Gli occhi: le finestre sulle nostre emozioni

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L \\\'Autore di questo articolo è uno psicologo o psicoterapeuta.

occhi

Gli occhi sono due piccole fessure, metaforicamente associate all’anima; in letteratura troviamo mille interpretazioni, ma nella pratica sappiamo ben poco sulla loro funzione e soprattutto, sulle alterazioni che possono manifestare.

Lo sguardo invecchia o ringiovansce più di qualsiasi crema miracolosa o lifting, dona lucentezza al viso cosi come può spegnerne l’espressione. Le esperienze passate si imprimono negli occhi, la tristezza li socchiude, la paura li spalanca.

Lo strumento principale degli occhi è l’attenzione, una sorta di radar che attraverso un bip bip interno, li dirige, li muove, li chiude e li apre.

Come sempre, tratterò l’argomento concretamente restando lontana da simbolismi e tecnicismi che oltre ad allontanarsi dalla realtà pratica, annoiano i lettori ed io … non voglio calare il vostro livello di attenzione!

LA STORIA DEGLI OCCHI

Ricerche recenti hanno evidenziato quanto gli occhi siano attivi già dalla nascita, il neonato riconosce la fisionomia della mamma, riconosce i volti armoniosi, riconosce le tonalità dell’ambiente. Spesso gli adulti non capiscono perchè il neonato pianga al loro viso sorridente, cosa che capita anche con gli animali: a chi non è capitato di fa ringhiare un cane solo con lo sguardo?

Uno sguardo fermo e deciso trasmette determinazione, uno sguardo basso trasmette fragilità e chiusura, insomma, gli occhi parlano e non in senso metaforico.
Attraverso gli occhi il bambino imita i grandi, imparando le regole della vita. Attraverso gli occhi il bambino mostra la tenerezza, la paura, la rabbia.

Nel corso della crescita lo sguardo cambia, si modifica in conseguenza alle esperienze. L’ostinazione tende a socchiudere gli occhi, aumentandone le rughette intorno, l’ansia viceversa li tiene spalancati, in uno sguardo fisso.

Se cerchiamo in internet, possiamo facilmente reperire le immagini dei soldati e notare la diversità nello sguardo prima e dopo la guerra.

IL SE’ E GLI OCCHI

Il nostro sè è strutturato in quattro parti, e tutte queste parti si esprimono attraverso gli occhi.
Ne elenco solo alcune, tra le più comuni:

  • Piano emotivo: espressività emozionale, ossia, il pianto, la gioia, la paura sono tutte
    trasmesse attraverso gli occhi;
  • Piano posturale: feedback posturale, con gli occhi modifichiamo la posizione del nostro corpo;
  • Piano fisiologico: la dilatazione o costrizione del diametro pupillare ci da indicazioni sullo stato interno della persona, notoriamente il medico osserva il movimento pupillare come primo segno di choc;
  • Piano cognitivo: acquisizione di informazioni dall’ambiente sul come muoversi e quando.

Gli occhi si muovono su un continuum che va dall’allentamento all’estrema attenzione, le esperienze possono bloccarne la dinamica fissandosi su un’unica modalità.
Cosa ci fa perdere questa naturale modalità tenendoci in allarme?

Ambiente allarmante
Un bambino che cresce in un ambiente familiare ansiogeno, atmosfera di continua paura ed allarme.

Rigidità dei genitori
Regole rigide, la paura di sbagliare, la paura di far arrabbiare la mamma o il papà.

Stress post-traumatico
Un evento traumatico altera le percezioni successive, tutto ciò che accade provoca ansia.
Sono tre situazioni diverse, tutte con il medesimo risultato: chiusura del campo visivo ai soli stimoli legati all’esperienza alterante.  Esempio classico l’incidente d’auto, in seguito ad esso presteremo attenzione solo alla strada, mani sul volante, tensione muscolare. Nel campo visivo rientrerà solo la strada di fronte a noi.

ATTENZIONE MORBIDA

L’attenzione alta ci fa perdere la capacità di cogliere i dettagli, quando siamo in auto non ci rendiamo conto del panorama che attraversiamo o della canzone che danno alla radio.
Non vediamo i colori del pasto che stiamo consumando, gli odori della stagione o semplicemente ci mettiamo a letto e non sentiamo il calore del nostro corpo.

Proviamo a chiudere gli occhi, respiriamo profondamente e riapriamoli. Ripetiamo questo gesto più e più volte, spostando lo sguardo e spaziando tutto il campo visivo. Soffermiamoci sui dettagli, sui colori. Piano piano, ci renderemo conto di quante cose ci circondano.

Ampliare il campo visivo ci permette di vedere oltre i limiti, di vedere altro nelle persone, di superare pregiudizi e pensieri stereotipati e in ultimo, raggiungere un benessere profondo.

A cura della Dott.sa Sabrina Rodogno, psicoterapeuta

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