Stupro di gruppo: dinamiche del branco e caratteristiche cliniche

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Dott.ssa in biologia e psicologia. Esperta in genetica del comportamento e neurobiologia. Scrittrice e founder di Psicoadvisor
stupro di gruppo
Illustrazione di: Stéphane Poirier

Lo stupro di gruppo è un fenomeno così frequente che ormai, anche per i media, non fa più notizia. Ti basta andare nella sezione “news” di Google per vedere che nelle ultime settimane sono stati diverse le violenze commesse dal “branco”.

I titoli sono molteplici “donna denuncia stupro di gruppo” oppure “stupro di gruppo dopo la cena aziendale”… tanti scenari per la medesima dinamica: i singoli elementi potrebbero non essere inclini allo stupro individuale, è il gruppo a “trasformare” soggetti apparentemente normali in stupratori.

I sentimenti che sono alla base di tale dinamica sono due: misoginia e machismo. Ecco le definizioni:

  • Misoginiaatteggiamento di avversione o repulsione per la donna.
  • Machismoesibizione esagerata di virilità dovuta alla convinzione che il maschio è superiore alla donna.

Analizzare le dinamiche del branco non è affatto facile, per farlo sfrutterò studi statistici, l’analisi dello psichiatra Sergio Oliveros Calvo, gli studi dello psicologo americano Stanley Milgrame di quello britannico Solomon Asch, senza dimenticare ricerche più recenti (condotte in Francia nel 2015 e in Canada nel 2016).

Misoginia e machismo

La donna è l’obiettivo centrale: merita il disprezzo del gruppo, è vissuta come merce usa e getta, senza sentimenti ne’ umanità.

La cosa peggiore è che le violenze di gruppo di questo genere, non si verificano se misoginia e machinsmo non serpeggiano già nella società. Quindi sì, nonostante secoli di progressi, viviamo in una società impregnata del volto più oscuro del maschilismo.

Secondo l’autrice e femminista Susan Brownmiller, nello stupro di gruppo c’è solo aggressività e violenza. Mentre in quello individuale, l’aggressore può provare piacere sessuale nel sottomettere la donna, nelle dinamiche di gruppo le sensazioni predominanti sono di brutalità e rabbia. Il piacere sessuale è posto in secondo piano o non trova affatto spazio. La violenza diventa, a tutti gli effetti, come una battuta di caccia.

Se ti viene da dubitare dell’autrice citata, sappi che il suo libro “Against our will: men, women and rape” (pubblicato in Italia con il titolo “contro la nostra volontà”) è stato annoverato tra i 100 libri più importanti del 20° secolo.

Il fattore più preoccupante è che queste violenze si verificano in contesti all’apparenza normali. Gli individui che formano il gruppo non devono necessariamente essere classificati come sadici, psicopatici o antisociali. La gran parte dei membri del “gruppo”, non commetterebbe mai la medesima atrocità in solitaria. Allora quale strana diavoleria trasforma questi soggetti “normali” in violenti stupratori di branco?

La moralità si dissolve nel gruppo

Le statistiche riferiscono che:

  • Gli stupri di gruppo sono condotti da adolescenti o giovani
  • Gli stupratori individuali sono più maturi

Il fattore “età anagrafica” è importante. Lo stupro di gruppo è più frequente in quelle fasce d’età dove il senso di appartenenza a un gruppo ha una forte importanza sia in termini di reputazione che in termini emotivi (accettazione). Riconoscere un leader diventa rilevante.

La coesione interna, nel gruppo, aumenta quando i singoli iniziano a condividere la medesima ideologia, cultura o se identificano un nemico comune. Nei gruppi in questione, l’ideologia culturale è una sorta di “mascolinità distorta” e la preda comune è la donna, intesa come oggetto di sfogo di tale mascolinità.

