Le persone con un’intelligenza sopra la media non sono definite solo dai punteggi scandalosamente alti che ottengono ai test di QI. Queste persone, infatti, tendono ad avere in comune molte altre caratteristiche. Vediamone alcune.
1. Le persone intelligenti sono più insicure
Paradossalmente, le persone intelligenti riconoscono i limiti del proprio intelletto e questo talvolta le rende molto insicure. La consapevolezza dei propri limiti le induce al costante miglioramento. Il classico studio di Justin Kruger e David Dunning ha evidenziato che le persone meno intelligenti tendono a sopravvalutare le proprie capacità cognitive. Con un esperimento è stato chiesto a un campione di persone di svolgere un test e poi assegnarsi un punteggio sulla base delle risposte che ritenevano di aver fornito con esattezza.
Si è osservato che il gruppo che commetteva più errori era anche quello che tendeva a sovrastimare la bontà del compito svolto. Al contrario, le persone che avevano risposto correttamente alle domande, sottovalutavano il punteggio ottenuto. La sindrome della superiorità illusoria sembra essere una vera piaga nella società contemporanea. In fondo, quasi due secoli fa anche Charles Darwin era consapevole di questo «L’ignoranza genera fiducia più spesso della conoscenza».
2. Sono esploratori, curiosi e aperti a nuove esperienze
Una ricerca pubblicata sul Journal of Individual Differences (Furnham e Cheng, 2016) suggerisce l’esistenza di un legame tra l’apertura a nuove esperienze e l’intelligenza. La curiosità intellettuale che ci spinge a conoscere nuove culture, approfondire argomenti e scoprire ciò che è altro da noi, sembra essere un buon indicatore di intelligenza.
Un ulteriore studio correlazionale condotto presso la Penn University ha notato che le persone con mentalità aperta tendono a ottenere punteggi più alti ai test d’intelligenza.
3. Amano la solitudine
In realtà, il titolo di questo paragrafo è ingannevole. Le persone più intelligenti non amano la solitudine, piuttosto la ricerca suggerisce che tendono a trarre meno piacere dalle relazioni interpersonali rispetto alla maggior parte degli esseri umani. In altre parole, le persone intelligenti sono meno appagate dalla socializzazione. La ricerca, pubblicata sull’autorevole British Journal of Psychology, è stata poi ripresa nel nostro articolo: perché le persone intelligenti hanno meno amici.
4. Hanno un buon autocontrollo
Chi ha un buon autocontrollo non è succube delle gratificazioni immediate e sa posticipare il piacere. Una ricerca pubblicata sull’autorevole rivista Psychological Science (Shamosh et al., 2008) ha correlato la capacità di posticipare una gratificazione immediata per ottenerne una maggiore in futuro (autocontrollo) con punteggi più elevati ai test d’intelligenza.
L’autocontrollo è correlato alla corteccia prefrontale anteriore del cervello. La letteratura scientifica è ricca di evidenze che collegano la corteccia prefrontale alla capacità di ragionamento, al problem solving, alla memoria di lavoro, al comportamento pianificato e a tante altre capacità cognitive di ordine superiore.
5. Sono più divertenti
Gli scienziati dell’Università del New Mexico, hanno osservato che le persone con un buon senso dell’umorismo tendono ad avere punteggi più alti ai test del QI. Non solo, lo stesso team di ricerca ha indagato il QI di particolari professioni notando che i comici professionisti tendono a ottenere punteggi più elevati della media ai test di intelligenza. Questa particolare caratteristica è stata associata in modo specifico all’intelligenza verbale.
6. Apprezzano l’umorismo macabro
«Stasera ceniamo insieme?» – «Sì, ma solo se mangiamo carne umana.». Cosa ne pensate di questo scambio? Ebbene, sembrerebbe che le persone che ottengono punteggi più elevati nei test di intelligenza verbale e non verbale, riescano ad apprezzare maggiormente l’umorismo nero. Lo studio è stato pubblicato nel 2017 sulla rivista Cognitive Processing (Willinger et al. 2017). Niente paura, i ricercatori hanno somministrato al campione diverse batterie di test e coloro che apprezzavano il cosiddetto black humor non erano affatto disturbati o aggressivi.
7. Imparano dai propri errori
L’intelligenza umana è una qualità mentale che consiste nella capacità di imparare dall’esperienza e adattarsi alle nuove situazione usando le nozioni apprese per manipolare e migliorare l’ambiente circostante. Quando l’ambiente è immutabile, la capacità di adattamento correlata all’intelligenza prevede la facoltà di cambiare se stessi per affrontare in modo più efficace anche l’ambiente più ostile.
Questa appena descritta è la definizione di intelligenza sulla quale gli scienziati concordano (Stenberg et al., 2012). E’ chiaro che chi presenta un’intelligenza sopra la media è una persona in grado di riconoscere i propri errori e imparare da essi e con la flessibilità sufficiente a consentirle un buon adattamento al contesto sociale e alle sfide quotidiane.
L’intelligenza non è un valore assoluto
Dalla definizione contemporanea di intelligenza si capisce che questa non è un valore unitario. L’intelligenza è definita come la capacità di adattamento attivo all’ambiente. Un adattamento efficace si basa su processi cognitivi come la percezione, l’apprendimento, la memoria, il ragionamento e la capacità di problem solving. Questo ci fa capire che l’intelligenza non è un processo mentale unico, non è un valore assoluto, bensì la combinazione selettiva di diverse capacità.
Il QI (quoziente intellettivo) è un punteggio ottenuto tramite test standardizzati che hanno lo scopo di misurare l’intelligenza. L’intervallo dei punteggi è compreso tra 85 e 145. Il punteggio medio si attesta con un valore intorno al 100. Ci sono molti dibattiti sulla validità dei test d’intelligenza perché questi, anche se standardizzati, sembrerebbero non misurare l’intelligenza assoluta ma abilità specifiche di funzioni cognitive associate ad essa.
Le dimensioni non contano
Il cervello di un uomo pesa circa 1350 grammi mentre quello di una donna ne pesa 1200 g. Con queste cifre, gli esseri umani hanno il più alto quoziente di encefalizzazione (un indice relativo della grandezza del cervello rispetto al corpo) ma… non sono le dimensioni che contano. I fattori che si correlano meglio con l’intelligenza sono il numero di neuroni corticali e la velocità di conduzione, come base per la capacità di elaborazione delle informazioni.
I nostri cervelli sono il risultato di centinaia di anni di evoluzione e, da una meta analisi condotta da team di ricerca di Psicoadvisor risulta che il cervello umano non si è sviluppato per vivere in città. Gli ambienti urbani innescano un sovraccarico di stimoli minacciosi che vanno a sollecitare eccessivamente diverse strutture del nostro cervello, tra cui l’amigdala. Tutti gli organi di senso (vista, olfatto, udito, tatto…) si sono evoluti per vivere in contesti naturali. Per maggiori informazioni sullo studio, è disponibile l’approfondimento: il nostro cervello non è fatto per vivere in città.
Anna De Simone, psicologo esperto in neuropsicobiologia
Autore del bestseller «Riscrivi le pagine della tua vita» edito Rizzoli
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