Bambini che mordono: cosa fare?

| |

Author Details
L \\\'Autore di questo articolo è uno psicologo o psicoterapeuta.
bambini che mordono
Bambini che mordono -Immagini dal libro illustrato di Karen Katz – “No Biting A Little Book Of Ma”

Nella mia pratica di Coordinatrice Pedagogica nei Nidi d’Infanzia, attività complementare a quella di psicoterapeuta, mi capita spesso di imbattermi in situazioni in cui bambini/e di varia età fra i 7/8 mesi e i 2 anni mordono i compagni, i familiari, le educatrici, creando estremo disappunto, nonché ansia legata al timore che ciò possa preludere a comportamenti aggressivi presenti e futuri.

Bambini che mordono: significato psicologico

Il bambino che morde genera una certa preoccupazione nel genitore. Niente di più sbagliato: infatti il mordere dei bambini/e piccoli rappresenta un gesto legato alle fasi di sviluppo e non può essere correlato al significato e all’accezione che assume invece nell’età adulta.

Vediamo ora che significato ha il morso del bambino/a in relazione alla sua fase di sviluppo e ai compiti di sviluppo (tappe e obiettivi) che competono alla sua età.

Bambini di un anno

Nel 1° anno di vita il bambino esplora il mondo attraverso i sensi: la vista e il tatto prevalentemente. Il bambino di questa età vive in una sorta di legame fusionale con la madre e l’ambiente circostante e ancor più che in altre età risponde direttamente alle istanze esterne, emotive in primis.

Verso i sei mesi con lo spuntare dei primi dentini la bambina/o inizia una nuova fase di contatto con il mondo esterno attraverso il mettere in bocca e il mordere.

In questo modo il bambino/a sperimenta un contatto più attivo e trasformativo su ciò che lo circonda, oltre che esprimere emozioni e sentimenti quali ad esempio gioia, rabbia, amore. In tale età pertanto il morso ha valenza di esplorazione ed espressione affettiva.

Bambino di due anni

Nel 2° anno di vita si assiste alla nascita del linguaggio e del gioco. Il bambino/a scopre in modo più’ compiuto il mondo: può’ esplorare ciò’ che gli sta intorno camminando e poi correndo, può chiedere con più precisione all’adulto ciò che lo incuriosisce anche quando è molto in alto, può commentare con la mamma ed il papà gli oggetti e gli eventi interessanti, comunicare le proprie necessità corporali acquisendo pian piano il controllo di tali funzioni, può infine trasformare ciò’ che lo circonda con il gioco.

Si assiste alla nascita di una certa individualità e separazione: compare il NO. Il “no” indica come il bambino stia iniziando ad essere un individuo unico ed originale separato dai genitori e che quindi esprime emozioni, sentimenti e opinioni sue proprie. Questo è spesso un “no” a tutto purché sancisca la diversità: io sono io e tu sei tu, sembra dire.

In tale età il morso può avere una valenza di affermazione di Sé. Questa espressione emotiva va ri-orientata in termini funzionali, come? Spiegando al bambino/a che può usare le parole, il linguaggio, se vuole ottenere o fare qualcosa, aiutandolo anche ad apprendere ad aspettare il proprio turno.

Bambini di tre anni

All’inizio del 3° anno comincia a perfezionarsi la possibilità di esplorare qualcosa di molto diverso dall’universo fisico: gli altri, intesi come altre persone distinte e diverse da sé, capaci di percepire, esprimere emozioni ed esigenze e desiderare oggetti.

La nascita della propria personalità viene percepita sempre più profondamente e soprattutto sempre più come qualcosa di diverso dalla figura dell’adulto, in particolare dalla madre. Il bambino/a scopre nel gioco l’altro da Sè: il gioco non è più solitario ma condiviso e può comportare anche dei conflitti.

In tal senso il morso può assumere la valenza di reazione istintiva al conflitto, pertanto va illustrato sia con le parole che con l’esempio che il conflitto va affrontato con le parole, che si può provare rabbia ma che la si può anche affrontare, parlandone e cercando di raggiungere un accordo.

E se li lasciamo fare scopriremo che i bambini sono spesso molto più bravi di noi adulti in questo.

Il bambino che morde: come comportarsi?

