La manipolazione delle idee: infondo siamo tutti manipolati e un po’ manipolatori

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L \\\'Autore di questo articolo è uno psicologo o psicoterapeuta.
Infondo siamo tutti manipolati e un po’ tutti manipolatori
Infondo siamo tutti manipolati e un po’ tutti manipolatori

Si parla molto spesso della manipolazione. Il termine “manipolazione” evoca fosche immagini di lavaggio del cervello e di morte della coscienza. Nei rapporti quotidiani cerchiamo sempre, consapevoli o meno, di gestire e controllare le impressioni che suscitiamo negli altri, di presentare un’immagine favorevole di noi stessi e volgere a nostro vantaggio le situazioni di interazione in cui siamo coinvolti e molte volte non riuscendo o sapendo dire di no ci chiediamo poi con il senno di poi come e perché abbiamo detto “si”.

La manipolazione è molto spesso l’unico modo con cui le persone prive di potere possono ottenere qualche cosa dagli altri, ma anche chi ha il potere usa la manipolazione perché questo gli evita costi eccessivi, lasciando che nei sottoposti, nei “dominanti” resti l’idea di essere liberi, resti l’illusione di conservare un controllo sulle cose e di essere loro i responsabili (quel senso di responsabilità che produce ottimi subalterni), pur garantendosi la loro sottomissione alle norme e valori dominanti. Il potere è così legittimato e mantenuto grazie all’ interiorizzazione dei suoi valori.

Da bambini tutti siamo stati dominati e dominanti poi con il ciclo evolutivo ad esempio come padri, e poiché tutti siamo inseriti in contesti gerarchici ed educativi e in rapporti di potere, si determina un processo circolare di riproduzione sociale, tanto più cogente in quanto un padre (un educatore, un capo, ecc.) proprio in quanto tale mette in azione sui figli (sugli allievi, sui sottoposti) un simile meccanismo, attraverso cui il nostro apparato psichico produce le garanzie ideologiche delle condotte o dei divieti che ci vengono prescritti e dunque implicitamente legittima la prescrizione stessa e le strutture che la generano. Ma vediamo un po’ la natura della manipolazione in maniera più dettagliata.

Manipolazione basata sulla suggestione

Di regola la manipolazione ha un doppio impatto, quando assieme ad un messaggio aperto, il manipolatore manda al destinatario un messaggio in codice che produce nella sua mente le immagini necessarie al manipolatore. La manipolazione come tecnologia basata sulla suggestione esercita la sua influenza sulla gente, e spesso riesce a farsi obbedire facendo ricorso non tanto alle loro menti bensì ai loro sentimenti. La suggestione è un sentimento profondo presente nella psiche, emerso prima ancora del pensiero analitico.

Al di là della nozione di suggestione c’è anche la nozione di persuasione e queste due nozioni sono piuttosto differenti. Qual è la differenza in linea di principio tra la suggestione e la persuasione? Di regola, la suggestione si raggiunge attraverso un metodo manipolativo. Si basa sui sentimenti umani. Al contrario, la persuasione si basa su fondamenta logiche. Durante la persuasione vengono usati fatti, argomentazioni e spiegazioni.

Essi negoziano con la parte attiva dell’essere umano, a cui vengono offerti una serie di argomenti che lui può capire, accettare oppure rifiutare. La differenza, in linea di principio, tra suggestione e persuasione è che la suggestione penetra la coscienza umana nonché la sfera mentale, stabilendosi come qualsiasi oggetto della percezione passiva. Dunque, la suggestione è l’intrusione di un’idea dentro alla mente umana, senza la partecipazione della sua parte attiva.

La suggestione va a incidere sulla persona non attraverso la convinzione logica bensì influenzando direttamente la sfera mentale – impiantandovi idee grazie ai sentimenti ed alle emozioni. Un’altra differenza tra la suggestione e la persuasione è che, a livello dei processi psicologici, la percezione è collegata direttamente con l’immaginazione, la quale ricombina nuovamente gli oggetti una volta che vengono fissati nella memoria. Poiché l’immaginazione è meno collegata con la logica, essa è più vulnerabile e più sensibile agli influssi esterni, trasformando all’interno della mente quelle impressioni ricevute quando oramai l’immaginazione ha creato immagini mentali o percettive.

