Segnali che stai auto-sabotando la tua relazione d’amore

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Dott.ssa in biologia e psicologia. Esperta in genetica del comportamento e neurobiologia. Scrittrice e founder di Psicoadvisor

L’autosabotaggio di coppia fa riferimento all’uso inconsapevole di azioni distruttive, da parte di uno dei partner, atte a causare la fine della relazione. C’è chi si auto-sabota in amore a monte, con la scelta del partner sbagliato (anaffettivo, anaempatico, inaffidabile, traditore seriale…) e chi, invece, sceglie il partner giusto ma poi fa di tutto per rovinare la relazione. L’autosabotaggio relazionale non è un fenomeno così raro tanto che molto spesso è stato oggetto di studio e ricerca. Stando a una ricerca pubblicata nel 2021 sul Journal of Couple & Relationship Therapy, le cause più frequenti dell’autosabotaggio di coppia sono:

  • Paura di essere feriti
    Il partner ferisce, tradisce e abbandona letteralmente per la paura di essere ferito, tradito e abbandonato.
  • Paura dell’impegno
    Il partner vive la coppia come una costrizione, come una minaccia alla propria identità e autonomia dalla quale difendersi.
  • Paura dell’intimità
    Anche in questo caso, il partner vive l’altro e il rapporto come minaccioso. Non riesce a vivere se stesso come individuo a sé e parte di un legame quindi sceglie tacitamente se stesso e imposta distanze abissali con l’altro.
  • Paura della solitudine
    Il partner mette costantemente alla prova l’altro per cercare rassicurazioni. Peccato che la ricerca estenuante di rassicurazioni va a sabotare la relazione e innescare la temuta solitudine.
  • Difficoltà di fiducia
    L’altro è vissuto come qualcuno da cui proteggersi e di cui non fidarsi. Il porsi con diffidenza e con l’idea preliminare che l’altro non potrà mai aiutarlo, comprenderlo o essere genuino, pone un freno all’intimità di coppia e apre le porte a tanti meccanismi di autosabotaggio.
  • Scarsa autostima o autostima negativa
    I sentimenti di inferiorità innescano un senso di indegnità verso l’amore con conseguenti forme di autosabotaggio.
  • Aspettative elevate
    Il partner che ha idealizzato l’amore può nutrire fantasie di una storia da favola che, ovviamente, non reggono il confronto con la realtà. Pretendendo la perfezione nella coppia, il partner finisce per sabotarla.
  • Abilità relazionali inadeguate
    Immaturità affettiva e inesperienza possono innescare comportamenti maldestri. Per esempio, chi è molto immaturo tende a fare “giochini” come innescare gelosie, dispetti… Che non nascono da insicurezze ma da mera immaturità affettiva. Questi mezzucci possono sabotare la relazione.

Tutti vogliamo e abbiamo bisogno di intimità e amore. Ma, le persone che hanno vissuto determinate esperienze, tendono a vivere l’intimità e l’amore in modo ambivalente. Chi ha un vissuto drammatico alle spalle può collegare l’amore e l’intimità a esperienze negative piuttosto che a un genuino senso di connessione e appagamento. In questi casi, la relazione subisce dei costanti alti e bassi, prendere-lasciare, dentro-fuori, ti voglio ma non ti voglio (…), un andamento altalenante che culmina con un evitabile rottura della relazione.

Segnali che stai autosabotando la tua relazione

L’effetto Rosenthal è un fenomeno dimostrato sperimentalmente e ci insegna che le nostre aspettative sulla realtà hanno il potere di modificare il corso degli eventi esercitando un’influenza sulla condotta altrui. Ciò significa che se viviamo con il timore che l’altro possa ferirci e siamo fortemente difensivi, statisticamente, ci sono più probabilità che l’altro ci ferisca! È la nostra aspettativa di essere feriti che, tramutandosi in atteggiamenti, condiziona la condotta dell’altro.

Una ricerca (Kammarath e Dweck, 2012) ha dimostrato che le persone che hanno avuto un’infanzia difficile e hanno sviluppato un sistema di attaccamento insicuro, vivono con l’aspettativa che le loro relazioni falliscano. Anche in questo caso, l’effetto Rosenthal è stato confermato perché, queste persone:

  • avevano meno probabilità di impegnarsi nella concreta risoluzione dei problemi con i loro partner
  • vivevano il dolore con rassegnazione

Questi risultati fanno riflette. Se pensi alla tua vita, noterai che quando ti senti poco supportato e poco compreso, il tuo istinto ti porta ad autoprogetterti così, l’obiettivo di ricerca di intimità di coppia, diviene secondario rispetto allo scopo di proteggerti da eventuali ferite. In altre parole, a volte, siamo così impegnati a proteggerci dal dolore che ci causiamo ancora più sofferenza, precludendoci la possibilità di essere felici.

