In Psicologia Individuale uno dei temi fondamentali è quello delle finzioni, ma cosa significa? Si potrebbe pensare che questo abbia a che fare con la menzogna. Allora significa mentire? Sono bugie che raccontiamo agli altri? Sono quelle con cui inganniamo noi stessi?
No! In Psicologia Individuale, con questo termine non ci si riferisce a delle vere e proprie bugie, ma a idee e pensieri che non hanno un riscontro nella realtà e che, come ipotizzato da Vaihinger, servono a “[…] metterci nelle condizioni di fare i conti con essa in un modo migliore di quello che si sarebbe potuto fare diversamente.” (Ansbacher H.L., Ansbacher R.R., 1956, p. 72). Ma, in pratica, questo cosa vuol dire? Cosa sono le finzioni in psicologia individuale?
Un esempio di finzione è l’idea secondo la quale tutti gli uomini nascono uguali, tale affermazione è in contraddizione con la realtà, infatti non esistono individui identici tra di loro, nemmeno i gemelli omozigoti sono perfettamente identici! Questa finzione però ha un’importante utilità nella vita quotidiana: permette, tra le altre cose, di riconoscersi nell’altro e di sentirsi parte di una comunità.
Vaihinger ritiene che le finzioni siano “[…] una manifestazione della forza psichica; le finzioni sono strutture psichiche. Poiché la psiche produce da se stessa questi ausili, l’anima è inventoria.” (ibidem, p. 73), l’anima ha quindi la capacità creativa di costruire e produrre le finzioni che sono quindi degli aiuti nella lettura della realtà.
Nell’immaginario comune, le finzioni sono qualcosa di negativo, sono intese come una maschera che la persona costruisce e indossa per ingannare l’altro o se stesso; in Psicologia Individuale invece le finzioni possono essere positive o negative in base al loro scopo. Secondo Vaihinger, le finzioni hanno una veste positiva quando servono per raggiungere la conoscenza, mentre ne hanno una negativa quando sono espressione di qualcosa di completamente inventato e non reale.
Il costrutto di finzione che Adler costruisce, prendendo ispirazione dalla teoria di Vaihinger, descrive la finzione come un errore pratico che mette l’individuo nella condizione di confrontarsi con la realtà. La finzione è un mezzo per riconoscere punti fissi e linee di orientamento, come i meridiani e i paralleli nel mappamondo, che permettono di trovare la strada in mezzo al caos.
La finzione è, per Adler, un indispensabile mezzo per arrivare alla risoluzione dei problemi della vita, inoltre “[…] ci insegna a differenziare, ci dà appoggio e sicurezza, modella e dirige i nostri fatti, le nostre azioni e spinge la nostra mente a prevedere e a perfezionarsi. Essa però possiede un lato oscuro e porta con sé una tendenza ostile e belligerante nella nostra vita, ci priva della semplicità delle sensazioni e cerca continuamente di alienarci dalla realtà, inducendoci a violarla.” (ibidem, p. 96).
Per descrivere nel concreto il concetto di finzione, Adler mostra l’esempio del rapporto con il risparmio in tre condizioni psicologiche: in un soggetto sano, nel nevrotico e nel soggetto psicotico.
In un soggetto “sano” si manifesta la finzione della cautela con l’idea che “mi comporto “come se” vi fosse la possibilità di perdere il mio denaro e di finire in basso; In un soggetto nevrotico si manifesta la finzione dell’ansia con l’idea che è “come se” stessi per perdere il mio denaro e finire in basso; In un soggetto psicotico si manifesta la finzione della depressione con l’idea che è “come se” avessi perso il mio denaro e fossi in basso. Nel corso dell’elaborazione della sua teoria, Adler osserva diversi tipi di finzioni: astrattive, simboliche, euristiche, pratiche (o etiche) ed estetiche.
La finzione astrattiva
La finzione astrattiva, ad esempio, è la finzione presente in medicina che “[…] finge l’esistenza di un uomo assolutamente sano, un uomo medio, in cui non si presentino tutte le possibili deviazioni dalla normalità” (ibidem, p. 74). Le finzioni astrattive hanno quindi uno scopo molto simile a quello, come detto prima, della divisione della Terra in meridiani e paralleli: essi infatti sono artifici arbitrari e condivisi che ci aiutano a orientarci nel mondo e a far comprendere ad altri la nostra posizione.
La finzione simbolica
Un esempio di finzione simbolica, sempre secondo Adler, è l’analogia della società che viene vista come un organismo vivente. Tali finzioni hanno quindi lo scopo di semplificare concetti complessi al fine di poterli controllare meglio.
La finzione pratica
Le finzioni euristiche sono idee che permettono di dare un ordine ai fenomeni, adempiendo a scopi pratici; un esempio di queste finzioni è, per Adler, il sistema tolemaico con il quale si cercava di creare ipotesi sul funzionamento senza tuttavia poter dimostrare tali ipotesi.
Un esempio di finzione pratica, invece, è il concetto di libertà, secondo Adler “La condotta umana viene riguardata come libera e perciò come responsabile e viene contrapposta al carattere necessario della natura.” (ibidem, p. 76). Come spiega Adler, il concetto di libertà contraddice sia la realtà osservata sia il concetto stesso, in quanto la natura segue leggi invariabili e una condotta completamente libera, non determinata e che non segua nulla è priva di valore morale tanto quanto una condotta completamente non libera. Tuttavia, tali finzioni hanno la loro utilità nella vita quotidiana perché orientano la moralità e la condotta della persona.
La finzione estetica
Infine, le finzioni estetiche hanno lo scopo di stimolare in noi “[…] sensazioni elevate, o almeno fuor del comune” (ibidem, p. 78). Un esempio di finzione estetica è il sogno, in questo, secondo Adler, la nostra mente cerca di risolvere un problema attraverso l’uso del “come se” evocando così sentimenti ed emozioni necessari alla risoluzione del problema stesso tenendosi in linea con il nostro stile di vita.
Come si lavora sulle finzioni in ottica di psicoterapia individuale?
Come detto all’inizio di questo contributo, alcune finzioni possono avere una veste negativa, cioè non collocata nella realtà. All’interno della pratica clinica, si va quindi alla ricerca delle cosiddette finzioni rafforzate ovverosia quelle finzioni che sono irrigidite e che rappresentano un aspetto patologico perché producono lo stabilizzarsi di un’erronea interpretazione della realtà. Tuttavia, non è sufficiente aiutare la persona a riconoscere le finzioni con cui legge il mondo esterno, ma è necessario aiutarla a rilevare e utilizzare finzioni diverse e più adeguate che la aiutino ad andare verso una meta connessa alla realtà.
Erika Bovio, psicologa e psicoterapeuta
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Bibliografia
Adler A. (1912), Il temperamento nervoso, Casa Editrice Astrolabio, Roma, 1950.
Ansbacher H.L., Ansbacher R.R. (1956), La psicologia individuale di Alfred Adler.
Il pensiero di Alfred Adler attraverso una selezione dei suoi scritti, Psycho, Firenze, 1997