Chi siamo? Dove abbiamo abbandonato noi stessi e perché?

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L \\\'Autore di questo articolo è uno psicologo o psicoterapeuta.

chi sono

CI GUARDIAMO ALLO SPECCHIO, MA CHI SIAMO? DOVE ABBIAMO ABBANDONATO NOI STESSI E PERCHE’? A chi non è mai capitato di sentirsi perso, di non ritrovarsi, di non sentirsi più…

La vita è un lungo percorso ricco di eventi, camminiamo lungo la strada attraversando molteplici esperienze che ci arricchiscono, che ci maturano ma che ci portano via dei pezzetti di noi stessi. Spesso senza rendercene conto.

Viviamo in una società veloce, accelerata. Siamo concentrati sulla casa, sui figli, sul partner, sul lavoro. Unico obiettivo giornaliero: mettersi a letto e dormire.

Un giorno qualunque accade qualcosa. Accade che la routine si spezza, che l’assetto si stravolga. Accade la fine di un amore, accade un lutto, accade la perdita del lavoro, accade che i figli ormai cresciuti non hanno più bisogno di noi. Purtroppo, (o per fortuna) la vita ci costringe a cambiamenti duri, uno tsunami si porta via tutte le nostre abitudini e certezze quotidiane.

Solo allora, ci ritroviamo di fronte a noi stessi. Ma non ci riconosciamo più. Ci sentiamo stanchi, vuoti. Ci sentiamo appesantiti, invecchiati. Andiamo avanti nell’inerzIa.
Ma cosa possiamo fare?

RICUCIRE LA CONTINUITA’ POSITIVA

Il tempo e gli eventi creano strappi nella trama della nostra esistenza, la comunicazione con noi stessi s’interrompe, il ponte tra passato e presente crolla. La sensazione più comune è il non riconoscersi più, guardando una vecchia foto o ricordando un episodio della nostra vita ci sembra tutto cosi lontano e perso.

Riprendiamo il filo di continuità di quello che eravamo.
Apriamo le stanze dei ricordi belli, di quando eravamo gioiosi, allegri e spensierati. Entriamoci dentro dentro, guardiamoci intorno con attenzione, ascoltiamo i suoni e le voci, sentiamone gli odori, i sapori.

TECNICA

Prendiamoci del tempo per noi, senza alcuna fretta. Rimettiamo fuori vecchie foto, vecchi dischi, vecchi vestiti ed oggetti. Apriamo il baule in soffitta e buttiamoci dentro, piano piano, senza correre. Se alcuni ricordi ci fanno male, tranquilli. Possiamo chiudere e riprendere tra qualche giorno, un po’ per volta ci avviciniamo alle sensazioni, accogliamo le emozioni e le attraversiamo.

Gli odori ed i sapori della nostra prima giovinezza, quella torta che ci faceva la nonna, il piatto preferito della mamma, l’odore buono del papà, i compagni di classe, le vacanze estive.
Chi c’era con noi, cosa facevamo e dove eravamo? Cosa ci rendeva allegri? Uno sport? Gli amici? Le passeggiate in bici? Ballare?

Chiediamoci: cosa posso riprendere?

Bene, proviamo a fare quella torta o quel piatto della mamma. Cerchiamo quel vecchio dopobarba del papà. Carichiamo una lista musicale, portiamola con noi in auto o mentre siamo a casa.

Iscriviamoci ad un corso di danza o al nostro vecchio sport. Riprendiamo i nostri hobbies, riprendiamo la nostra vitalità, la nostra spensieratezza, riprendiamo la nostra vita!
Ma attenzione, non lasciamo questa esperienza incompiuta. La nostra mente potrebbe amplificarne la parte triste e rendere l’accesso ai ricordi ancora più difficoltoso.

La vita è cambiamento, un continuo movimento. Non si può tornare indietro, ma possiamo ricucire quello strappo nelle emozioni, ritrovarci in esse per ritrovarci in noi.

Buon viaggio!

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