Il dolore è una delle emozioni proprie della nostra esistenza. Fin dalla nascita siamo esposti all’inconsistenza della vita, spesso proviamo frustrazione a causa di desideri insoddisfatti. Saper affrontare il dolore e andare avanti è di vitale importanza per creare circostanze sopportabili.
In primo luogo, è fondamentale capire la differenza tra l’affrontare il dolore, la tristezza e la malinconia. Fare questa distinzione è fondamentale dato che, colloquialmente, questi termini vengono usati in maniera intercambiabile, quando invece non sono sinonimi.
Affrontare il dolore causa tristezza o malinconia?
Sigmund Freud, padre della psicoanalisi, propone una distinzione importante fra alcuni concetti. Spesso alcune espressioni per l’immaginario comune diventano sinonimi. Il loro significato resta però diverso. Ecco perché Freud scrisse Lutto e melanconia. In questa sua opera maestra cerca di stabilire i punti in cui si distinguono questi concetti.
Sapere come affrontare il dolore è la chiave per andare avanti
Freud afferma che “Il dolore è la reazione di fronte aduna perdita di una persona amata o di un concetto astratto che ne fa le veci, sia esso un ideale, la libertà, ecc. Alla radice di influenze simili, in molte persone si osserva melanconia piuttosto che dolore”.
Certamente Freud assicura che il dolore è un sentimento che non ha ragione di essere patologico. Si tratta di quanto patisce il soggetto che ha perso l’oggetto amato. Mentre la tristezza rappresenta un modo di affrontare la situazione che risponde a parametri normali, la malinconia ha più relazioni con il patologico.
In tutti e due gli stati si condivide il dolore, l’assenza di interesse per il mondo esterno e la mancanza di inclinazione per investire in un nuovo oggetto d’amore. Entrambi i processi presentano caratteristiche simili eccetto per una sfumatura fondamentale.
Nella malinconia appare una turbamento del sentimento che rappresenta il dolore, sommato a una vessazione verso il proprio Io. Questo processo non avviene durante una normale situazione di dolore. Ne deriva un impoverimento dell’integrità.
Sconfiggere i sintomi o nasconderli?
La vita emotiva è legata in maniera diretta alla psiche umana. Per questo motivo ha un impatto diretto o indiretto con il benessere fisico o biologico. Come regola generale, la società attuale, in particolare l’individuo in questione, sottostima l’importanza delle emozioni.
Molte persone soffrono di sintomi quali insonnia e depressione e il desiderio comune è che spariscano come per magia. Per questo si ricorre a farmaci nella speranza che siano la soluzione al problema. Tuttavia, è molto difficile che la sintomatologia scompaia in modo permanente se non si effettua un lavoro psicoanalitico in maniera integrale.
La medicina, più precisamente la psichiatria, rafforza la teoria comportamentista dello stimolo-risposta. Questa viene usata per sconfiggere qualsiasi tipo di sintomatologia. L’idea è che con la cura adeguata, qualsiasi paziente può integrare nuovamente le attività della sua routine quotidiana dato che il sintomo, almeno per un periodo, sparisce o si attenua in modo significativo.
Nonostante ciò, la cura in molti casi è solo un grande tappeto che copre i sintomi e la loro manifestazione. In questo modo la causa finale del quadro clinico del paziente rimane latente.
Così, quando si smette di assumere i farmaci, i sintomi ricompaiono. In altri casi, anche se la cura si mantiene, la sintomatologia può adottare altre forme per rendersi visibile, pregiudicando la qualità di vita della persona.
Affrontare il dolore aiuta a conoscerci
Chiaramente il sintomo è un elemento informativo di un problema, dunque mettendolo a tacere perdiamo le tracce di quello che sta succedendo nel corpo. Di conseguenza, sarà più difficile intervenire. Per questo motivo, è molto importante ricevere una corretta valutazione clinica prima di cominciare qualsiasi tipo di intervento
La psicoterapia ci offre l’opportunità di stabilire nuovi parametri per intravedere il mondo da una nuova prospettiva. Un nuovo punto di vista che implichi meno dolore e più soddisfazione o pienezza.
Tutta la nostra sofferenza ha un importante grado di soggettività, dunque è la persona che soffre che, in ultima analisi, sa realmente cosa le duole. Attraverso le sue parole, lo psicologo potrà capire cosa rappresenta il desiderio insoddisfatto come fonte del suo malessere.