Gli aspetti culturali sessisti, in questi gruppi, sono più intensi anche a causa di inesperienza. I soggetti con tratti psicopatici sono quelli che tendono a suscitare più ammirazione tra i giovani vulnerabili così occupano posizioni di leadership. Nel resto del gruppo s’innesca una sorta di sudditanza e cieca ammirazione per il leader. Tieni presente, che questi gruppi, sono gli stessi che potrebbero picchiare a morte un immigrato o dare fuoco a un mendicante.

Droghe, fumo e alcol, non fanno altro che amplificare questi impulsi disfunzionali e ridurre il livello di controllo che ogni soggetto riuscirebbe a esercitare in autonomia.

C’è poi un altro fattore cruciale: la moralità si dissolve nelle dinamiche di gruppo. A provarlo sono diversi esperimenti sociali, come quello di Milgram, psicologo della Yele University o di Asch. In modo particolare, l’esperimento di conformità sociale di Asch, ha dimostrato come un individuo può cambiare le sue convinzioni per inserirsi e farsi accettare in un gruppo.

In pratica, l’identità del singolo viene assorbita in un’identità di gruppo priva di limiti e moralità.

Nelle collettività coese, inoltre, si instilla una convinzione: il gruppo mi protegge. Questo dogma resta valido anche per eventuali conseguenze legali, in pratica il gruppo promuove la violenza con la convinzione che non vi saranno conseguenze perché prevale l’anonimato e ci sono poche possibilità di essere condannati.

Impunità: gli stupratori pensano di farla franca con la legge

Un’allarmante ricerca francese riferisce che, in occidente, un uomo su 1000 commette uno stupro ma uno studio canadese ha rilevato che 30 uomini su 100 (30%!!!) userebbe droghe per diminuire la resistenza di una donna o sarebbe incline a molestie sessuali se fosse certo di non avere conseguenze legali. Cosa significa? Che probabilmente è la percezione dell’impunità che fa da molla ed è determinante nell’innescare queste brutalità. Questo fa anche capire perché gli atti di violenza sessuale di gruppo sono più “aggressivi” e “cruenti” rispetto alle violenze individuali (calci, insulti, pugni… anche quando non sono necessari perché la vittima è già completamente immobilizzata).

Sono atti premeditati

Altro fattore allarmante sta nella premeditazione. Gli individui scelgono la donna, la seguono e cercano il momento in cui è maggiormente vulnerabile per aggredirla. Talvolta la drogano in via preventiva.

In India, Marocco o Egitto, si verificano aggressioni sessuali in pieno giorno, in piazze pubbliche, sotto lo sguardo passivo dei passanti. Qui in occidente, possibile che tra locali e strade, nessuno noti nulla?

Omosessualità latente

Un aspetto molto sottovalutato e difficile da analizzare, è quello dell’omosessualità latente. La mancata educazione di genere della nostra società è deleteria per chi non si identifica in un modello eterosessuale. Non dimenticare le fasce d’età dei protagonisti delle aggressioni: sono tutti giovani! E’ presumibile pensare che possano sperimentare una sessualità ambivalente e non aver ancora creato un’identità sessuale ben definita.

In pratica, condividendo la donna in un’attività di gruppo, riuscirebbe a soddisfare indirettamente i suoi desideri omosessuali (inconsci) senza affrontare in modo diretto la sua pulsione. Il rapporto con la donna ha in realtà lo scopo di mettere il soggetto in contatto con il compagno di branco.

Sembra un cliché ma ci sono basi fondate: è proprio questo genere di persona che ha più bisogno di esaltare la sua mascolinità per eliminare eventuali fantasie omosessuali, percepite come “minacce”. Queste persone possono mostrarsi fortemente omofobe oltre che misogine.

Hai visto il film America Beauty?
Se non lo hai visto, concludi qui la lettura perché ti spoilererò il finale.
Nel film, il protagonista interpretato da Kevin Spacey è stato assassinato da un colonnello radicale omofobo proprio perché il protagonista ha messo in evidenza la sua omosessualità con il rifiuto. 

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