Il tema della violenza sulle donne è attualmente molto discusso e affrontato sotto diversi punti di vista: psicologico, sociologico e culturale.
Secondo gli ultimi dati Istat, in Italia, c’è una donna vittima di femminicidio ogni 3 giorni, per non parlare delle vittime di abusi sessuali e violenze fisiche e psicologiche.
Ma quali sono le cause di tanta acredine, di tanta violenza?
Chi sono insomma “gli uomini che odiano le donne” per citare il titolo e leit motiv di un noto best seller sul tema?
E chi sono le donne odiate dagli uomini?
A ben vedere, le donne che intraprendono una relazione violenta sono tendenzialmente inclini alla dipendenza affettiva, fragili ed emotivamente immature, sebbene siano intellettualmente elevate, forti e determinate sul piano concreto della vita, sempre più appagate e realizzate sul piano professionale.
Questa discrepanza tra piano emotivo e piano razionale/concreto rappresenta proprio una specie di scissione che rende ancora più confuse le donne che subiscono violenza dal proprio partner, le quali si chiedono come fanno a sopportare tanta umiliazione, tanto dolore, che si sentono impossibilitate a rispondere diversamente, quasi fossero bloccate da una forza esterna, estrema, nell’uscire da tale relazione.
Tale stato d’animo potrebbe essere anche alla base della “vergogna” che provano a confidare ciò che stanno vivendo e a chiedere aiuto, affidandosi alla rete sociale ed assistenziale.
Gli abusi invisibili agli occhi: la violenza psicologica
In questo articolo vorrei parlare specificatamente di abuso e violenza psicologica che si esplicita attraverso comportamenti e atteggiamenti atti a denigrare l’altro, a ferire, a mortificare.
La violenza psicologica si basa sull’assunto patologico che facendo sentire l’altro inferiore si potrà controllarlo, manipolarlo ed evitare un abbandono reale o immaginato. In quest’ultimo caso l’abusante soffre di non risolte angosce abbandoniche che non riesce a gestire se non assoggettando l’altro.
La violenza psicologica nei confronti delle donne si arma, pertanto di stereotipi e luoghi comuni, di continui apprezzamenti negativi sulla forma fisica, sulle competenze domestiche e lavorative, sul contributo fornito alla famiglia e alla società, che non è mai abbastanza, che non è mai adeguato e appropriato.
La violenza psicologica non si esplicita nei pugni o negli schiaffi dati, ma negli insulti, nella noncuranza, nella mancanza di rispetto, nel controllo e nella costrizione, nei ricatti emotivi e nella subdola, malvagia sottomissione.
Il prendere coscienza dell’essere vittima di violenza e abuso psicologico non è così semplice come può sembrare, poiché questa viene esplicitata in maniera subdola e sottile, attraverso meccanismi e processi comunicativi che finisco con il minare la stima di sé e il senso di identità della donna fino a che essa non arriva a dubitare di ciò che crede e pensa, dei propri valori.
Ecco alcuni di questi meccanismi:
Svalutazione e squalifica
Si osserva quando il partner svaluta il lavoro, non ritenendolo importante o significativo, o l’operato in casa, il modo in cui si volgono le faccende domestiche, l’utilizzo dei soldi sia propri che condivisi, le scelte fatte in qualsiasi situazione o contesto. Frequenti critiche, tono accusatorio e svalutante, disprezzo diretto e/o velato messo in atto sia in privato che in pubblico sono chiari segni della presenza di abuso psicologico;
Tendenza a controllare le azioni e il tempo
Tale comportamento, in particolare la gestione del tempo dell’altro, si presenta all’inizio della relazione come il desiderio di passare tutto il tempo possibile insieme e quindi può essere scambiato per un atteggiamento amoroso e premuroso, segno di estrema attenzione. Eppure con l’andare del tempo può divenire un modo per intrappolare il partner, tenerlo legato a se, incrementando la dipendenza e riducendo la rete di appoggio e sociale fino all’isolamento. Il controllo dell’altro ha la funzione fantasmatica di ridurre le possibilità di un abbandono, eventualità che il partner abusante teme più o meno inconsciamente;
Comunicazioni aggressive e irascibilità
La rabbia espressa in maniera diretta e con aggressività può essere intimidatoria, prevaricatoria tale da sottomettere la donna facendola sentire indifesa e fragile, ostacolando le sue scelte, castrando la sua creatività e propositività.
Questi sono solo alcuni dei meccanismi messi in atto da chi abusa psicologicamente e possiamo quasi definirli come dei campanelli d’allarme a cui prestare attenzione e chiedersi se si è vittima di abuso per poi pensare a come uscirne, perche uscirne si può, anzi si deve.
Infine dobbiamo tenere presente che sia vittima che carnefice sono persone che mettono in atto, ovviamente in maniera diversa, comportamenti lesivi ed auto lesivi patologici da non sottovalutare, comportamenti relazionali disfunzionali che necessitano di essere elaborati e modificati attraverso un percorso di presa di coscienza e cambiamento.
Letture consigliate:
- Sii bella e stai zitta – di Michela Marzano
- Trasformare il potere – di Alessandra Pauncz
- Donne forti, deboli con gli uomini forti – di Maja Storch
- Meglio sole – di Ivana Castoldi
- Donne che amano troppo – di Robin Norwood (leggi l’estratto gratuito su Amazon)
A cura di: Morena Romano, Psicologa-Psicoterapeuta
Specializzata in Psicoterapia Analitica Junghiana
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Ed io consiglio a Corrado di provare la’frustrante lacerazione intrisa di femminismo’,quasi glielo auguro,
Anche gli uomini soffrono è certo, ma la loro sofferenza non è abusata
vilipesa,umiliata ; e che molti ne escano vincendola fa solo tanto piacere.
Auguro a tutti un successo cos’.
questi articoli sono intrisi di femminismo frustrante. Consiglio agli autori di guardare il mondo con occhi più puliti, si scorgeranno così tutte le abitudini radicate e la mentalità comune che avvantaggiano la donna perchè falsamente ” indifesa” “debole”. Il mondo è pieno di uomini che soffrono di relazioni sbagliate, oppure di relazioni dove gli uomini hanno aperto gli occhi e ristabilito l’equilibrio relazionale di una sana convivenza. Qualcuno ha mai scritto di questo?