Nella nostra società moderna, il perfezionismo è qualità ormai venerata, e ci ossessiona con l’idea che ogni cosa che si decide d’intraprendere, debba necessariamente esordire in maniera magistrale così da non dar adito agli altri (o a noi stessi) di poterci giudicare.
Da sempre questa idea mi lascia perplessa, e mi domando, il perfezionismo, è davvero un elemento positivo? Guardando la realtà invece è possibile scorgere evidenze di come questa credenza, sia un grande errore.
Se non in alcuni casi specifici, che possono riguardare professioni particolari come, per esempio, il medico, l’ingegnere o l’astronauta, in cui il perfezionismo è essenziale (può realmente fare la differenza tra la vita e la morte)… in altre situazioni, l’essere perfezionisti si rivela una grave limitazione.
Il perfezionismo è una perdita di tempo
Quanto ho appena affermato potrebbe sembrare grottesco, e giustamente potresti chiederti: per quale motivo l’eccesso di perfezionismo fa più male che bene? I motivi sono diversi, partiamo subito da quello più importante: il perfezionismo è una perdita di tempo.
Il perfezionista è fermamente convinto che ad ogni problema esista la soluzione perfetta, quindi sarà portato ad una ricerca spasmodica della decisione ottimale, senza iniziare mai concretamente a fare qualcosa.
Il rischio di un simile comportamento, è quello di perdere tempo, che invece potrebbe essere utilizzato in modo più produttivo.
Considerando altresì che non vi è certezza del fatto che la soluzione trovata sia davvero quella ottimale, si rischia così di avere poco tempo in un momento successivo, per apportare dei cambiamenti alla propria scelta al fine di renderla effettivamente ottima.
Non è forse meglio trovare una soluzione buona più velocemente, testarla, e poi eventualmente apportare cambiamenti?
Il Meglio è il nemico del Bene
Una celebre frase di Voltaire recita: “Il meglio, è nemico del bene”. Quest’affermazione riassume bene un processo sottostante il perfezionismo, ovvero che molto spesso, la pura di non riuscire a fare qualcosa in modo perfetto, conduce a non farla proprio.
Conosci la “Teoria dell’apprendimento per prove ed errori”? È quella modalità di agire che inconsciamente utilizziamo tutti noi da piccoli. Impariamo a camminare provando a muovere qualche passo e poi cadendo, rialzandoci e cercando di affinare i movimenti. È impossibile imparare a camminare senza prima cadere svariate volte.
Nella vita adulta sarà la stessa cosa. Ovvero, sarà impossibile intraprendere qualcosa di nuovo, senza prima aver sbagliato e sulla base di ciò, apportato migliorie. Quindi, non perdere tempo nei dettagli trascurabili, ma prova, sbaglia, ritenta, ottimizza. Non lasciare che l’idea di perfezione ti impedisca di cominciare qualcosa, perché ogni inizio, anche se imperfetto, può essere migliorato.
Perfezionismo fa rima con insoddisfazione
Il perfezionismo però è “pericoloso” anche per un altro motivo… l’insoddisfazione.
A dispetto di quanto si possa pensare, il perfezionismo non è sinonimo di costante impegno per migliorarsi ma determina invece la convinzione che ciò che non è perfetto, sia un fallimento.
Un tale pensiero dicotomico, tutto o niente, bianco o nero, che non permette di “vedere” le sfumature della vita.
Da qui ne deriva una continua e quasi patologica insoddisfazione, che può essere un grave ostacolo al successo o ancor peggio alla propria felicità.
Ricorda che per iniziare a correre non hai bisogno di scarpe di ultima generazione, per intraprendere un viaggio in giro per il mondo a piedi, non hai bisogno dello zaino ultra-leggero, per iniziare una sana alimentazione, non hai bisogno dell’ultima super-dieta… in tutti questi casi hai bisogno solo della volontà di cominciare.
Quando il perfezionismo riguarda l’aspetto fisico
Inutile nascondere che molte idee di perfezionismo sono proprio legate all’aspetto fisico.
La società infatti impone modelli di bellezza, veicolando l’implicito messaggio di attenersi a tali standard. Ed allora ci si adopera per rispondere a quegli ideali di perfezionismo mettendo in atto comportamenti e stili di vita improntati a questo obiettivo. Ci si dedica così ad un’alimentazione particolare, a specifici allenamenti in palestra, per arrivare fino alla chirurgia plastica ed estetica.
Intendiamoci, in tutto questo non c’è nulla di male, anzi, è diritto e dovere di ognuno impegnarsi per vedersi bene allo specchio e stare bene con se stesso/a, facendo anche ricorso alla chirurgia o ad attività fisiche particolari; diverso è se il ricorso a queste strategie per una richiesta che arriva dall’esterno, ovvero in risposta ai canoni della società.
Non dimentichiamoci che nel corso degli anni i modelli di bellezza sono sempre cambiati.
Circa 60/70 anni fa infatti, l’ideale di bellezza femminile era quello della donna prosperosa, a differenza dei tempi odierni che si osanna uno standard di bellezza della donna, quasi irrealistico, perché dovrebbe coniugare la magrezza a forme pronunciate e localizzate di seno e glutei.
A differenza di quanto succedeva in passato, oggi nemmeno gli uomini sono esonerati da precise “richieste” di adeguamento a determinati criteri fisici.
Questa cultura eccessivamente narcisistica e orientata al perfezionismo (e quindi a qualcosa di utopico) anche da un punto di vista estetico, non fa altro che alimentare e determinare insoddisfazione verso se stessi, il proprio corpo ed una ricerca incessante di adattamento ai canoni della società, pena l’emarginazione.
Tutto questo è un ottimo pretesto per l’insorgere di disturbi e problemi psichici, nonché di disturbi del comportamento alimentare. Ecco perché è importante ai fini della propria salute psico-fisica, sganciarsi da questo retaggio culturale che ci vuole omologati nel modo di pensare, di essere e nelle proprie forme corporee.
Ricordiamoci che la perfezione non esiste. La perfezione e gli standard sono nella nostra mente (e nella società), mutano continuamente e molto spesso non sono assolutamente realistici. Quello che è perfetto oggi potrebbe non esserlo più domani. Quando gli obiettivi non sono realistici, non sono raggiungibili, tentare di farlo ti condurrà solo a sperimentare una sensazione… l’insoddisfazione.
È alquanto naturale non essere pienamente soddisfatti di alcune caratteristiche del proprio aspetto fisico, ma questo non deve diventare un’ossessione o qualcosa che possa condurre ad un’insoddisfazione pervasiva.
La diversità e l’unicità sono invece i veri valori che andrebbero sostenuti ed inneggiati. L’unicità anche a livello estetico e ciò che ci differenzia dagli altri e che fa di ognuno di noi un individuo unico ed irripetibile.
“Un uomo non farebbe nulla se aspettasse fino a poterlo fare così bene che nessuno possa trovarvi dei difetti” – John Henry Newman
Veronica Rossi, Psicologa e Mental Coach
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