Apprendimento e memoria

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L \\\'Autore di questo articolo è uno psicologo o psicoterapeuta.

L’apprendimento e la memoria sono due funzioni complesse e strettamente correlate; la memoria è la capacità di elaborare, immagazzinare e recuperare informazioni attraverso specifiche strategie di codifica e di recupero.

Pertanto affinché avvenga il processo mnemonico, devono verificarsi: la registrazione dell’informazione, la ritenzione, il consolidamento della traccia ed infine il recupero di questa. Ne consegue che la memoria non costituisce semplicemente un deposito di dati, ma è un processo complesso che non si esaurisce in una passiva ricezione di contenuti.

Memoria a breve termine e memoria a lungo termine

E’ possibile distinguere: una memoria a breve termine, un sistema capace di immagazzinare per brevi periodi di tempo un numero limitato di informazioni.

Memoria a lungo termine, un sistema capace di immagazzinare per periodi illimitati di tempo un numero illimitato di informazioni, che vengono processate, attivate e ed elaborate. Essa è ulteriormente distinta in: memoria dichiarativa e memoria non dichiarativa.

Memoria dichiarativa

Memoria dichiarativa, ovvero tutti quei contenuti che, una volta affiorati alla mente, possono essere espressi verbalmente. È possibile distinguere: la memoria episodica, in cui è presente una memoria con un riferimento spazio-temporale e figurale, e la memoria semantica, in cui è presente una memoria senza precisi riferimenti temporali e spaziali.

Memoria non dichiarativa

Memoria non dichiarativa, ovvero tutte quelle memorie che possono essere rilevate soltanto attraverso il comportamento manifesto del soggetto.

È possibile distinguere: la memoria procedurale, deputata all’apprendimento di abilità motorie, percettive e cognitive, e il sistema percettivo-rappresentazionale, deputato all’apprendimento di abilità percettive a livello presemantico, per il riconoscimento di parole ed oggetti pertanto, la memoria ha una funzione altamente adattiva in quanto permette all’individuo di utilizzare quanto appreso nel corso di precedenti esperienze per la comprensione e la risoluzione di problemi attuali.

Inoltre, il suo ruolo è fondamentale per lo sviluppo e la continuità di molti processi cognitivi, tra cui la percezione, l’apprendimento, il pensiero e il linguaggio.

L’apprendimento è, invece, quel processo di cambiamento del comportamento concreto o potenziale di un individuo in relazione ad una sua esperienza. Risulta dall’interazione di motivazione, emozione, memoria e, dunque, non è riducibile ad uno sterile meccanismo di assimilazione di contenuti.

Nel corso del tempo sono state elaborate diverse teorie:

Teoria tripartita di Atkinson e Shiffrin

Il passaggio da una fase di acquisizione, quindi di apprendimento vero e proprio, ad una di rievocazione, che presuppone la persistenza del ricordo, viene articolato da Atkinson e Shiffrin (1968), esponenti dello Human Information Processing, un approccio di derivazione cognitiva, il cui assunto unificante è che il funzionamento del computer costituisca il modello di funzionamento della mente umana.

Essi proposero la teoria tripartita della memoria che divideva funzionalmente la memoria in tre moduli, dotati di differente ampiezza e durata, e contenenti specifiche tipologie di contenuto: – Il sistema sensoriale che ha capacità limitata a pochi secondi e trattiene gli stimoli provenienti dagli organi di senso

A tal proposito famosi sono gli esperimenti di Sperling (1960), che cercò di valutare quanti elementi visivi potessero essere visti in un breve intervallo di tempo.

Presentò ai soggetti una tabella 3X3, formata da tre righe e tre colonne per un totale di 9 riquadri, per soli 50 millisecondi e chiese loro di rievocare quante più lettere possibile.

Con questa tecnica, cosiddetta del resoconto totale, le persone riuscivano a rievocare non più di 4 o 5 delle 9 lettere presentate, ma dichiaravano di aver visto più lettere di quante ne potessero recuperare. Sperling, perciò, decise di utilizzare la tecnica del resoconto parziale, con la quale si chiedeva ai soggetti di riportare solo una parte delle lettere, indicata da un apposito segnale acustico.

Il numero delle lettere rievocate dipendeva dall’intervallo tra la presentazione della tabella e l’emissione del segnale acustico: se veniva emesso subito dopo, i soggetti ricordavano tutte le lettere; se, invece, era più lungo diminuivano le lettere nominate.

Da queste ricerche Sperling confermò l’esistenza di un sistema sensoriale a rapido decadimento, dove l’informazione è codificata nella stessa forma dello stimolo originario. In particolare si definisce memoria iconica, il registro sensoriale della modalità visiva, e memoria ecoica di quella uditiva.

I registri sensoriali

Dai registri sensoriali, l’informazione viene inviata a un seconda magazzino costituito dalla Memoria a Breve Termine, a capacità limitata in grado di contenere, secondo quanto dimostrato da Miller, 7 più o meno due elementi per circa 10 secondi.

Infine, quest’ultimo magazzino comunica con la memoria a lungo termine, dotata di capacità e durata estesa.

Memoria a lungo termine

Essa contiene due tipologie di informazioni:

  • dichiarative, costituite da proposizioni, pensieri e ricordi espliciti;
  • procedurali, costituite da modalità di esecuzione di un’azione

Si noti l’importanza cruciale del ruolo svolto dal magazzino a breve termine che, per le sue funzioni, è stato anche denominato memoria di lavoro.

Infatti, essa riconosce, elabora, trasforma l’informazione in modo che possa essere conservata e riutilizzata per comprendere e riconoscere informazioni nuove.

Si assume inoltre che alla MBT appartiene l’azione deliberata di ripetizione dell’informazione, un processo attraverso cui l’informazione è mantenuta nel MBT un tempo necessario per essere trasferita alla memoria a lungo termine.

Ed è proprio in quest’ultimo passaggio che l’apprendimento può dirsi memorizzato, diventando un patrimonio personale, tendenzialmente stabile.

Da un lato la memorizzazione è un processo controllabile e pianificabile che presuppone un apprendimento chiaro, dall’altro l’apprendimento, per diventare saldo e duraturo, evitando di ridursi ad un’estemporanea comprensione di contenuti, deve essere seguito dalla memorizzazione.

Quindi la relazione tra processi di apprendimento e di memorizzazione si rivela circolare: la metacognizione di Flavell.

La relazione tra apprendimento e memoria è stata analizzata negli anni 70 anche da Flavell che ha approfondito le funzioni metacognitive. Esse consistono nel coordinare, guidare e monitorare il proprio percorso di apprendimento, ma anche nel disporre ed allocare il giusto quantitativo di risorse attentive e mnemoniche.

Sono, quindi, competenze di regolazione della propria attività di apprendimento, sovraordinate a quelle cognitive e per questo definite “metacognitive”. E’ infatti considerata la competenza-chiave per un apprendimento efficace, che ottimizza tempi e metodi di apprendimento.

In questo processo, la memorizzazione, considerata un elemento preliminare di un apprendimento ottimale, scaturisce proprio da come sono state compiute le fasi di comprensione, ovvero da come è stato strutturato e rielaborato attivamente il materiale: l’apprendimento, infatti, deve persistere a lungo così da poterlo rievocare quando necessario.

Autore: Santina Claudia Micieli, Psicologa Clinica
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