Relazioni nelle quali non si fanno progetti: l’amore liquido

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor

L’amore liquido è qualcosa che in realtà conosciamo molto meglio di quanto immaginiamo e lo sperimentiamo di continuo, al giorno d’oggi.  In effetti, è proprio l’amore dei nostri tempi e spesso siamo noi a volere l’amore liquido, anche se magari non lo sappiamo e diciamo che non lo vogliamo.

Amore è una parola che nella nostra cultura ha perso il suo vero significato. Un giorno un uomo incontrò un ragazzo che si stava godendo il suo antipasto e disse al ragazzo: “perché stai mangiando l’insalata di polpo?” ed egli rispose: “perché amo il polpo!“. L’uomo replicò: “oh ami il polpo! Ed è per questo che l’hai tirato fuori dall’acqua, l’hai ucciso e l’hai bollito? Non dirmi che ami quel polpo! Tu ami te stesso e visto che ti piace il suo sapore, allora l’hai tirato fuori dall’acqua, l’hai ucciso e l’hai bollito!“

Viviamo in un mondo dinamico per cui molte delle nostre reazioni sono “a consumo”, mordi e fuggi in stile fast food

Molto di quello che noi crediamo amore, in realtà è (volendo usare una metafora) “amore per il polpo“. È come quando una giovane coppia si innamora; cosa significa se un ragazzo è innamorato o una ragazza è innamorata? Significa che il ragazzo vede qualcosa nella ragazza che può soddisfare tutti i suoi bisogni fisici ed emotivi. La ragazza vede nel ragazzo qualcosa che lei pensa sia amore, l’amore dei propri bisogni. Non è amore per l’altra persona e l’altro diventa uno strumento per la propria personale gratificazione. Troppo spesso quello che chiamiamo amore in realtà è “amore per il polpo”.

Stabilire una relazione forte richiede impegno; la paura e l’immaturità sono due fattori che rendono impossibile la creazione di rapporto autentico e stabile nel futuro. E’ più facile cedere alle pulsioni del momento e prediligere di volta in volta un nuovo partner con cui all’inizio è tutto più facile piuttosto che lavorare sulla comunicazione di coppia per risolvere delle divergenze a mano a mano che si presentano. Sembra quindi più corretto parlare di “connessioni” più che “relazioni” vere e proprie. Spesso manca la continuità e la profondità nei legami che costruiamo. Abbiamo tante opportunità di amare; perché sprecarle soffermandoci su una sola una relazione d’amore? Possiamo averne tante e pure contemporaneamente! Questo interessante concetto, è stato introdotto dal sociologo Zygmunt Bauman  per rappresentare la fragilità delle relazioni e dei legami affettivi nella società contemporanea.

I nostri tempi post-moderni sono i tempi dell’amore liquido

Bauman, nel suo libro “amore liquido” esprime le proprie teorie sulla “fragilità” dei legami umani, in particolare proprio delle relazioni sentimentali.  Egli sostiene che, per dirla in modo semplice, non esistono più gli amori di una volta, di quel tempo in cui, con impegno e dedizione  due persone stavano insieme per una vita intera, decenni e decenni, senza lasciarsi mai.

Dal ‘per sempre’ si è passati alla più profonda instabilità dei rapporti, il valore dell’unione amorosa non ha più il senso del tempo, ma solo dell’intensità con cui viene vissuta. Viene a mancare del tutto la continuità del sentimento, fino alla mancanza totale della sua definizione: si sta insieme perché si sta bene, senza chiedersi più se ci si ama davvero

Gli amori di una volta, sono stati sostituiti da relazioni estremamente liquide, sempre in bilico e a metà tra il desiderio di avere sicurezza ed emozioni forti ed esaltanti e il desiderio di essere liberi e indipendenti, affrancati da legami che potrebbero risultare soffocanti e impedire di provare le emozioni sempre nuove e sempre estreme di relazioni che cambiano e non sono mai le stesse, perché realizzatesi con persone diverse, in contesti diversi e con modalità diverse. Le ragioni sono essenzialmente sociologiche, legate alle trasformazioni che la nostra collettività sta subendo in maniera così veloce, che si riversa nella difficoltà di avere legami solidi, duraturi. Le nostre interazioni di adulti avvengono prevalentemente online, dietro ad uno schermo, tant’è che camminare è diventato pericoloso e guidare è una attivata secondaria rispetto all’uso di whatzapp quando si è in auto.

La “società liquida”, così come la chiama Zygmut Bauman, si fonda sull’incertezza, sulla necessità di definirsi e ridefinirsi, perché non ci sono più i confini che c’erano tempo fa, nemmeno nelle relazioni. Insomma, pare proprio che nei tempi che viviamo, nei tempi del consumismo, l’amore liquido sia quell’amore che, esattamente come uno smartphone, le scarpe o l’auto cambiamo di continuo, in modo che sia in grado di fornirci, esattamente come un paio di scarpe, l’auto o lo smartphone, alcune irripetibili emozioni immediate. A scapito dei sentimenti profondi, che richiedono tempo e impegno.

Quali sono le caratteristiche di questi rapporti liquidi

Sono relazioni indefinite e indefinibili, tanto da dover creare a volte dei termini ad hoc quando se ne parla, perché non è un legame d’amore, non è una conoscenza, non è un’amicizia. Ciò che le caratterizza è di solito la presenza di rapporti sessuali. Si tratta di una sessualità spesso scissa dal sentimento e che nasconde altri tipi di bisogni, non fisici, ma affettivi. Ovviamente sono necessità di cui non si è consapevoli, per cui si finisce per credere di essere innamorati o, al contrario, per non innamorarsi mai.

