Il conscio guarda al mondo esterno, l’inconscio a quello interno

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L \\\'Autore di questo articolo è uno psicologo o psicoterapeuta.
incoscio collettivo
Illustrazione: verywellhealth.com

C. G. Jung, famoso psichiatra allievo poi dissidente di S. Freud e fondatore della psicologia analitica o psicologia dei complessi, elabora il concetto di complesso a tonalità affettiva che si manifesta attraverso rappresentazioni, come fattori specifici di disturbo del normale decorso psichico.

I sintomi psicopatologici sono pertanto di natura intrapsichica, provengono da una sfera che si trova al di fuori del controllo oggettivo della coscienza e appaiono in presenza di un abbassamento della soglia dell’attenzione, ossia di una maggior vulnerabilità.

L’inconscio collettivo di Jung

Nei suoi studi, C. G. Jung approfondisce attentamente la questione della costituzione dell’inconscio che a suo avviso è composto da un inconscio collettivo e un inconscio personale. Nell’opera “Gli archetipi e l’inconscio collettivo” Jung  specifica che l’inconscio collettivo corrisponde alla parte più profonda del mondo psichico e non è di natura individuale ma universale, in quanto si esprimerebbe con comportamenti che “cum grano salis” sono gli stessi dappertutto e per tutti gli individui.

In altre parole, gli archetipi presenti nell’inconscio collettivo, sono definibili come fatti della psiche primordiale, modelli di comportamento precostituiti e non sono percepibili se non attraverso l’immagine archetipica.

L’inconscio personale di Jung e il simbolismo

I complessi a tonalità affettiva fanno parte dell’inconscio personale, sorgono da un conflitto interiore e producono a loro volta un conflitto di cui l’individuo non può essere totalmente conscio ma possono venire alla luce attraverso l’analisi del sogno, delle fantasie, delle proiezioni che si fanno sul mondo esterno e anche sugli eventi sincronici che “capitano” all’individuo.

Dall’analisi di questi contenuti dell’inconscio e del grande materiale mitologico a sua disposizione Jung arrivò anche alla definizione del concetto di simbolo come mediatore, come ciò che unifica gli opposti della coscienza e dell’inconscio.

Il simbolo diviene un’immagine che, da una parte, costituisce una manifestazione dello sfondo psichico primordiale non ancora plasmato razionalmente e, dall’altra, è partecipe della realtà cosciente. Jung vide il simbolo come un’espressione paradossale che tende a unificare il “Sì” e il “No”, comprendendoli entrambi.

Il conscio guarda al mondo esterno, l’inconscio a quello interno

La funzione che l’inconscio, sia personale che collettivo, svolge nella psiche è di compensazione dell’atteggiamento cosciente: la coscienza è orientata, finalizzata ad uno scopo che è quello di favorire l’adattamento nei confronti del mondo esterno, l’inconscio è orientato invece verso un adattamento al mondo interiore permettendo un equilibrio costante, regolando ogni unilateralità, per evitare che vi sia un arresto nel processo vitale di evoluzione e individuazione.

Il processo di individuazione ha come scopo lo sviluppo della personalità individuale, che permette all’individuo di divenire Sé stesso, in equilibrio fra bisogni individuali e soggettivi e richieste della realtà concrete e oggettive.

Affinchè il processo di individuazione si avvii in questa forma specifica sono necessari due presupposti: il primo è l’analisi, ossia il percorso psicoterapico che permetta la presa di coscienza delle proprie difese e vissuti inconsci, l’altro è una situazione esistenziale che può anche essere rappresentata da una crisi, un cambiamento, un evento traumatico che metta l’accento sul disequilibrio, sulla disarmonia nella propria vita, ma che, in ogni caso esiga ed ottenga l’impegno dell’individuo a mettersi in discussione, svolgere una ricerca introspettiva su se e sulle proprie emozioni.

Gli archetipi

I principali archetipi, o meglio le principali immagini archetipiche che si incontrano nel processo individuativo, per essere elaborate e integrate adeguatamente nella coscienza sono, in ordine:

L’ombra

Che comprende gli aspetti considerati inaccettabili di Sé e che solitamente si proiettano sugli altri o sulla realtà esterna. Tali contenuti sono molto importanti poiché contengono in nuce elementi di crescita e cambiamento.

L’anima/l’animus

Che rappresentano le componenti contro sessuali del soggetto, l’anima componente femminile dell’uomo e l’animus componente maschile della donna. Vanno integrate in senso positivo per favorire la completezza dell’individuo.

Il Sé

Rappresenta il vero e proprio centro dell’individuo che implica una visione introspettiva e del mondo equilibrata e integrata.

Infine, un ultimo cenno alla visione della nevrosi secondo C.G. Jung, che non è mai solo qualcosa di negativo, ma è considerata come evento formatore della personalità che mette l’individuo nella condizione di prendere coscienza del proprio atteggiamento, dei conflitti e delle difese per poterle elaborare, integrando gli opposti e favorendo quel processo di completamento che è insito nell’individuazione.

Pertanto il sintomo nevrotico non va represso ne negato, ma accolto, ascoltato e risolto attraverso l’analisi.

A cura di: Morena Romano, Psicologa-Psicoterapeuta
Specializzata in Psicoterapia Analitica Junghiana
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BIBLIOGRAFIA
Ricordi sogni e riflessioni di C.G Jung
L’inconscio di C.G. Jung ed.Mondadori
L’uomo e i suoi simboli di C.G. Jung
Vita e opere di C.G. Jung di Barbara Hanna
La Psicologia di C. G. Jung di J. Jacobe
Gli archetipi e l’inconscio collettivo di C. G. Jung