La dott.ssa Rita Maria Turone, spiega come reciprocamente, e spesso in maniera implicita, ciascun membro della coppia definisce il ruolo dell’altro all’interno della cornice costituita dalla “costruzione difensiva”.
Comportamenti di difesa: tendenze progressive o regressive
Analizzando le dinamiche che si innestano tra i partners, si è diffusa la teoria di J. Willi sulla collusione della coppia, intendendo quel gioco inconscio e reciproco che permette la neutralizzazione delle paure, la compensazione dei torti subiti, la capacità di dominare situazione minacciose.
Ogni individuo porta in sé tendenze progressive o regressive, da considerare comportamenti di difesa nevrotici: nel primo caso finalizzati a dominare le proprie debolezze con apparente maturità; nel secondo ricadendo in modi infantili. Va detto che non tutti sono in grado di comportarsi progressivamente o regressivamente. Ad alcuni, infatti, il passaggio flessibile da uno stadio all’altro risulta per motivi profondi difficoltoso.
L’importanza dei trascorsi infantili
In una situazione collusiva, dunque, i partners sono costretti in due polarità: uno assume la posizione progressiva e l’altro è costretto alla regressiva. La progressività dell’uno rinforza il comportamento regressivo dell’altro e viceversa. Questa strategia promuove nel primo sentimenti di superiorità, padronanza di sé e autostima; allo stesso tempo il secondo cerca il soddisfacimento dei propri bisogni di sicurezza, dipendenza e accudimento, reprimendo le istanze progressive della propria personalità.
Così all’interno di questo accomodamento reciprocamente difensivo, ciascun membro della coppia delega all’altro quelle emozioni e quei comportamenti di cui ha più paura.
Questi modelli possono essere facilmente spiegati retrospettivamente in termini di esperienze relazionali infantili: una donna con un padre dominante può scegliere sia un partner altrettanto dominante che uno sottomesso, ripetendo o evitando in questo modo il percorso già vissuto.
Lo stesso tipo di trauma infantile, quindi, può condurre ad un comportamento sia regressivo che progressivo in relazione a quale paura predomina e allo stile dell’individuo in questione.
La diversa visione del mondo trasmessa a ciascuno dai propri genitori funge da filtro nella comprensione della realtà in genere e del partner in particolare. Soprattutto quando mancano altri punti di riferimento, l’osservazione del modello materno o paterno possono diventare gli unici metri di misura con cui valutare i comportamenti del partner.
Spesso quindi la richiesta che viene fatta è quella di riempire bisogni a cui i genitori non hanno dato risposta.
Costruzione difensiva dei ruoli nella coppia
La stabilità della strutturazione difensiva nella coppia è continuamente minacciata dal riemergere dei bisogni e delle paure represse.
Il partner regressivo teme di rompere il rapporto se si comporta più autonomamente e con indipendenza, incoraggiando l’altro a perseverare nel comportamento attivo di cura e protezione. In modo simile il partner progressivo evita accuratamente di agire in maniera regressiva rafforzando questo profilo nell’altro.
Ecco che reciprocamente, e spesso in maniera implicita, ciascun membro della coppia definisce il ruolo dell’altro all’interno della cornice costituita dalla costruzione difensiva.
A proposito di ciò, nel lontano 1961 R.D. Laing spiegava che “la persona non desidera soltanto avere l’altro come gancio a cui appendere le proprie proiezioni. Si sforza di trovare nell’altro o indurre l’altro a diventare la vera e propria incarnazione della persona la cui collaborazione è necessaria a complemento dell’identità particolare che essa si sente costretta a sostenere”.
Pertanto, la collusione offre, attraverso uno spazio psichico condiviso, un’illusoria soluzione di un conflitto intrapsichico percepito come risolvibile. Si comprende così la persistenza nel tempo di unioni altamente conflittuali e disturbate.
Rita Maria Turone, psicoterapeuta sistemico-relazionale
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