Potremmo parlare di diversi modelli di crescita, di educazione e di trasmissione dei valori, e anche se sappiamo che nessuno viene al mondo con un manuale su come educare i propri figli per renderli felici in futuro, tutti sanno che alla base di questa educazione si trova l’amore.
Ebbene, il problema risiede precisamente nel modo in cui queste persone interpretano la parola amore. Amare un figlio significa proteggerlo da qualsiasi male e rinchiuderlo in una bolla di sapone? Amore è forse punire un figlio per qualsiasi cosa fa, dice o sceglie, con l’obbiettivo di ottenere che segua il cammino che i genitori hanno scelto per lui/lei?
E che dire delle madri tossiche, che manipolano e gestiscono delle ragnatele con lo scopo di soddisfare le proprie necessità, impedendo al proprio figlio di uscire dalla zona di confort…Senza dubbi ognuno di noi sa identificare questo tipo di crescita tossica.
Dedicheremo l’articolo di oggi all’educazione dannosa e di come questa si riflette sul cervello dei bambini.
1. Un cervello sottomesso allo stress
Lo stress non è qualcosa che caratterizza solo gli adulti. Un neonato che viene trascurato quando piange soffre lo stress, un figlio che non riceve carezze e affetto soffre di stress.
Ebbene, cosa succede nel caso di una crescita influenzata da madri tossiche, padri tossici o genitori autoritari?
– Il bambino viene continuamente sottomesso ad una forte pressione. Sa che ogni suo passo, ogni sua parola o azione sono analizzati e giudicati. Viene sottomesso ad un continuo stato di insicurezza che finisce per sottometterlo ad ansia e stress.
– Si trova continuamente nella posizione di desiderare di liberarsi da quei fili che lo legano alla madre tossica, che vigila ogni sua azione, che decide come deve farla. Tuttavia, l’idea di abbandonare quella zona di confort lo spaventa al tempo stesso.
– Teme che qualsiasi sfida verso un padre autoritario o una madre tossica, porti a grave conseguenze. Ha paura delle punizioni e di ferire o deludere i propri genitori.
Conseguenze sul cervello
– I bambini sottomessi a stress fin da piccoli, ad esempio, presentano elevati livelli di cortisolo, adrenalina e noradrenalina.
– Questi ormoni e neurotrasmettitori alterano minimamente la struttura dell’ippocampo, dell’amigdala e del lobulo frontale.
Cosa significa?
Come si traduce a livello comportamentale ed emotivo? Si riscontrano deficit nella memoria, ovvero, nelle abilità di risoluzione dei problemi.
– L’ippocampo, ad esempio, è relazionato alle emozioni e alla memoria, e la corteccia frontale con la scelta delle decisioni da prendere. Questo significa che i bambini sottoposti a stress possono avere diversi problemi all’ora di prendere decisioni, di risolvere situazioni problematiche, di mantenere l’autocontrollo quando si affida loro un compito o quando devono risolvere un problema.
– È chiaro che ognuno ha la sua storia personale e che non possiamo standardizzare questi dati. Tuttavia, lo stress intenso in giovane età è spesso relazionato all’insicurezza e alle difficoltà nel risolvere le situazioni complicate.
2. Il cervello emotivo nei bambini
Uno stile di crescita tossica genera nei bambini un torrente di emozioni contrapposte. Le madri tossiche, ad esempio, provocano continuamente relazioni di amore-odio, oltre a creare una complessa dipendenza che altera le necessità, la paura, l’odio e l’affetto.
Con uno stile educativo autoritario, si esercita il potere della paura, e questo provoca emozioni negative che segnano i bambini per molto tempo. Anche se è chiaro che man mano che si cresce si può reagire a questa influenza, la stessa lascerà sempre un segno a livello cerebrale.
Conseguenze per il cervello
– Le emozioni più negative ed intense sono senza dubbio la paura e la rabbia. Queste sensazioni sono molto comuni in uno stile di crescita tossica e, anche se si presentano situazioni rilassate, sono sempre quelle più negative che lasciano un’impronta nel cervello infantile.
– La paura e la rabbia si concentrano in una piccola struttura primaria chiamata amigdala. Forma parte del sistema limbico e risolve il condizionamento della paura.
– L’amigdala ci aiuta anche ad immagazzinare la memoria a lungo termine, ovvero tutti quegli avvenimenti negativi che abbiamo vissuto durante la nostra infanzia e che ci hanno causato malessere, paura o che ci hanno fatto provare rabbia; sensazioni che sono solite accompagnarci per tutta la vita.
– L’amigdala lascia in noi una cicatrice mnemotecnica; ciò significa che, quando diventiamo adulti, utilizziamo molti di quei ricordi per reagire o per evitare certe cose oppure per continuare ad essere prigionieri delle paure di sempre. È senza dubbio una dimensione molto complessa.
Francamente non riesco a attingere consigli….mi perdo…cmq devo dire che con mia madre le cose non sono state positive….non mi sono mai trovata a mio agio…..ho dovuto per forza seguirla ma nel mio mondo ho fatto altro….il legame ossessivo che lei mi ha imposto mi ha fatto decidere l’opposto….
Quanto è vero!!!! Ho creduto che, dopo la morte di sua madre, mio marito sarebbe rinato, niente di più falso, lei vive in lui, tutti i giorni. Lui giudica me e se stesso come farebbe sua madre, mente e si giustifica per cose assurde come era abituato a fare con lei, mi sgrida, quello che faccio non va mai bene. Mi ama? A volte penso di no, poi è carino, gentile, dolce…..fino a che non ricompare LEI. E’ insicuro, la sua autostima è inesistente anche se, secondo me, ritiene se stesso migliore di altri e cerca di sminuire tutti quelli che “disapprova”. Non è in grado di prendere decisioni, o meglio, le prende e poi va in crisi e non vorrebbe mai aver preso la decisione e si combatte per averla presa e se la prende con me incolpandomi della sua decisione. Io sono andata in terapia perchè mi sentivo sbagliata, lui no. Ora ho capito che non sono io ad essere sbagliata, non sono perfetta, ho anch’io un carattere particolare, ma perchè dovrei continuare ad annullarmi per lui? Ora cerco di ignorare le sue “cattiverie”, divento elusiva, diffondo nebbia e sembra funzionare. Sua madre? Lottare con una morta è dura, io cerco di essere, con mio figlio, esattamente l’opposto e anche questo, ovviamente, è stato fonte di notevoli problemi di relazione.