Cosa non ti va più di me? Come non perdersi nei cambiamenti di coppia

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L \\\'Autore di questo articolo è uno psicologo o psicoterapeuta.

Come nasce una relazione e quali sono i fattori che portano alla rottura o al mantenimento del rapporto. Le basi dell’amore romantico, e successivamente della relazione di coppia, hanno luogo in ciò che noi cerchiamo dell’ e nell’altro, nel significato che la relazione riveste per entrambi i partner.

La nascita della relazione e le origine nell’infanzia

Ciò come si definisce? I teorici dell’evoluzione legano il concetto di amore romantico all’attaccamento; in particolare il modo in cui noi viviamo la relazione amorosa e il significato che ad essa diamo deriva ed è uno sviluppo della primissima relazione con la figura caregiver (accudente) di riferimento.

Il riferimento principale è lo studio che è stato fatto da Mary Ainsworth: la psicologa osservò che i piccoli, posti in una situazione inconsueta, separati dalla madre e messi con uno sconosciuto, al rientro della madre reagivano in tre modi diversi:

  • Sicuri
    Tollerano brevi separazioni, sono contenti quando la madre torna ed hanno fiducia che la loro madre tornerà.
  • Evitanti
    Sono disinteressati al rientro della madre, sembrano da lei distanti e non hanno fiducia nel suo rientro.
  • Ambivalenti-resistenti
    Sono molto in difficoltà a tollerare la frustrazione della separazione e si aggrappano disperatamente a lei anche se con atteggiamento ambivalente.

Sulla base di queste tre categorie di risposta si definiscono tre tipi di imprinting di relazione, un pattern di informazioni emotivo corporee che direzionano la nostra modalità relazionale nell’incontro di coppia.

Questi stili si trasmettono addirittura come modalità familiare, di generazione in generazione. L’idea è che ognuno porta nella relazione un’esperienza che ha già fatto all’origine, corredandola con aspettative verso l’altro, bisogni, desideri di compiutezza.

Così gli innamorati della Relazione Sicura trovano facile avvicinarsi al partner e sperimentare con lui intimità, sono a loro agio sia nel dipendere che nel far dipendere l’altro da loro. Non pensano alla possibilità di essere abbandonati e della vicinanza emotiva.

Gli amanti della Relazione Evitante provano disagio rispetto alla distanza emotiva, difficile aver fiducia o poter dipendere da qualcun altro. Possono temere la vicinanza emotiva ( timorosi) o mantengono fermi i paletti ( respingenti).

Quelli della Relazione Ansioso-Ambivalente- Resistente percepiscono invece una forma di riluttanza dell’altro verso di loro, l’idea che “non vuole veramente stare con me”. Vorrebbero la fusione, l’appartenenza ma tipicamente se agiscono questo desiderio, l’altro fugge.

Questi stili non sono più o meno buoni, dipendono molto dal contesto culturale (per l’europeo lo stile migliore è quello sicuro, mentre nei kibbutz israeliani e in Giappone lo standard è associato allo stile ansioso-ambivalente), in quanto tutto dipende dai significati che si danno alle relazioni e quindi dal contesto che li fornisce.

Rapporto di coppia: come è vissuto

Quando ci si mette insieme ovviamente si vuole-spera che sia per sempre o comunque per il maggior tempo possibile, anche se si sa che le probabilità di terminare la storia esistono.

Sono sicuramente cambiati i significati che si danno alle storie d’amore, il motivo per cui ci si mette insieme. Fino a poco più di 50 anni fa, almeno in Europa, c’era l’esigenza di salvaguardare il nome della famiglia, di preservare o allargare i beni della stessa e quindi la scelta del partner era funzionale a questo.

In epoca odiera invece sembra che il valore implicito sia il mantenimento della purezza della relazione e del sentimento in sé e per sé, una maggior libertà nell‘espressione. Quindi quando non si va più “bene” insieme, ci si lascia.

Forse ancora molte relazioni terminano perché all’inizio si sottovalutano le caratteristiche dell’altro tutti mirati nello schema “ Adesso ti cambierò io” oppure “ Ti- mi farò vedere che tu sei diverso da come appari”. Infine, si sperimenta il tentativo profondo che lui o lei confermino l’idea che abbiamo di noi “ vorrei che tu fossi gentile, ma se lo sei non sei più coerente con quello che io penso di me e cioè che non merito gentilezze. Quindi se non lo sei non vai bene, ma nemmeno se lo sei perché sennò devo aprirmi e cambiare l’idea che ho di me stesso”.

Un altro motivo per cui i rapporti terminano è che all’inizio il partner si sceglie sulla base di bisogni che ci sono in quel momento ( es. necessità di svincolarsi, necessità di fare figli, di avere un certo tipo di famiglia alternativa alla propria). Si sceglie l’altro per ciò che è funzionale in quel dato momento di vita.

