportamenti spiacevoli ed offensivi, come accade nelle relazioni di dipendenza e nelle relazioni abusanti.

Nelle relazioni in cui il bisogno diventa dipendenza, il partner dipendente sente di non avere gli stessi diritti dell’altro e mancano nel rapporto equità, rispetto e fiducia reciproci; spesso il partner dipendente si sente inferiore all’altro, meno capace o meno attraente, ed il timore di essere lasciato o traditoper qualcuno migliore di lui lo porta a vivere nella tensione continua di dover soddisfare determinate aspettative, controllareil comportamento e la vita del partner, paragonarsi continuamenteagli altri, nel continuo sforzo di sentirsi “abbastanza”.

Ma quando si sentirà “abbastanza”? Probabilmente mai se non entrerà in contatto con queste ferite, con il loro potere e con la verità ultima che ognuno di noi è già “abbastanza” meritevole di amore. Gli aspetti ossessivi di dubbio e rimuginazione possono prendere il sopravvento, provocando malessere e portando alla rottura della coppia.

In queste relazioni, ciò che viene realmente ricercato non sono l’intimità, l’impegno reale, la conoscenza reciproca, l’apertura e la partecipazione profonda, ma piuttosto una presenza in grado di riempire il vuoto e lenire le ferite che caratterizzano il vissuto interiore del dipendente affettivo, che si vive come incapace di provvedere emotivamente a se stesso e di darsi gratificazione e sostegno emotivo autonomamente. Nelle relazioni di dipendenza, vengono ricercati ossessivamente contatto, rassicurazioni, benevolenza dell’altro, reciprocità e riconoscimento attraverso comportamenti quali l’eccessiva disponibilità sessuale, il controllo dell’altro, il tentativo di rendersi indispensabili.

Ci si dedica completamente all’altro per non farlo allontanare e trattenerlo a sé, e l’assenza di confini emotivi e a volte anche materiali, si riflette in una eccessiva disponibilità e condiscendenza, fino alla sottomissione, che si alternano a vissuti di rabbia e rancore quando si sente di non ricevere le rassicurazioni, le cure e le attenzioni aspettate e desiderate.

Una classica affermazione che spesso sento fare è questa: “faccio tutto per lui/lei e non ricevo nulla in cambio”, che riflette la sproporzione di coinvolgimento e dedizione caratteristica delle relazioni in cui le vecchie e irrisolte ferite, guidano automaticamente la scelta del partner e i comportamenti nella coppia. Queste relazioni, in cui il bisogno diventa dipendenza, non possono essere mai veramente nutrienti o gratificanti né evolversi e crescere perché non permettono la crescita ed il progresso dei partner che vi sono coinvolti.

Diventano rapporti stagnanti, forzatamente immobili, cupi e legano sempre di più i partner come accade con certi nodi, strutturati in modo tale che quando si cerca di scioglierli, si stringono ancora di più.

Nella dipendenza vi è infatti l’aspettativa indiscussa che l’altro debba soddisfare e riempire i vuoti interiorie che “tutto resti sempre uguale” perché il cambiamento rappresenta una minaccia. Vi sono infatti grande rigidità e chiusura al mondo esterno, come in una sorta di “rassicurante” immobilità in cui nulla deve minare tale fittizia sicurezza. 

Si tratta di relazioni stagnanti e destinante ad affondare nelle paludi del rancore e della paura, in cui l’aspettativa/pretesa – spesso inconsapevole in quanto non mentalizzata – che l’altro esista solo per noi e solo con noi, non solo non lenisce le ferite emotive, ma le fa sanguinare ancora di più acuendo il dolore che non si vuole sentire, e dunque spingendo a comportamenti sempre più estremi di sottomissione, disponibilità controllo ecc.

LA COPPIA SANA

Una coppia sana è una coppia elastica e flessibile, è aperta all’esterno e permette ad entrambi i partner di esistere al di fuori di essa. Sa fronteggiare e risolvere in modo adattivo le differenze e il cambiamento, sa essere malleabile anche affrontando la paura dell’allontanamento e della diversità, promuovendo il confronto e la possibilità di rimettere in discussione i confini, le aspettative e le vecchie abitudini se necessario, per il benessere dei partner.

Solo l’apertura al mondo esterno, la capacità di impegnarsi con sacrificio, di essere comprensivi, forti, fiduciosi e profondamente vicini emotivamente l’un l’altro permette ad una coppia di sopravvivere negli anni, rinnovandosi e rafforzandosi continuamente, anche attraverso crisi e momenti difficili. Tuttavia, tutto ciò è molto difficile da attuare per chi porta dentro di sé ferite profonde e non elaborate, poiché esse spingono a ripetere sempre gli stessi comportamenti, in modo automatico e scarsamente consapevole e dunque impediscono il cambiamento.

CONCLUDENDO

Il bisogno di amore spinge alla ricerca e alla costruzione di legami di amore. Tuttavia, quando questo bisogno è guidato dal dolore di ferite ancora aperte e mai elaborate, o contrassegnato da aspetti di immaturità emotiva e relazionale, può portare alla scelta di partner dannosi e alla costruzione di relazioni sentimentali di dipendenza.

Nella dipendenza affettiva, i sentimenti predominanti sono il senso di non amabilità, il senso di vuoto interiore la paura dell’abbandono, che danno vita ad un amore insaziabile, mai soddisfatto ed eccessivo, che presenta comportamenti ossessivi e compulsivi.

Questa forma di amore porta l’individuo ad allontanarsi da se stesso perdendo ulteriormente i propri confini, la propria identità e la propria autonomia emotiva, alla ricerca costante e mai soddisfatta di quella pienezza di senso e di stabilità interiore che derivano invece da un percorso individuale di crescita, sviluppo della propria autostima, elaborazione delle vecchie ferite e dei propri schemi relazionali.

La perdita di confini e di autonomia emotiva, la costante focalizzazione sull’altro, danno esito ad una sofferenza crescente, in cui il dipendente vede eroso il proprio senso di identità e si sente sempre più fragile, provando una forte gelosia e una ossessione di controllo verso l’altro, diventando intollerante alla separazione e vivendo ogni allontanamento come una perdita, fonte di angoscia e dolore fino, in casi estremi, a condurre a comportamenti aggressivi e violenti nei confronti del partner.

Quando dall’altro ci si aspetta che possa soddisfare tutti i propri bisogni emotivi e psicologici, che possa portare completo sollievo dall’angoscia interiore e lenire le ferite ancora aperte, si rischia inevitabilmente di costruire relazioni squilibrate, basate su un ideale di amore infantile in cui i confini sono estremamente labili e in cui il tentativo stesso di evitare la sofferenza, la acuisce e la esaspera, come un circolo vizioso.

A cura di Annalisa Barbier, psicoterapeuta
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