L’amore postmoderno si muove tra parole altisonanti e dichiarazioni passionali ai suoi inizi e poi, ancora prima di nascere e sbocciare, muore nel whatsapp che non arriva, negli SMS insensati, nel “io non voglio una storia seria”; nel “sono confuso”; nel “non sono pronto per…” In sostanza, un amore che si caratterizza per i distacchi rapidi e repentini, per inconcludenza e molto spesso per mancanza di contatto fisico, totale o parziale. E non solo da parte di uomini, si intenda, ma anche da parte di donne. Ecco perché l’amore postmoderno vive di chat, di amicizie Facebook, di interazioni senza sostanza e sempre meno personale, quella che non ti mette in gioco faccia a faccia, occhi negli occhi, corpo a corpo.

La verità è che è facile dare la colpa ai social network. Perché se volessimo parlare, se occhi negli occhi fosse un obiettivo da recuperare, un desiderio sopito, ma ancora esistente, un modo lo troveremmo. Un modo per tornare ad ascoltarci. Senza pensare a quale post di turno potremmo esserci persi nel frattempo. Forse i social network sono, per molte coppie, un rifugio. La stanza nella quale ci si nasconde per non ammettere che si vorrebbe essere altrove, in quel momento. L’incomunicabilità tradotta in clic. Trasformata in vuoto trascorrere nel tempo a scrollare pagine e pagine senza un senso. L’incapacità di dire “non mi piaci più” e, nel mentre, riempire di pollici in su l’ego di persone che a malapena si ricordano il nostro nome.

Le relazioni “liquide” possono durare molto a lungo, anche anni, proprio perché non riescono a trovare una forma

Sono storie che possono durare molto a lungo, anche anni, proprio perché non riescono a trovare una forma. Vengono così confusi con l’amore, quando la maggior parte delle volte si tratta di dipendenza affettiva. Ciò che accomuna i due partner è una difficoltà a crescere, a diventare adulti, e anche una paura di perdere il controllo sulle proprie emozioni, per cui è meglio razionalizzare ciò che succede non facendosi coinvolgere eccessivamente”.

Alle origini della paura del coinvolgimento

Perché considerarsi una coppia a tutti gli effetti spaventa così tanto?“Perché vuol dire definire se stessi. Quando si sceglie di far parte di un “noi”, c’è da una parte una rinuncia a tutto il resto, a tutte le altre possibilità. Dall’altra c’è la definizione della propria identità come parte di un progetto comune. Allora, se una persona non è ancora in grado di sapere chi è, di avere una personale visione del futuro, sarà molto difficile che possa essere pronta a condividere davvero la propria vita con un altro individuo. C’è anche un ulteriore aspetto che intimorisce: la responsabilità che si ha quando ci si innamora.

Il nostro bene dipende anche dall’altra persona, così come il bene dell’altro dipende anche a noi. Non tutti sono disposti ad accettare questo compito. L’idea del rimanere in un limbo amoroso permette così di sfuggire a tutto questo, garantendo quella possibilità di non doversi sentire imputabile di una scelta.

Non c’è una differenza di genere: tanto hanno paura gli uomini, quanto le donne

Fondamentalmente dipende dalla crescita emotiva personale e dalle esperienze precedenti. A volte i vissuti negativi, diretti o indiretti, fanno sì che non ci si possa permettere di innamorarsi. Sono invece diverse le paure tra donne e uomini. Nel caso del genere femminile, è spesso il timore di soffrire a far leva su questo tipo di rapporto.

La donna può scegliere un amore liquido per mancanza di fiducia nel partner: ciò le consente di non entrare mai in relazione fino in fondo. In altre situazioni, può anche accettare un “quasi” rapporto pur di stare vicino al partner da cui dipende affettivamente. Questo, però, può succedere anche a ruoli invertiti. Negli ultimi anni questo tipo di relazioni di co-dipendenza sono molto comuni.

Tra le paure maschili possono esserci quelle inerenti al non voler crescere, cioè assumersi quelle responsabilità insite in un rapporto di coppia più maturo. Può esserci anche l’idea che in una relazione stabile si possa perdere interesse per la sessualità, quindi la passione erotica è legata esclusivamente all’instabilità del rapporto. Anche questo aspetto deriva da retaggi culturali e può creare una sorta di esclusività nel viversi la propria sessualità, quindi trovarla eccitante solo se il rapporto non è definito.

A volte, dietro un amore liquido si cela un insicurezza personale; la condizione di non essere capaci a mantenere una relazione soddisfacente per l’altra persona, di non avere nulla di buono da offrire. In tal caso è necessario costruirsi una solida autostima, un senso di fiducia e sicurezza che permetta di investire sentimenti solidi verso qualcuno che sappia ricambiarli.

Come rompere il modello delle relazioni liquide

È difficile essere diversi in una modernità liquida. Tuttavia, anche se non si può cambiare il mondo, è possibile modificare il nostro ambiente e costruire relazioni che durano nel tempo e che ci soddisfano davvero. Il primo passo per rompere il modello delle relazioni liquide consiste nel chiedersi:  “il tipo di amore che sto vivendo (o che ho vissuto), che cosa mi dice di me in questo momento della mia vita?”.

Se acquisiamo consapevolezza dei fenomeni che ci circondano e di come si manifestano, possiamo avere una visione più ampia di quali sono gli schemi e le motivazioni del comportamento, nostro e di quello degli altri e possiamo scegliere quali decisioni prendere e quali azioni iniziare, per vivere la vita come la vogliamo noi, ottenendo dalla vita quello che vogliamo, sapendo scegliere quali sono le persone non solo che ci piacciono e che ci fanno stare bene, ma con le quali possiamo vivere e condividere i nostri valori più profondi.

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A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
Autore del libro Bestseller “Riscrivi le pagine della tua vita” Edito Rizzoli
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