Il linguaggio del corpo e l’empatia

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Psicologa e mental coach, specializzata in psicologia alimentare, gestione dello stress, psicologia dell’ansia e della coppia. Riceve online e nei suoi studi di Terni e Bellaria-Igea Marina.

Comunicare significa letteralmente: “mettere in comune”, e nel caso della comunicazione interpersonale, ciò che viene messo in comune non sono oggetti o beni, bensì messaggi che veicolano intenzioni, sentimenti, informazioni, pensieri.

La comunicazione avviene attraverso il linguaggio (la parola), ma sopratutto, attraverso il corpo (linguaggio non verbale). Potrebbe sembrare strano, ma i messaggi mandati attraverso i gesti e il corpo, concorrono al processo comunicativo in misura significativamente maggiore rispetto alla comunicazione verbale. In questo senso il “come” è percepito dall’interlocutore come più importate rispetto il “cosa” si comunica.

È fondamentale conoscere i significati della comunicazione non verbale, non per interpretare eventuali intenzioni nascoste dell’altra persona, quanto più per imparare ad essere consapevoli della nostra stessa comunicazione e degli effetti che può generare negli altri.

Il “come” si comunica infatti, può causare il fallimento del processo comunicativo, generando distorsioni nelle relazioni.

Ci sono quindi “responsabilità comunicative” sia da parte di chi parla che da quella di chi ascolta. Come ben esplica Plutarco nella sua metafora: “Come nel gioco della palla deve esserci sintonia di movimento tra chi la lancia e chi la riceve, così nei discorsi si crea una corretta condizione quando sia chi parla sia chi ascolta rispettano ciò che compete loro”.

Purtroppo non esiste un dizionario universale per interpretare la comunicazione non verbale, infatti ogni atteggiamento avrà un significato diverso per ogni persona. Però qualcosa potrebbe essere di grande aiuto in questo: l’empatia.

Empatia: entrare nel mondo dell’altro

Empatia è un termine di di origine greca da en-“dentro” + pathos “sofferenza, sentimento”, è possibile definirla come la capacità di comprendere i pensieri e le emozioni di un’altra persona… un’esperienza di condivisione affettiva.

Carl Rogers, grande psicologo umanista, considera l’empatia come una capacità necessaria per entrare nel mondo dell’altro e gestire efficacemente le diverse relazioni. Sinteticamente si può definire l’empatia la capacità di “mettersi nei panni dell’altro”.

L’empatia è anche considerabile come un vera e propria competenza emotiva, offrendo anche potenzialità spendibili in diversi ambiti della vita, sia personali e relazionali che professionali. È quindi una competenza trasversale che determina buona relazioni sociali, ma anche una comunicazione efficace nei vari contesti.

Per cogliere i sentimenti e le emozioni altrui, senza necessariamente che questi le esprimano verbalmente, è necessaria una connessione con l’altra persona, guidata dall’empatia. Quando questa abilità viene a meno, si rischia di sviluppare indifferenza nei confronti degli altri, che andrà sicuramente ad interferire con la comunicazione, ma ancor di più con la relazione.

La comunicazione non verbale

La comunicazione non verbale si compone di due aspetti: il paralinguaggio, che si riferisce alle componenti vocali del linguaggio (volume, tempo, ritmo, timbro eccetera;) e il linguaggio del corpo, che riguarda i comportamenti, le espressioni del viso e del corpo che si accompagnano all’espressione linguistica.

Le persone comunicano molto di più attraverso il corpo, che non attraverso la parola. In più il linguaggio del corpo, non mente mai, perchè è diretto, istintivo e scevro da ogni mediazione conscia che invece può determinarsi sul linguaggio.

Per capire bene se linguaggio verbale e quello non verbale sono in sintonia, oppure si contraddicono, occorre fare molta attenzione alle mani, ai piedi, al corpo e alle espressioni facciali della persona. Nel fare questo è buona regola tenere sempre in considerazione il contesto della comunicazione, questo infatti può incidere notevolmente sullo stato emotivo della persona ed influenzare il suo comportamento non verbale.

Per capire meglio quale messaggio si cela dietro alcune posture e alcuni gesti è utile fare qualche esempio. Ipotizzando il caso in cui la comunicazione avvenisse ad un tavolo e quindi il nostro interlocutore fosse seduto, i gomiti appoggiati sul tavolo e le mani verso l’alto indicano un atteggiamento riservato e quindi una comunicazione in modalità difensiva. Al contrario, l’interlocutore con una postura piegata indietro, quasi appoggiato sulla sedia, indica superiorità, sicurezza di se.

Se durante la comunicazione, l’interlocutore si protrae in avanti e magari si scorge un sorriso sul suo volto, ciò indica disponibilità all’ascolto e condivisione del pensiero. Contrariamente, braccia e/ o gambe accavallate/incrociate indicano un atteggiamento chiuso e disinteressato.

Le espressioni del volto sono messaggi emotivi quasi inequivocabili. È possibile dire che l’uomo sia progettato biologicamente a coglierne il significato. Paul Ekman infatti, grazie ai suoi studi potè confermare l’esistenza di emozioni universali, comuni a tutti gli esseri umani: sorpresa, tristezza, rabbia, paura, gioia, disgusto, disprezzo.

La comunicazione non verbale basata sull’empatia

Su quali siano le strategie per sviluppare empatia, sono stati scritti manuali, articoli, studi. Una vera e propria ricetta che risponda a questo, non esiste. Questo perché l’essere umano è complesso e le relazioni, le comunicazioni, lo sono ancor di più in quanto avviene l’incontro tra due (o più) esseri umani e ciò genera dinamiche complesse e a volte imprevedibili.

Esisterebbero però degli accorgimenti, sopratutto in materia di comunicazione non verbale, che potrebbero incrementare l’empatia, sono le cosiddette tecniche non verbali di attrazione.

A. Ridurre la distanza con l’interlocutore

La vicinanza crea una maggior intimità tra i comunicanti. L’importante è non esagerare entrando troppo nella “zona privata” dell’altra persona in quanto potrebbe sentirsi violata o “minacciata”.

B. Contatto visivo

Essendo questo un forte segnale di contatto emotivo, è utile mantenere lo sguardo sul proprio interlocutore. Molto spesso per timidezza il contatto visivo viene ridotto al minimo, questo potrebbe atteggiamento essere travisato ed essere percepito come disinteresse. Come nel caso precedente, anche qui, è utile non eccedere nel contatto visivo per non rischiare di mettere in difficoltà l’interlocutore.

C. Orientare il corpo verso l’interlocutore

Inclinare il busto verso l’altro, prestare una postura aperta e disponibile evitando di incrociare gambe e braccia, sono tutti accorgimenti che predispongono l’altra persona ad intrattenere una comunicazione positiva in quanto viene esperito interesse da parte nostra.

D. Attenzione al contagio emotivo

Le emozioni tendono a manifestarsi attraverso il corpo. Se sono positive non risultano problemi, ma qualora ansie e paure prendessero il sopravvento, potrebbero rivelarsi attraverso il linguaggio del corpo. Attraverso il contagio emotivo, all’interlocutore potrebbero trasmettersi sensazioni negative che poi assocerà alla nostra persona.

E. come Empatia

Empatia: Vedere con gli occhi di un altro, ascoltare con le orecchie di un altro, e sentire con il cuore di un altro”. -Alfred Adler

Veronica Rossi, Psicologa e Mental Coach 
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