Il bambino che morde non deve essere problematizzato. Come abbiamo visto il mordere nei bambini piccoli è un modo per esprimere emozioni, sentimenti e desideri, non necessariamente negativi.

In età più avanzata possono avere altri significati come ad esempio l’essere rimasti fissati o il regredire ad una modalità precedente oppure l’esprimere rabbia e frustrazione che non si sa come esprimere diversamente.

Il sapere che il morso di un bimbo/a di uno, due o tre anni ha un significato comunicativo e un’accezione particolare, non vuol dire che dobbiamo permetterglielo o restare passivi, ma più semplicemente capire che il bambino ci sta ponendo una richiesta, vuole dirci qualcosa e noi dobbiamo fornirgli gli strumenti giusti, funzionali e validi per esprimere quello che sente.

Non è utile reprimere questo genere di comportamenti, anche perché porterebbe avere pesanti conseguenze nel bambino, quali ad esempio la rimozione di sentimenti ed emozioni, la svalutazione e l’autovalutazione di Sé: il piccolo/a, infatti, per effetto del principio di auto riferimento si potrebbe sentire cattivo, come cattivo/a è il gesto, con successivo isolamento, stigmatizzazione e identificazione negativa.

Il bambino può imparare modi diversi per esprimersi

Se invece noi dimostriamo di comprendere il bisogno del bambino/a di auto-affermarsi e di esprimersi, ma correggiamo la modalità con cui lo mette in pratica, rendendola meno offensiva e più discorsiva, il bambino/a potrà liberarsi di questo comportamento e apprendere modi più funzionali di esprimere, tutte le sue emozioni e vissuti, il disappunto, la frustrazione, la rabbia… o anche più semplicemente il proprio punto di vista.

Cosa fare quando il bambino morde (consigli pratici)

  1. Identificare le situazioni in cui questo comportamento avviene maggiormente e cercare di capire cosa ci sta comunicando il bambino che morde.
  2. Insegnare al bambino/a a riconoscere le proprie emozioni ed esprimerle a parole.
  3. Avere poche, chiare e precise regole: l’uso dei “NO” e di regole ferme in questa fase è fondamentale: non si deve permettere al bambino/a di far male, ma neanche stigmatizzare il suo comportamento perché potrebbe percepirsi “cattivo” quando in realtà sta solo cercando di comunicare qualcosa.
  4. Spiegare con voce ferma al bambino/a che non si morde, interrompendo prontamente l’azione.
  5. Evitare le punizioni fisiche (schiaffi, pizzicotti, sberle, morsi) che confermerebbero solo il modello di aggressività tenuto dal bambino/a. Può essere più utile farlo sedere qualche minuto per calmarsi.
  6. Spiegare al bambino/a che il morso provoca dolore all’altro, soprattutto dopo i 18 mesi il bambino/a è in grado di capire che può lasciare segni e/o ferire. In questo caso è utile fornire un modello alternativo, ossia quello verbale.
  7. Aiutare il bambino/a a calmarsi, se il morso sopraggiunge quando è arrabbiato e solo in un secondo momento aiutatelo a spiegare i motivi della sua rabbia.
  8. Fornire al bambino più piccolo (principalmente fino ai 12 mesi il bambino/a è nella fase in cui mastica e mette tutto in bocca) dei giochi, ad esempio gommosi, che possano essere morsicati e succhiati in sicurezza, per dargli comunque modo di soddisfare il suo bisogno di esplorare, ma anche di sperimentare la sua competenza sensoriale.

Il bambino che morde non deve vivere il morso come un gioco

Evitare di ridere/sorridere o compiacersi quando il bambino/a morde o che questo comportamento venga considerato come un gioco da parte di tutti gli adulti che si occupano del bambino (genitori, nonni, maestre ecc).

A cura di: Morena Romano, Psicologa-Psicoterapeuta
Specializzata in Psicoterapia Analitica Junghiana
Se ti è piaciuto questo articolo puoi seguirci su Facebook: Pagina ufficiale di Psicoadvisor o sul nostro gruppo Dentro la psiche“. Puoi anche iscrivervi alla nostra NewsletterPer leggere tutti i miei articoli ti invito a visitare questa pagina