Motivazione: la “benzina” che alimenta il comportamento umano verso una meta

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L \\\'Autore di questo articolo è uno psicologo o psicoterapeuta.


Nel corso degli anni sono stati effettuati diversi studi riguardanti la motivazione, pertanto sono state elaborate diverse teorie inerenti questo concetto.

Secondo l’opinione collettiva, la motivazione, viene percepita come proveniente dall’esterno; in altre parole, l’essere umano viene percepito come “pigro” ed incapace di attivarsi in assenza di “premi” provenienti dall’esterno.

Che cos’è la motivazione?

In accordo con l’etimologia della parola motivazione (che deriva dal latino motus= movimento, spinta verso la direzione in cui si trova l’oggetto) e la definizione fatta da Antonelli (studioso della motivazione) essa indica la causa di uno specifico comportamento, in quanto ci direziona verso un obiettivo specifico e prefissato.

La motivazione, essendo la causa del nostro comportamento, essa sembrerebbe essere insita nella resilienza, ovvero la capacità dell’individuo a reagire di fronte alle avversità.

Un’altra importante definizione è stata quella fornita da De Beni e Moè, altri due studiosi, i quali affermano che la motivazione è un fattore che permette di comprendere l’inizio, l’intensità e la persistenza di un comportamento diretto ad un obiettivo.

Pertanto a partire da queste ultime considerazioni è possibile affermare che la motivazione viene utilizzata per far comprendere non solo le ragioni per cui un soggetto svolge uno specifico compito, come lo svolge, quanto insiste, ma soprattutto i motivi per cui svolge i compiti con impegno, costanza ed interesse.

I fattori che entrano in gioco

I fattori che entrano in gioco nei processi motivazionali sono diversi e si possono distinguere in:

Fattori psico-biologici, tra cui:

  • fattori omeostatici
  • fattori autoplastici;

Fattori psicopatologici, tra cui:

  • la presenza di complessi di inferiorità,
  • il desiderio di potenza,
  • la presenza di narcisismo,
  • i tratti di virilità;

Fattori socioculturali, che riguardano la presenza dei bisogni di:

  • affiliazione,
  • approvazione sociale,
  • achievement,
  • fattori economici,
  • mobilità sociale;

Fattori psicologici, in cui rientrano le seguenti componenti:

  • affettive,
  • comunicative,
  • emulative,
  • individualizzanti,
  • proiettive,
  • catartiche,
  • etiche ed estetiche.

Quando una persona è motivata si attivano specifiche aree cerebrali che incrementano anche i comportamenti diretti alla meta e l’attenzione che poniamo nello svolgimento di uno specifico compito;

per avere alti livelli di motivazione potrebbe essere necessario incuriosirsi per affrontare le situazioni; proprio perchè la Dopamina che viene rilasciata dal sistema nervoso, stimola i centri dell’attenzione che si trovano nelle aree prefrontali e così il soggetto prova meno fatica.

Quanti tipi di motivazione esistono?

La motivazione può suddividersi in: intrinseca ed estrinseca.

La motivazione intrinseca, che fa riferimento a tutte quelle condotte che mettiamo in atto con piacere ed interesse.

I “premi” alimentano la motivazione a svolgere una determinata attività e nel caso della motivazione estrinseca, siamo noi stessi a fornirceli. Ad esempio, se ad una persona piace pitturare, sarà più motivata a dipingere rispetto ad un’altra, perchè prova piacere nello svolgere questa attività. Il provare piacere nel dipingere, permetterà alla persona ad impegnarsi a dipingere quadri sempre più complicati.

Nella motivazione estrinseca, invece, è il “premio” che motiva una persona a svolgere un comportamento. Quindi, la persona mette in atto un determinato comportamento soltanto perchè alla fine riceverà il “premio”; pertanto, in questo tipo di motivazione c’è poca intenzionalità.

Ad esempio, uno studente è motivato a studiare per ricevere un voto alto o per evitare i rimproveri degli insegnanti.

Conclusioni

La motivazione estrinseca si attiva quando si deve raggiungere un obiettivo, quella intrinseca si attiva mentre si cerca di raggiungere un obiettivo, in quanto sono le azioni che vengono messe in atto che rappresentano dei “premi”.

Tuttavia, recenti studi dimostrano che le gratificazioni che sono provocate dalla motivazione estrinseca potrebbero annullare le gratificazioni intrinseche, in quanto non si può godere di entrambe le gratificazioni contemporaneamente.

Sia la motivazione intrinseca sia quella estrinseca hanno dei vantaggi, ed è per questa ragione che la stragrande maggioranza delle persone svolge attività motivate in modo intrinseco ed estrinseco.

La motivazione e la piramide dei bisogni di Maslow

Una teoria che incentra il costrutto di motivazione come base dello sviluppo individuale è la piramide dei bisogni fondamentali di Abraham Maslow, che identifica sei fasi di crescita, successive e consecutive, tutte incentrate su bisogni, dal più semplice (legato all’aspetto fisiologico) al più complesso (legato all’autorealizzazione):

  1. Bisogni fisiologici, la prima motivazione sviluppata, legati agli stati fisici necessari per vivere ed evitare il disagio (idratazione, alimentazione, bisogni fisiologici, igiene).
  2. Bisogni di sicurezza, si manifestano solo dopo aver soddisfatto i bisogni fisiologici, e constano della ricerca di contatto e protezione.
  3. Bisogni di appartenenza, desiderio di far parte di un’estesa unità sociale (famiglia, gruppo amicale), che nasce solo dopo aver soddisfatto i bisogni di sicurezza.
  4. Bisogni di stima, esigenza di avere dai partner dell’interazione un riscontro sul proprio apporto e sul proprio contributo, si attiva solo dopo aver soddisfatto i bisogni interpersonali.
  5. Bisogni di indipendenza, esigenza di autonomia, realizzazione e completezza del proprio contributo, si attiva solo dopo aver soddisfatto i bisogni di stima.
  6. Bisogni di autorealizzazione, bisogno di superare i propri limiti e collocarsi entro una prospettiva super-individuale, essere partecipe col mondo.

Un bisogno insoddisfatto, concentra le energie motivazionali entro condotte atte a soddisfare quel bisogno, non accedendo ai bisogni superiori nella scala.

Autore: Santina Claudia Micieli, dottoressa in Psicologia Clinica & Salvatore Micieli
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