A loro volta queste immagini creano emozioni. Mezzi così forti per influenzare la coscienza sociale, come il terrorismo associato alla televisione per esempio, si basano su un simile connubio tra immaginazione e sentimenti.

Nei rapporti quotidiani cerchiamo sempre, consapevoli o meno, di gestire e controllare le impressioni che suscitiamo negli altri, di presentare un’immagine favorevole di noi stessi e volgere a nostro vantaggio le situazioni di interazione in cui siamo coinvolti.

Mass Media e manipolazione

Anche nei mass media avviene lo stesso processo, ma assume particolari caratteristiche:
chi occupa il centro del sistema può comunicare contemporaneamente a molti;
la relazione comunicativa è più simile a un monologo che a un dialogo;
la credibilità dell’emittente è legata all’alone di prestigio che circonda i media;
la trasmissione di contenuti simbolici avviene tra persone separate nello spazio e nel tempo;
le strategie di influenza sono sempre, in qualche misura, razionali e pianificate, e possono sfruttare le opportunità offerte dai linguaggi e dalle forme espressive dei media stessi.

Lo scopo principale dei mass media è quello di renderci “etero-diretti”, ovvero di fare in modo che tutti scelgano il proprio stile di vita, la propria alimentazione, l’abbigliamento e persino le idee politiche e le opinioni, sulla base del mondo mediatico. Far diventare le persone etero-dirette significa renderle fortemente condizionabili, senza che esse ne abbiano piena consapevolezza, poiché se ne avessero consapevolezza gli effetti sarebbero drasticamente ridotti.

Significa creare una sorta di “pensiero collettivo” che tenderà ad uniformare menti, pensieri, opinioni e scelte, in modo tale che qualora apparisse un’idea inconsueta, fuori dal controllo del sistema, si sarebbe indotti a guardare in modo sospetto chi la produce, come se “cantare fuori dal coro” rappresentasse di per sé un pericolo. I media sono rivelatori e insieme costruttori dello star system.

Non solo le posizioni di potere economico, politico, simbolico trovano visibilità nell’azione dei mass media, ma questi alimentano in modo possente la tendenza inerente a ogni istituzione sociale, cioè quella di operare per ad esempio i divi dello spettacolo, l’attore, il cantante o conduttore che sono ammirati perché i media li fanno apparire vincenti e quindi li presentano come modelli di personalità capaci di sottrarsi alle derive omologanti della società attuale. Nella situazione mediatica attuale sembra che la professionalità, la serietà e la discrezione non contino più.

Oggi abbiamo una situazione in cui sarà il “personaggio mediatico”, a diventare più importante di quello che dirà. Le sue notizie saranno considerate vere non in quanto verificate o verificabili ma in quanto date da lui. Paradossalmente, non sono i contenuti ad avere un ruolo primario ma è il personaggio a rendere “veri” i contenuti che esprime. Egli indirizza l’attenzione, pone priorità, decide chi è da considerare e chi no. Anche i serial tv ( Beautiful. Dallas, ecc..) creano una notevole influenza sulla mente dell’uomo, modificandola . Situazioni inverosimili vengono accettate dallo spettatore acritico, che si identifica nei personaggi fino a spersonalizzarsi. Su questo nulla erige il proprio progetto di vita. Il vissuto soggettivo interiore ne viene influenzato profondamente.

Si accresce, così, il disagio dello spettatore che, rinunciando all’esperienza di crescita collettiva, sprofonda in un rapporto di solitudine con se stesso e il niente, che blocca le capacità personali, impedisce di elaborare obiettivi efficaci, fino a modificare la scala dei valori, riadattandola ad un diverso modo di concepire la realtà e la stessa vita. E’ questo processo che è all’origine della solitudine del nostro tempo. Queste acriticità e depersonalizzazioni provocano “salti di paradigma” che creano nella società valori diversi, vuoti di ogni soggettività.

