Gli inganni del tempo: a volte si ferma e altre volte vola

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Psicologa, Tutor scolastico e Tutor specializzato in Disturbi Specifici di Apprendimento.

Gli “inganni” del tempo: come una stessa quantità di ore può sembrarci breve o infinita e come la percezione di ciò sia cambiata con l’attuale situazione che stiamo vivendo.

In quest’ultimo anno e mezzo abbiamo tutti sperimentato una nuova concezione del tempo: siamo passati da una quotidianità frenetica, piena di impegni, nella quale pronunciavamo spesso frasi del tipo: “Non ho tempo per fare nulla”, “Ho poco tempo da dedicare ai miei hobby”, “Ah, se potessi avere un pò di tempo in più!”, ad una vita nella quale ci è sembrato che quelle ventiquattro ore non passassero mai, lontani dagli affetti più cari, chiusi in casa, senza che gli impegni e le scadenze che reputavamo banali o in qualche modo fastidiose scandissero le nostre giornate.

Ed ecco che le frasi da noi pronunciate più spesso erano: “Oggi non passa mai..”, “E’ ancora mezzogiorno?!”, “Ma quando arriva domani?”, e la maggior parte di noi avrà rimpianto quei giorni in cui tra il lavoro, la palestra, gli impegni dei figli, le ore trascorse in mezzo al traffico, non aveva neanche un minuto libero.

Ma c’è anche chi, al contrario, ha rivalutato la bellezza di una vita meno “di corsa”, ha capito che la sua quotidianità era migliore con un ritmo più lento.

Vivere il presente e scandire il tempo

Effettivamente, vivere in modo troppo frenetico può avere anche conseguenze negative; la tecnologia ci ha abituati ad essere sempre connessi, a rispondere subito ad un messaggio sul cellulare, ad una e-mail, a trovare in un motore di ricerca, in pochi secondi, le informazioni di cui abbiamo bisogno.

Tutto ciò dovrebbe facilitare la nostra vita, dovrebbe permetterci di “guadagnare tempo”; ma, paradossalmente, ce lo toglie. Il tempo che guadagniamo, ad esempio, pagando una bolletta tramite un app dovrebbe farci risparmiare decine di minuti o perfino ore in fila davanti ad uno sportello; ma sono proprio quelle decine di minuti, che dovremmo risparmiare, che, in realtà, “consumiamo” davanti al nostro tablet o chattando su un social: non si ha tempo per accorgersi del passare del tempo stesso.

Tra alienazione e mancanza di tempo conscia

Tutto ciò, oltre ad avere ripercussioni negative sui processi dell’attenzione e sulla memoria, può causare anche disturbi psicologici, tra i quali lo stress; in particolare, la dipendenza dalle nuove tecnologie ed il relativo stress associato, viene detto tecno-stress. In molti hanno la sensazione di non avere mai abbastanza tempo, soffrendo di quella che viene definita di “mancanza di tempo cronica”.

Il sociologo tedesco Hartmut Rosa parla, invece, di una sorta di “alienazione”, dovuta all’accelerazione dello stile di vita: si ha sempre più fretta di svolgere le azioni quotidiane tanto che i nostri pensieri sono sempre più brevi e superficiali, e gli obiettivi che ci proponiamo vengono sostituiti da altri nuovi.

Ecco che allora, in molti hanno riscoperto la bellezza di una quotidianità più tranquilla, meno veloce, hanno imparato a dar valore a quelle lancette che si muovono sui nostri orologi.
Chi va sempre di corsa sperimenta “un’intolleranza all’attesa”: non ha più la pazienza di fare la fila in un ufficio, di aspettare l’autobus, o di attendere che il computer si accenda.
Invece, vivere con un ritmo meno veloce può portare benefici sul nostro benessere psico-fisico.

Quello che molte persone hanno imparato in questi ultimi mesi è proprio sperimentare in modo diverso lo scorrere del tempo, godere dell’attimo, assaporare un piatto di pasta insieme alla propria famiglia piuttosto che mangiare un panino di corsa davanti ad un computer, vedere dal terrazzo il sole che tramonta e che non si riusciva a guardare perché imbottigliati nel traffico.

Ed ecco che, con un ritmo meno frenetico, si riesce anche a coltivare di nuovo la pazienza: non si ha il desiderio di fare tutto e subito, ma si riesce ad aspettare qualcosa senza smania.

Il divario tra tempo oggettivo e tempo soggettivo

Ovviamente, ognuno di noi, impiega il proprio tempo nella maniera che ritiene più opportuna e nel modo più consono alla propria personalità e ai propri desideri. Quindi, non c’è nulla di più soggettivo dell’uso che facciamo delle ore e dei minuti che compongono una giornata, e, soprattutto, non c’è nulla di più soggettivo della percezione che abbiamo del tempo stesso: il tempo oggettivo, infatti, quasi mai coincide con quello soggettivo.

Due ore possono sembrarci pochi minuti se trascorsi in modo sereno o svolgendo un’attività per noi piacevole e, al contrario, sembrano non passare mai se le trascorriamo insieme a persone che non ci sono simpatiche o facendo qualcosa che non ci piace. Chi, infatti, non ha mai pronunciato frasi quali: “Questo pomeriggio è volato!”, “Già sono passate tre ore?!” oppure “Sembra che ieri non finisse mai!”, “Ma si è fermato l’orologio?”.

Ma perché succede questo? Quali sono i meccanismi che determinano la percezione soggettiva del trascorrere del tempo? Innanzitutto, come già ho accennato poco fa, trovarsi in una situazione piacevole fa sì che la durata del tempo sembri minore e sia il fatto di sottostimare o sovrastimare un intervallo di tempo è stato studiato da un gruppo di ricercatori in Portogallo.

L’equipe di scienziati, coordinata da Joe Paton, del Champalimaud Centre for the Unknown di Lisbona, ha identificato i circuiti neurali che modulano la percezione dello scorrere del tempo: in particolare, i neuroni responsabili di ciò sono i neuroni dopaminergici; è quindi la dopamina che può influenzare il modo in cui percepiamo il tempo.

Un altro “inganno” del tempo è quando un evento passato ci sembra più recente di quanto non lo sia in realtà: quante volte, infatti, riferendoci ad un evento, esordiamo con: “Ma veramente sono già passati tre anni da quella volta? Sembra ieri!”.

L’effetto telescopio

Tale fenomeno è noto come effetto telescopio, che prende proprio il nome dall’oggetto che avvicina gli oggetti; tale effetto è stato studiato da diversi scienziati e tra i primi troviamo lo psicologo inglese James Sully, già nel 1881.

Tale fenomeno aumenta all’aumentare dell’intervallo di tempo trascorso, ovvero più l’evento è remoto e più ci sembra recente. Concludendo questo breve escursus sul tempo e sulla sua percezione, possiamo dire che anche se lo possiamo misurare, anche se possiamo datare un evento, anche se ne parliamo tutti i giorni, il concetto di tempo rimane, per molti, affascinante e pieno di “inganni”!

Autore: Lorenza Fiorilli, psicologa