Segnali tipici di chi fa vittimismo

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor

Quello che a volte ci dimentichiamo, è che la vita che abbiamo è – in buona parte – il prodotto delle scelte che abbiamo fatto. Poiché siamo sempre liberi di fare scelte diverse, abbiamo anche la possibilità di cambiare direzione.
E’ vero che alcuni avvenimenti sono fuori dal nostro controllo, e/o sono inevitabili. Però possiamo sempre scegliere come reagire ad essi. Non posso impedire che piova… ma posso procurarmi un ombrello.

Attenzione: finché siamo convinti di non avere scelta (il che può accadere perché ci crediamo, o perché questo ci ripara dalla responsabilità del cambiamento), stiamo anche rinunciando al potere sulla nostra vita: potere e responsabilità sono strettamente intrecciati.
La responsabilità può spaventarci; per questo, molte persone vivono passivamente, lasciandosi trasportare dagli eventi, o lasciando decidere ad altri. Purtroppo, questo porta – inevitabilmente – a ritrovarsi in una vita che è distante da come la vorremmo.

Sei vittima o creatore?

Quando si parla di attrazione, relazioni e successo con l’altro sesso, noto spesso un atteggiamento da “vittima”: persone che si lamentano senza mettersi in discussione, che accusano il sesso opposto, che si trincerano dietro luoghi comuni e pregiudizi, ecc. Queste persone soffrono, e mi dispiace per loro, ma al tempo stesso vedo che fanno poco o nulla per migliorare la loro situazione; a causa del loro atteggiamento, si mettono in una posizione da spettatore passivo della propria vita, invece che da attore o protagonista.

Ho quindi deciso di scrivere questo post per evidenziare la distruttività del vittimismo, per “smontare” certi pregiudizi sulle relazioni, e per incoraggiare chi ha poco successo nelle relazioni a cercare di vivere da “attore” e creatore, plasmando la sua vita invece di subirla passivamente. E’ possibile per chiunque, anche se non è facile.
In questo articolo mi concentro in particolare sulle relazioni sentimentali, ma questi concetti si applicano ad ogni aspetto della vita.

Il vittimismo è comodo, ma ti rovina la vita

Essenzialmente, “fare la vittima” vuol dire:

  • Piangersi addosso, lamentarsi e compatirsi
  • Dare la colpa agli altri per la propria situazione, attribuire all’esterno le cause della propria infelicità
  • Non fare nulla per migliorare la propria situazione

Fare la vittima è un modo di scaricare le responsabilità sul mondo, e vedersi come vittima passiva delle situazioni. Chi lo fa si pone in una posizione “infantile” (il bambino non ha potere, e dipende in tutto dagli altri) e di impotenza (se il problema non dipende da me, non posso nemmeno risolverlo).

Vista la negatività di questo atteggiamento, viene da chiedersi perché lo si assuma: è semplice, fare la vittima fornisce un momentaneo sollievo dalla sofferenza (sfogo), e solleva chi lo fa dal peso di occuparsi dei propri problemi (siccome la causa è esterna, non tocca a me fare qualcosa).

Sei sicuro di non farlo…?

Chi fa la vittima raramente ammette di farlo, perché ammetterlo vorrebbe già dire assumersi una responsabilità; costoro invece fanno di tutto per scaricare ogni responsabilità e colpa all’esterno, per non ammettere che sono loro stessi a contribuire al problema.
Come ci ricorda il detto “Se non sei parte della soluzione, sei parte del problema”, se non contribuiamo in qualche modo a una soluzione, allora è molto probabile che stiamo contribuendo alla continuazione del problema (anche solo con la nostra passività e resistenza).

Se stai leggendo e ti viene da negare con vigore il tuo vittimismo (a tutti capita di cascarci ogni tanto), pensaci bene:

  • Passi più tempo a lamentarti che ad impegnarti verso un risultato?
  • Ti capita di dare la colpa agli altri?
  • Ti succede di avercela con intere categorie? (l’altro sesso, un ceto sociale, un gruppo etnico…)
  • Ti succede di dirti “Tanto non posso farci nulla”…?

