C’è differenza tra essere amati ed essere apprezzati? La differenza è netta anche se siamo da sempre portati a pensare che le due cose vadano di pari passo. Già da piccoli facevamo confusione a definire tale concetto. Da bambini pensavamo che disobbedendo ai nostri genitori o magari non prendendo voti alti a scuola, loro avrebbero smesso di amarci. E questa convinzione ha inevitabilmente influito su tutte le nostre relazioni in età adulta.
A questo punto è legittimo chiedersi come sia potuto accadere e perché finiamo per intraprendere relazioni sbagliate dove si ha difficoltà a percepire l’amore.In questo caso occorre riflettere sulla propria infanzia.
Riflessioni sulla propria infanzia: la ricerca dell’amore a base di sforzi
Purtroppo, molti genitori fanno il grave errore di esprimere affetto o parole di orgoglio solo quando questi fanno tutto bene o come loro si aspettano. Ma cosa succede se le cose non vanno secondo le aspettative dei genitori? Si arrabbiano, si mostrano delusi….
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Secondo Bowlby è il rapporto con le figure di caregiver che permettono di interiorizzare una figura valorizzata di sé: un bambino amabile, importante, accettato per come è. Oppure uno fragile: non ho attenzioni perché non me le merito, non sono abbastanza importante, posso essere amato solo se faccio quello che dicono mamma e papà.
Con il passare degli anni, impariamo a forgiare relazioni basate sullo sforzo, e l’altra persona riveste per noi una grande importanza, mentre noi rimaniamo a sua disposizione. La nostra felicità inizia a dipendere dagli altri, dal valore che ci attribuiscono. Tutto ciò può andare bene solo all’inizio di una relazione. Con il tempo, questo continuo prodigarsi per l’altro, inizia a causare sofferenza.
Essere apprezzati non significa essere amati
Valorizzare non è sinonimo di amore, certo, spesso le due cose vanno a braccetto ma solo quando possibile. Se il tuo partner inizia a lamentarsi perchè si sente trascurato e tradito nelle sue aspettative, dovrà farsene una ragione e mostrare la comprensione che meriti. In caso contrario vorrà dire che non nutre abbastanza affetto e rispetto per te. In queste situazioni la comunicazione e l’empatia sono ingredienti essenziali.
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Un esempio pratico? All’inizio della relazione hai voluto viziare il tuo partner portandogli la colazione a letto ogni mattina. A un certo punto, questa bellissima abitudine non è stata più compatibile con le tue nuove priorità e pertanto hai interrotto il rituale mattutino. Insomma, solo perchè non hai continuato a portargli la colazione a letto, il tuo partner non può sentirsi deluso o essere risentito nei tuoi confronti!
Il problema è che per troppo tempo non abbiamo saputo distinguere tra l’amore degli altri per ciò che facciamo e l’amore per quello che siamo. Abbiamo sentito tutti frasi del tipo: “se mi ami, dimostramelo”. Una frase che riassume quanto siamo condizionati da ciò che possiamo o meno dimostrare con le nostre azioni, esattamente come accadeva quando eravamo piccoli.
Quante coppie cominciano, con il tempo, a recriminare cose che prima permettevano? Sembra che quando smettiamo di essere accecati dalla fase dell’innamoramento, vediamo la persona per quello che è, e non ci piace.
Cosa facciamo allora? Proviamo a cambiare questa persona, a modificarne l’essenza, a trasformare il suo essere. E chi si porta certe ferite dentro l’anima non gli resta che cercare sempre il modo di rendere felice chi è al suo fianco per potersi sentire amato e valorizzato.
Non ha senso agire per sentirsi apprezzati
L’affetto e l’amore non si guadagnano facendo qualcosa per gli altri. Perché tutti noi possiamo cambiare idea o avere una giornata no, e rifiutarci di fare qualcosa per gli altri. Non bisogna sforzarsi tanto, non bisogna smettere di pensare a se stessi e rendere l’altro la propria priorità, altrimenti, prima o poi, dipenderemo dagli altri per essere felici.
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Il bisogno di sentirsi valorizzati si accompagna ad una bassa autostima: l’annullamento della propria personalità porta ad una sopravvalutazione dell’altro. Un idolo da non deludere, da accondiscendere.
Curiamo quella ferita emotiva che ci portiamo dietro fin dai tempi dell’infanzia, quando i nostri genitori ci dimostravano che ci amavano o meno rispetto ai nostri successi e risultati. Non siamo più bambini, siamo adulti maturi e meritiamo di essere felici e di non dover fare sempre l’impossibile affinché gli altri ci amino.
Abbandoniamo la credenza che amare sia sinonimo di essere valorizzati grazie a ciò che possiamo fare per gli altri. Iniziamo a concentrarci su noi stessi e smettiamo di sforzarci tanto per essere amati. Le persone che ci amano lo faranno per come siamo, non per quanto facciamo per loro.
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