Le strategie difensive sono alla base dell’autosabotaggio di coppia

Le strategie difensive che attuiamo al fine di proteggerci sono disfunzionali in quanto finiscono per danneggiarci. Alcuni di noi sono così impegnati a proteggersi che quando la loro vita va finalmente bene, iniziano a pensare: è troppo bello per essere vero, e temono che possa avvenire qualcosa di brutto. Basterà pensare alle persone che, quando il partner diventa affettuoso, finiscono per credere che abbia qualcosa da nascondere (la diffidenza era annoverata tra le cause dell’autosabotaggio).

Questo significa che, almeno in parte, anche noi siamo responsabili del modo in cui ci trattano gli altri. NOTA BENE! Certo, non significa che se ti fanno del male è colpa tua, significa semplicemente che a volte ci proteggiamo quando non dovremmo, ci proteggiamo anche quando il mondo vuole darci qualcosa, siamo così abituati a essere deprivati, a dare senza ricevere niente in cambio che quel qualcosa ci sembra impossibile e allora non ce lo godiamo.

Abbiamo bisogno di imparare a prendere senza paura, di allungare le mani e afferrare quello che la vita ha da offrirci perché noi meritiamo tanto, solo che a volte non lo vediamo. Ecco che torniamo alle aspettative: l’aspettativa di non meritare, di non valere, ci fa costruire degli schemi che si concludono con quel tanto temuto fallimento! Diventiamo vittime di noi stessi e delle nostre più ancestrali sofferenze. Allora abbiamo bisogno di tentare, riprovarci sempre e soprattutto, di guardare in faccia quel dolore che da troppo tempo ci portiamo dentro. Quel dolore che si muove in sottofondo e che ancora non ha un nome.

Il dolore che si cela dietro l’autosabotaggio

Quando senti la mancanza di qualcosa, sappi che non potrai colmarla con qualcuno perché ciò che ti manca è te stesso. Quando ci proteggiamo in modo così persistente, lo facciamo perché sappiamo di avere grandi fragilità che nessuno ha mai guarito ma chi può guarirle sei tu. Nel ricorrere la perfezione, l’essere abbastanza, l’amore ideale, finiamo per allontanarci da noi stessi, è così che si genera quella mancanza. Ciò che manca siamo noi come base sicura, noi presenti a noi stessi come fonte di sicurezza. La nostra “base sicura”, infatti, ci dà modo di stringere legami senza timore, di afferrare ciò che la vita di bello ha da offrirci senza “ma” e “senza se”. Ci dà modo, finalmente, di vivere la vita che meritiamo.

Le ferite del passato sono quelle che ci inducono a proteggerci in modo eccessivo. Chi ha vissuto un’infanzia caratterizzata da torti subiti, mancanze, ingiustizie, fiduce tradite e aspettative infrante, ha finito per vivere le relazioni come un luogo minaccioso nel quale proteggersi. La prima relazione che stringiamo è quella con i nostri genitori, seguita poi dalle relazioni instaurate con il gruppo dei pari (i primi compagni di scuola). Questi scambi, pian piano, forgiano il nostro carattere. Quando tali relazioni sono sicure e appaganti, e tu ricevi la giusta stima, allora hai la possibilità di sviluppare la tua base sicura. Hai la possibilità di vivere per ciò che sei, di esprimere pienamente te stesso.

Al contrario, quando ciò non avviene, sono le ferite a guidare i nostri comportamenti e ogni bisogno nasce da una mancanza e non dalla naturale opportunità di appagamento. Se siamo intrappolati in bisogni che nascono per compensare alle mancanze del nostro passato, non riusciamo ad afferrare quell’appagamento che ci spetta. Continuiamo a rincorrere concetti come la perfezione (perché un tempo non siamo stati accettati), l’accondiscendenza (non sappiamo dire “no” perché un tempo non ci era concesso esprimere pienamente noi stessi), l’essere abbastanza (perché un tempo, non ci siamo sentiti stimati)… Allora cosa fare? Bisogna lavorare su se stessi, è necessario che tu ti guardi dentro per scoprire le meraviglie che ancora non conosci. Chi cerca di proteggersi in modo estenuante, infatti, non conosce ancora le proprie risorse, non sa ancora di cosa è realmente capace e vive la vita con un freno a mano tirato quando, in realtà, potrebbe arrivare molto lontano!

Se hai voglia di fare introspezione, guardarti dentro e metterti davvero in gioco, sappi che ho scritto un libro, è il libro che io stessa avrei voluto leggere tantissimi anni fa, prima ancora di diventare uno psicologo. S’intitola «Riscrivi le Pagine della Tua Vita», lo puoi trovare in tutte le librerie e su Amazon, a questa pagina.

Anna De Simone, psicologo esperto in neuropsicobiologia
Autore del bestseller «Riscrivi le pagine della tua vita» edito Rizzoli
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