Naturalmente nessuno ti obbliga a smettere di farlo… però renditi conto che, finché fai la vittima, non puoi creare la vita che vorresti. La vittima è impotente per definizione, mentre il creatore riconosce il proprio potere (e quindi la propria responsabilità).

Responsabilità, potere e impotenza

Potere e responsabilità sono strettamente legati: se non ho alcuna responsabilità riguardo una situazione, non ho nemmeno il potere di cambiarla. Purtroppo chi fa la vittima non si rende conto di questo legame; e nemmeno del fatto che rifiutando la responsabilità della propria condizione, si pone automaticamente in una posizione di impotenza (“E’ colpa degli altri, non posso farci niente” equivale a “Sono impotente a riguardo”).
Quindi, negare la propria responsabilità ci pone inevitabilmente in una posizione di passività impotente.

I tuoi limiti non decidono il tuo destino

Vedo molte persone che si sentono “destinate al fallimento” (specialmente nelle relazioni sentimentali), a causa di qualche loro limite. Costoro credono di non avere speranze perché…

  • Sono troppo brutto/a
  • Sono troppo basso
  • Sono troppo grassa/o, quindi sono brutta/o
  • Sono troppo povero
  • Sono troppo Beta, o poco Alfa
  • Sono troppo timido
  • Non so parlare con l’altro sesso
  • Non sono abbastanza…
  • (inserisci il tuo limite preferito)

Ma queste convinzioni sono ingannevoli. Se sei convinto che nessuno ti vorrà (o che nessuna persona di qualità potrebbe volerti) a causa di quei limiti, sei in errore perché:
Non tutti cerchiamo le stesse cose. I fattori che contribuiscono all’attrazione sono molteplici, e se alcuni ti mancano, altri potresti averli, oppure svilupparli.
Inoltre, è possibile che alcuni limiti che sei convinto di avere, in realtà non esistano, oppure siano meno gravi di quanto pensi (accade a molte persone, che si vedono peggio di come sono realmente; vedi p.es. dismorfofobia).

Quello che importa è avere delle qualità da offrire: più qualità possiedi, più risultati otterrai. Quindi se vuoi risultati migliori, dedicati ad aumentare le tue qualità. Certo a tutti piace la bellezza, il fascino e il carisma – ma questo non significa che solo chi li possiede possa piacere. Sarebbe come dire “Solo quelli che hanno un corpo perfetto possono fare sport”, ma ciò è falso: i più dotati faranno meno fatica o vinceranno più facilmente, ma tutti possono fare sport (e meglio si allenano, migliori risultati ottengono).
La dimostrazione sono le numerose persone comuni, limitate e persino “difettose” (e in fondo non lo siamo un po’ tutti?) che hanno creato relazioni più o meno appaganti.

Vivere ad occhi aperti

E’ una questione di aprire gli occhi, di onestà con se stessi… di consapevolezza. Quando smettiamo di raccontarci bugie (o rassicuranti illusioni), la visione si schiarisce e sappiamo cosa fare. Vediamo la strada, vediamo il buco, ed usciamo dal circolo vizioso.

Una lettura per accrescere la propria consapevolezza

Siamo tutti il frutto del nostro passato, siamo diventati quello che siamo a causa, (o grazie) alle esperienze che abbiamo avuto in famiglia, con gli amici, a scuola, al lavoro, nelle relazioni. Possiamo però non limitarci a “essere la conseguenza di quello che è stato”, ma regalarci la possibilità di essere semplicemente come meritiamo di essere. Se vuoi migliorare la tua presenza e diventare più consapevole di cosa avviene dentro di te, ti consiglio la lettura del mio manuale di psicologia. S’intitola «d’Amore ci si Ammala, d’Amore si Guarisce», non farti ingannare, non si tratta di un libro per cuori infranti: è il testo di crescita personale più consigliato dagli psicoterapeuti per le sue ricadute positive. In ogni pagina ti spiego come acquisire maggiore libertà di scelta, affermare te stesso come persona degna di considerazione e rispetto, così da conquistare la tua piena autonomia. Il libro lo trovi nella tua libreria di fiducia così come su Amazon.

A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
Autore del libro Bestseller “Riscrivi le pagine della tua vita” Edito Rizzoli
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