Nel lontano 1776 Adam Smith scrisse che pochissime delle nostre idee provengono da esperienze dirette, figuriamoci oggi. L’uomo di oggi rassomiglia sempre di più ad un automa, che ripete comportamenti ed è abbagliato da spot pubblicitari. Per non parlare poi della violenza in tv e del condizionamento che assume sulla mente specie per i bambini, pensiamo ad esempio a quanti bambini assistono nella loro primi sisma età a notizie sugli omicidi con annesse immagini ai video, prima di aver terminato le scuole elementari , la media è davvero alta l’esposizione alla violenza televisiva ha un impatto particolarmente profondo.

Mentre i bambini hanno un desiderio istintivo di imitare i comportamenti osservati, non posseggono un istinto per valutare a priori se un comportamento dato sia da emulare o no, ma tendono ad imitare un comportamento. C’è, pure, da sottolineare, che le notizie truculenti che i mass media ogni giorno ci propinano determinano nelle persone uno stato di disagio continuo, di paura di tutto, di sfiducia totale nei confronti degli altri. E non pochi finiscono col barricarsi in casa, col terrore di un mondo di mostri. E non è, affatto, così. La realtà non è fatta solo di omicidi, stupri, stragi ed altri orrori vari, eppure, sono queste scelleratezze che più frequentemente occupano gli spazi dei giornali.

Ci viene mostrato solo il lato peggiore delle cose. Ma perché i mass media danno tanto spazio ai fatti più orripilanti della nostra società, dimenticando tutte le buone azioni che si compiono nel mondo? Perché “forse fa comodo tenere il paese in continua apprensione”.

Lo sfruttamento della paura inconscia e della debolezza spirituale e intellettuale, l’assuefazione ad una determinata condizione e la latente minaccia di un mutamento repentino e irreversibile, passano attraverso la sollecitazione di tutta la gamma sensitiva, premendo poi e facendo leva sull’incertezza, sull’apprensione, sul timore, sull’intolleranza, sull’irritazione, sull’angoscia, sino al terrore e al panico intesi come proiezioni di una condizione teorica, ma ineluttabile, al verificarsi di determinate condizioni, prodotto della realtà raffigurata, rappresentata e iniettata mediante la tecnica dei riflessi condizionati.

Politica e manipolazione psicologica

L’utilizzo della manipolazione psicologia è utilizzata anche in campo politico di questo si occupò tempo addietro un sociologo David Riesman che nel suo libro “La folla solitaria” ha affermato che “come, in campo commerciale, la suggestione esercitata dalla confezione e dalla pubblicità di un prodotto si sostituisce alla convenienza del prezzo, così in campo politico, la suggestione esercitata dalla ‘confezione’ del candidato o mediante una tendenziosa manipolazione dei mezzi di diffusione di massa, si va sostituendo alla ricerca dell’interesse personale che determinava la scelta del tipo auto-diretto”.

Per concludere….

Dunque potremmo dire che la manipolazione ci riguarda molto da vicino, solo che il più delle volte si presenta in una forma molto occulta, per cui di difficile identificazione ma che agisce indisturbata mirando alla vulnerabilità dell’essere umano, generando nella mente della persone modi di essere e comportamenti differenti dai precedenti posseduti; il processo è sottile e subdolo e si estrinseca nell’azione o nell’atteggiamento provocati da un impulso o da una sollecitazione tali da indurre un soggetto ad uniformarsi ad una linea preconfigurata .

La manipolazione avviene attraverso un condizionamento progressivo e questo condizionamento progressivo, una volta realizzato, può essere utilizzato in diversi modi: per avallare delle scelte, per estendere il controllo, per demolire situazioni e condizioni, per indirizzare reazioni e sentimenti a fattore comune, per esercitare pressioni, per fagocitare posizioni di resistenza, tutto ciò controllando la mente dell’individuo per poterla pilotare …

A cura della Dottoressa Diana Simona, Terapeuta Relazionale Criminologa

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