L’altra faccia del perfezionismo: perché non bisogna esagerare

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L \\\'Autore di questo articolo è uno psicologo o psicoterapeuta.
Le persone perfette non combattono, non mentono, non commettono errori e non esistono. (Aristotele)
Le persone perfette non combattono, non mentono, non commettono errori e non esistono.
(Aristotele)

In una società come quella occidentale, nella quale per inserirsi lavorativamente ed essere riconosciuti socialmente bisogna formarsi per l’intera esistenza ed essere super-specializzati, quali sono le risorse personali chiamate in causa? Quali le conseguenze a livello psichico e comportamentale?

La nostra è senza dubbio una società in cui, per sperare di riuscire, bisogna perfezionare le proprie conoscenze e competenze; il mondo del lavoro e gli studi superiori contribuiscono a rafforzare le tendenze perfezionistiche e istigano la persona ad approfondire specifici settori oltre che a “collezionare” titoli con il massimo dei voti e questo perché “sapere tutto” o, in ogni caso, più degli altri è diventato indispensabile per sfondare nel proprio campo di interesse.

Ma cosa si intende per perfezionismo? In che modo esso influisce nella nostra vita?

Il perfezionismo è un tratto molto importante della nostra personalità. Essere perfezionisti, infatti, equivale ad essere accurati in ciò che facciamo, ad essere efficaci e a sfidare se stessi ponendosi specifici obiettivi da raggiungere. Tale tratto, quindi, può migliorare il nostro operato e renderci soddisfatti di noi stessi, contribuendo ad aumentare la nostra autostima nel momento in cui i risultati raggiunti coincidono con gli obiettivi che ci eravamo posti.

“La perfezione ha un grave difetto; ha la tendenza ad essere noiosa” (William Somerset Maugham)

Tuttavia il perfezionismo può assumere proporzioni esagerate e diventare una vera e propria patologia nel momento in cui si trasforma in ossessione. Le conseguenze di tale trasformazione possono essere devastanti per la persona interessata, così come per coloro che le stanno accanto.

Ma esistono diverse tipologie di perfezionismo? La risposta è sì

Il perfezionismo, infatti, può essere orientato verso se stessi, verso gli altri o verso l’ambiente sociale; ognuna di queste tipologie comporta specifiche conseguenze positive e/o negative.

Il perfezionismo rivolto verso se stessi non implica necessariamente lo svilupparsi di una patologia, ma può provocare un forte stress nell’individuo che, nei casi limite, potrà porsi obiettivi irraggiungibili che lo condurranno ad una svalutazione di Sé.

Il perfezionismo verso l’ambiente sociale consiste nella tendenza a raggiungere la perfezione per soddisfare aspettative del mondo esterno e potrà avere come conseguenza l’incapacità di leggere i propri desideri.

Infine, la terza tipologia e, quindi, quella del perfezionismo rivolto verso gli altri, potrà avere degli effetti devastanti, in particolare nelle relazioni, poiché la persona tenderà a svalutare e criticare continuamente il proprio partner.

Il perfezionista patologico, quindi, avrà delle aspettative irrealistiche associate ad obiettivi irraggiungibili che comportano la sfiducia in se stessi; al contempo sarà particolarmente sensibile alle critiche ed avrà il timore di fallire.

Le origini di tali tratti patologici ci riconducono al vissuto della persona, ovvero alle dinamiche sociali e familiari.

Per approfondimento leggi l’articolo “In guerra con se stessi: il perfezionismo patologico

La famiglia e la società possono, infatti, aver effettuato sin dall’infanzia specifiche pressioni sulla persona che potrà essersi adattata portando sempre più l’attenzione alle aspettative esterne piuttosto che ai propri desideri. Tale dinamica, cruciale per lo sviluppo di disturbi quali quello del perfezionismo patologico, facilita lo svilupparsi dell’idea che avere il totale controllo del mondo circostante e, quindi, dei propri comportamenti, possa evitare imprevisti e situazioni fuori programma che potrebbero far sentire la persona vulnerabile e, quindi, a rischio.

Ma allora, quali sono le condizioni che ci fanno comprendere che il perfezionismo sia diventato una vera e propria patologia?

Il film “Qualcosa è cambiato”, interpretato sapientemente da Jack Nicholson, può dare un’idea di come la perfezione possa trasformarsi in ossessione e compulsione e, in tal modo, interferire notevolmente con tutte le attività quotidiane della persona.

È possibile dunque comprendere quando il semplice perfezionismo sta diventando una patologia nel momento in cui esso interferisce con le più semplici attività quotidiane e coinvolge coloro i quali sono vicini alla persona interessata.

In virtù di ciò che è stato detto, le patologie maggiormente associate al perfezionismo patologico sono principalmente tre: il disturbo ossessivo-compulsivo; l’ansia sociale e la depressione

Il primo ha alla base l’esigenza di controllo degli oggetti e del propri gesti; l’ansia sociale, in questi casi generata da una eccessiva paura del giudizio altrui, limita notevolmente i contatti con gli altri e, infine, la depressione può essere causata dalla svalutazione di Sé e dalla perdita di autostima conseguentemente all’impossibilità di raggiungere i propri obiettivi.

Se da un lato, quindi, essere perfezionisti può aiutarci a migliorare la nostra vita facendoci raggiungere obiettivi che ci faranno essere fieri di noi, dall’altro è importante non esagerare e, ogni tanto, prendersi il lusso di essere un po’ imperfetti!

A cura di Claudia Corbari, Psicologa e Psicoterapeuta in formazione

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