Viviamo di desideri e desiderio, eppure se chiamati a darne una definizione ci si trova sempre in difficoltà. E come giustamente sostiene anche il professor Recalcati: “il desiderio non è una cosa semplice”, e aggiungerei… né da spiegare, né da vivere. Vi siete mai domandati perché quando si vede una stella cadente, si esprime un desiderio? Cos’ha a che fare il desiderio con le stelle?
Desiderio in latino significa “mancanza di stelle”.
Il desiderio nasce da una mancanza
La stella sin dai tempi antichi, ha sempre avuto una connotazione magica. Ha da sempre racchiuso in sé il significato di compagnia. Le stelle infatti illuminano la notte, ed hanno guidato e guidano i viaggiatori di mare e di terra. Il desiderio quindi, nasce da una mancanza, è diretto verso qualcosa o qualcuno.
Si alimenta, nasce e rinasce anche quando soddisfatto. Il desiderio è diverso dal bisogno, quest’ultimo rappresenta una necessità urgente, una volta soddisfatto cessa. Avete presente il momento in cui si è affamati? Quando non si mangia da ore e lo stomaco brontola per richiamare attenzione? In quel momento, qualsiasi cibo può soddisfare il bisogno della fame. Il desiderio no, è selettivo. Punta i fari su quel qualcosa, su quella persona, e non prevede alternative.
L’iconografia del desiderio è il bambino che si sfrega le mani guardando il pacco regalo sotto l’albero di Natale perché ansioso di aprirlo. È l’adolescente innamorato che aspetta di rivedere la fidanzatina dopo una settimana di lontananza.
L’invidia è un desiderio profondo
Il desiderio è passione invidiosa. Ma badate bene, l’invidia, nella sua accezione profonda, non è un emozione negativa, può essere un sentimento sano, che anzi, può portare ad evolversi, a crescere. Non è necessariamente distruttiva, ma al contrario può essere, costruttiva.
L’invidia è quanto più un desiderio di avere qualcosa che non si possiede, di essere come qualcuno, che rappresenta un esempio, un mentore. A discapito di quanto il senso comune ritenga, non prevede necessariamente la volontà di “voler togliere” o di desiderare il male per qualcuno.
Vista in questi termini, può considerarsi ammirazione, e può alimentare una sana competizione. Utile anche per migliorarsi. Il desiderio è emozione, e alimenta emozioni. L’essere umano vive di questo. L’essere umano ha un bisogno continuo di desiderare. Siamo desiderio-dipendenti.
Siamo desiderio-dipendenti
Il rapporto di coppia, è la relazione, il contesto psicologico in cui il desiderio rappresenta parte vitale. Pensate alle coppie sane e longeve, quelle che sembrano dover durare in eterno, eppure, se il desiderio inizia a diminuire, sono profondamente minacciate. Non è l’amore così propriamente inteso, che finisce, ma il desiderio.
Il legame tra i partner infatti è destinato a sgretolarsi perché vengono a mancare due elementi fondamentali: desiderare e sentirsi desiderati. Vi siete mai domandati perché questo accade?
A volte lo si ritiene qualcosa di normale, come se il tempo che passa avesse il potere di regolare il desiderio. Giustificando in questo modo, un tale processo, assumiamo inconsapevolmente, di essere in una posizione di passività sulla quale non si ha alcuna possibilità di intervenire… ma così non è.
Entrambi i partner hanno un grande potere: rendersi desiderabili agli occhi dell’altro/a. Questo comporta a sua volta il sentirsi desiderati. Prima cosa da fare per far si che questo accada è: evitare la simbiosi. Ricordate l’elemento fondante del desiderio? La mancanza. Se vi è simbiosi, non vi può essere mancanza.
Occorre lasciare all’interno della coppia la sensazione di non appartenersi mai completamente. Questo non significa destare sospetto, ma circoscrivere un limite di individualità che appartiene solo a se stessi, e dove il partner non ha accesso. Significa dedicarsi del tempo, uscire a prendere un caffè con un’amica/o e non prendere in mano il cellulare ogni 5 minuti per scrivere al compagno/a.
Destinare un giorno ai propri interessi: andare a vedere una mostra di quadri, assistere ad un convegno, andare in palestra. Insomma, anche piccole attenzioni verso se stessi, che permettano di mantenere un’area personale all’interno della quale nessuno ha accesso. E non dimentichiamoci poi, che nel macro-mondo del desiderio, vi è la sessualità; che rappresenta l’ossigeno che alimenta la fiamma dell’amore.
Molte volte, anzi, forse troppe, dopo anni di relazione la si da per scontata, come qualcosa di superfluo e non necessario. Questo è il grande errore che fa si che, ad un certo punto, il/la proprio/a partner, risulti ai propri occhi un/una amico/a. L’intimità va sempre alimentata con fantasia, con novità. Siamo esseri umani e siamo in continuo cambiamento, in continua evoluzione. Insieme a noi, cambia anche la nostra sessualità. Negli anni si modifica, si trasforma. Si alimentano nuove fantasie, altre invece si spengono. La sessualità è elemento in continuo mutamento e che necessita di continue attenzioni.
L’intimità andrebbe vissuta nella totale libertà, scevra da ogni pregiudizio. Libera dalla paura di mostrare sé stessi e le proprie fantasie all’interno di quel magnifico spazio condiviso della coppia; dove entrambi i partner hanno il diritto di essere se stessi nel modo più profondo e intimo che esista.
Veronica Rossi, Psicologa e Mental Coach
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