Questi temi ci fanno capire come mai ci sono coppie che sopravvivono tutta la vita e persone invece che cambiano molte relazioni: molte coppie restano così insieme in relazioni che appaiono almeno emozionalmente piatte ed altre che chiudono quando uno dei due non si sente più innamorato.

Si potrebbe così dire che cambia il significato che si dà alla coppia e al suo essere contenitore di amore romantico o di qualcos’altro.

Se ad entrambe va bene stare insieme perché così non si è soli, oppure perche ci sono i figli o via dicendo la coppia può funzionare perché condivide. Se invece uno dei due non si trova d’accordo e quindi quando uno dei due ha una percezione differente o dell’importanza dell’amore o di quel che l’amore significa, allora le cose cambiano.

Ma questa differente prospettiva può accadere anche in seguito ad eventi esterni e contestuali e cioè ad un certo punto il sistema coppia è perturbato da un cambiamento ( una malattia, un lutto, ecc), cioè da un evento che crea una differenza, una nuova consapevolezza.

Cambiamento – coppia e mantenimento degli equilibri

La premessa al concetto del cambiamento è che, dagli studi fatti emerge come ci siano due parametri che contribuiscono alla resilienza della coppia e quindi alla sua forza di adattamento alle perturbazioni: il trovare del tempo per stare insieme e l’essere disposti ad operare dei cambiamenti per fare piacere all’altro. Le persone che sono soddisfatte delle loro relazioni infatti hanno voglia di stare col partner e di fare micro cambiamenti per far piacere all’altro.

Vita di coppia: differenze di prospettiva tra uomo e donna

Esiste anche una differenza di genere rispetto a come , uomo e donna, percepiscano la loro relazione. Si è visto che generalmente gli uomini vedano con maggiore positività e ottimismo la relazione, mentre le donne in maniera più realistica ed oggettiva. Sicuramente uomo e donna vedono diversamente la relazione e funzionano in essa in modo diverso ma potremmo anche dire che probabilmente gli uomini la necessitano di più e quindi tendono ad essere più leggeri nella percezione di essa rispetto alle donne.

Questa idea può essere avvalorata dai dati sulla mortalità. Gli uomini single muoiono prima ed hanno maggiori probabilità di ammalarsi ed avere incidenti rispetto agli uomini sposati, mentre per le donne è vero il contrario. Gli uomini sembrano avere più da guadagnare , rispetto alle donne, a entrare nelle relazioni anche se all’inizio sono più riluttanti ad iniziarle.

Ridefinire la relazione: ci evolviamo o chiudiamo?

Poiché quando si inizia una relazione è anche per far acquietare i dubbi che abbiamo su di noi (leggi modificare le nostre premesse), e , se siamo disponibili e ci permettiamo, con la forza della fiducia nel cambiamento e nell’amore, di lasciarci cambiare, è anche vero che se abbiamo troppa paura di cambiare le premesse, idee su di noi, preferiamo chiudere la relazione. A quel punto le possibili ridefinizioni possono essere quelle di chiudere la relazione oppure quella di ridefinirla.

Inoltre quando il partner ci ha aiutato a ridefinire l’idea che abbiamo su di noi, è possibile che la storia “non ci serva più” nel senso che non è più funzionale, perché il bisogno che l’aveva guidata è stato soddisfatto. A quel punto che fare???

Alcuni parametri possono essere rivisti e possono divenire oggetto di lavoro: ad esempio si è visto che investire all’esterno sulla propria realizzazione personale, al di là di quella di coppia, può contribuire a percepire in luce più positiva la relazione di coppia ( i partner sono più accurati nella codifica delle interazioni comunicative se sono più soddisfatti).

E ancora se impariamo a pensare non in termini di causa ed effetto ma in modo circolare ( tanti fattori contribuiscono a definire una situazione che a sua volta influenza i vari fattori) possiamo allentare le attribuzioni di colpa ( tu fai così perché hai un caratteraccio, io faccio così perché tu mi fai impazzire – differenza fra attribuzione disposizione e caratteriale). Il pensiero circolare permette di capire come mai il partner potrebbe comportarsi proprio così e quindi permette di mantenere una posizione di apertura.

Un altro investimento da fare è quello sulla comunicazione, sul potersi dire le cose in un’ottica di ascolto reciproco, dove entrambe mollano un po’ le loro posizioni.

L’idea è che, al di là di come può essere ridefinita la relazione, la cosa saggia sarebbe farlo in un’ottica di comprensione del contesto in cui ci si è mossi come coppia, nella comprensione della propria e dell’altrui funzione nel sistema e in quel dato momento storico. Ecco che a quel punto il cambiamento può venir compreso nel suo senso più profondo: quello di creare differenze.


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