Siamo in California, nella facoltà di Psicologia dell’Università di Berkley. Un professore entra in aula, con il suo classico quarto d’ora di ritardo accademico. Il suo corso è uno dei più frequentati. Prima dell’inizio della lezione si sente un gran vociare. Gli studenti chiacchierano, ridono e scherzano tra di loro, uniti in piccoli gruppetti.
Tutto come sempre, ad esclusione di un piccolo dettaglio che però nessuno nota. Il professore ha con sé, un bicchiere d’acqua. Allora il Professore, accortosi che nessuno aveva notato il suo bicchiere d’acqua, inizia ad aggirarsi tra i banchi dell’aula. Cammina, guarda gli studenti, ma senza dire una parola. In totale silenzio.
Secondo voi quanto pesa questo bicchiere d’acqua?
Gli studenti incuriositi iniziano a scambiarsi sguardi divertiti, ma non particolarmente sorpresi. Sono convinti che il tema della lezione sarà l’ottimismo, ed il bicchiere serva solamente ad introdurre l’esempio del “bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto”. Il Professore invece si ferma e domanda ai suoi studenti: “Secondo voi quanto pesa questo bicchiere d’acqua?”.
Gli studenti sembrano un po’ spiazzati dalla domanda del tutto inaspettata, ma in molti rispondono. C’è chi sostiene che il bicchiere pesi circa 200 grammi, chi 300. Il Professore aspetta che tutti gli studenti abbiano risposto e poi propone loro il suo punto di vista:
“Il peso assoluto del bicchiere d’acqua è del tutto irrilevante. Ciò che conta davvero è per quanto tempo lo tenete sollevato.” Con queste sue parole ha attirato l’attenzione di tutti i suoi studenti.
Il professore continua: “Sollevatelo per 1 minuto e non avrete problemi. Sollevatelo per 1 ora e vi ritroverete un braccio dolorante. Sollevatelo per un’intera giornata e vi ritroverete un braccio paralizzato.” Gli studenti completamente catturati dal professore, continuano ad ascoltarlo attentamente.
Il professore continuò: “In ognuno di questi tre casi il peso del bicchiere non è cambiato! Eppure, più il tempo passa, più il bicchiere sembra diventare pesante”. I pensieri e le preoccupazioni, sono come questo bicchiere d’acqua. Non importa che siano grandi o piccole, ciò che conta è quanto tempo dedichiamo loro.
Ognuno di noi ha il “proprio bicchier d’acqua”
Ognuno di noi ha il “proprio bicchier d’acqua”. Il proprio fardello fatto di paure, situazioni non risolte, preoccupazioni… Rimangono lì, nella nostra mente e come fossero suoni striduli attirano la nostra attenzione privandoci del benessere.
Alcuni problemi non risolti nel passato, si trascinano e divengono pensieri costanti delle proprie giornate. Ci ricordano continuamente che sono ancora presenti, che non se ne sono andati.
In questo modo però diviene difficile vivere il presente ed il futuro (venendo a mancare la serenità per progettare).
Chi ama le escursioni in montagna, questo lo sa bene. Inizialmente lo zaino non sembra pesante, permette di camminare senza percepire il suo peso sulle spalle. Ma poi, man mano che si avanza, passo dopo passo, si inizia a sentire la fatica, il peso sulle spalle, la schiena dolorante. Qualcosa di molto simile accade anche nel meccanismo dell’ansia.
Si inizia con un problema, una situazione, una circostanza che andrebbe affrontata, ma che invece si accantona. E rimane in una qualche parte dentro di sé. All’inizio potrebbe non infastidire, ma ogni ora, ogni giorno, in più, diviene sempre più pesante, ingombrate. E poi si presenta l’ansia. Arriva per chiedere di pensare, di prestare attenzione a quella cosa lì, perché merita attenzione, perché va risolta altrimenti diventerà sempre più invadente.
L’ansia è un messaggero, un ospite che bussa alla porta di casa e che chiede di essere ascoltato. Desidera farci presente che abbiamo una “questione in sospeso”, qualcosa da risolvere. Ci convinciamo che il malessere sia causato dall’ansia, perché a tratti può sembrare invadente, quando invece il problema è ciò che “sta dietro” all’ansia, nonché il motivo per cui ci viene a chiamare. Alcune questioni possono sembrare di poco conto, ininfluenti e così si tende ad andare avanti nel proprio cammino, schiena dritta e petto in fuori. Eppure quel problema, per quanto piccolo, viaggia insieme a noi e diviene un peso costante.
Il segreto non è “non pensarci”, bensì pensarci e sciogliere i nodi
Non riusciamo a goderci il percorso poichè inconsciamente si avverte la sua presenza ed allo stesso tempo non riusciamo a determinare la meta perché non siamo in grado di stabilire per quanto ancora potremmo proseguire con quel peso. Quindi a volte, occorre prestare attenzione alle situazioni proprio nel momento in cui si presentano, evitando di accantonarle. Il segreto non è “non pensarci”, ma al contrario farlo, sciogliere i nodi del problema proprio nel momento in cui si presenta.
Avete presente le relazioni logoranti? Quelle che si trascinano avanti a fatica, tra litigi e malumori tra i partner? La causa sono proprio i “non detto”, le questioni non affrontate. A volte per evitare la rottura si trattengono di sé pensieri, parole, quando invece dovrebbero essere esternati e comunicati al proprio compagno o alla propria compagna.
E questo perché alla lunga il rapporto diventa un cammino con fardelli che divengono sempre più pesanti, ed il partner non viene più considerato come un piacevole compagno di viaggio, ma come la causa di tutte le difficoltà.
Veronica Rossi, Psicologa e Mental Coach
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