L’invidia è la ladra della gioia

| |

Author Details
Psicologa e mental coach, specializzata in psicologia alimentare, gestione dello stress, psicologia dell’ansia e della coppia. Riceve online e nei suoi studi di Terni e Bellaria-Igea Marina.
invidia significato
Illustrazione: LKM

Invidia. Al solo suono di questa parole un brivido attraversa il corpo. Si perché l’invidia è vittima, gode di una cattiva reputazione. Considerata da chiunque una sensazione estremamente fastidiosa da provare e da subire. Si cerca infatti in tutti i modi di evitare chi può nutrirla nei propri confronti. In questo senso l’invidia sembra il frutto di magia nera, insomma, qualcosa di malvagio.

È vero, invidiare o essere invidiati non è affatto piacevole, ma dietro questa emozione vi sono una pluralità di elementi che concorrono a determinarla e che non sono necessariamente inopportuni. Non siamo persone cattive eppure ognuno di noi sicuramente nel corso della vita ha provato invidia verso qualcuno. È umano, e molto comune, ma nonostante questo, quasi mai dichiarato.

Non c’è nulla di male quindi nel provare invidia

L’invidia è un’emozione, e le emozioni non sono giuste o sbagliate, non c’è nulla di male quindi nel provare invidia. Per normalizzare ancor di più questa emozione, in questo articolo voglio parlare di quella situazione in cui l’invidia non la si subisce… ma la si prova.

Si parla tanto di come difendersi dell’invidia altrui e delle persone invidiose, ma quasi mai di come liberarsi della propria indivia.

Invidia: significato psicologico

Perché si prova invidia e soprattutto, cos’è l’invidia? L’invidia nasce da un desiderio di godere di qualcosa che non si ha. Non necessariamente di materiale, ma anche non tangibile come ad esempio la gioia, la spensieratezza, la popolarità, la creatività.

È la presa di coscienza di qualcosa che manca, ma che qualcun altro ha. E questo non significa necessariamente che sia insito il desiderio o l’intenzione di sottrarlo all’altro, ma semplicemente di poterlo ottenere.

Il grande filosofo tedesco Nietzsche afferma che: “l’invidia nasce quando uno è desideroso, ma non ha prospettive”.

Vi è quindi un connubio di elementi che nella loro interazione alimentano l’invidia: il desiderio e la consapevolezza (o credenza) di non poterlo soddisfare. L’invidioso vive un continuo “tiro alla fune” psichico tra questi due fattori, che conduce in realtà allo stallo, alla conseguente frustrazione e quindi… all’invidia verso chi invece è riuscito ad ottenere l’oggetto del desiderio.

L’invidia è di frequente rivolta nei confronti delle persone vicine, di chi si conosce bene, per esempio: un amico, un familiare, il vicino di casa. Difficilmente si prova invidia per un attore molto famoso o uno sportivo iper-titolato. Questo accade perché con le persone “della propria cerchia” è più semplice confrontarsi.

L’invidia porta a sperimentare senso di ingiustizia per qualcosa che non si ha ma che si è convinti si dovrebbe avere. Conduce ad una continua insoddisfazione perché si diviene schiavi dei propri limiti (reali o immaginati) che non permettono di essere o avere ciò che si desidera.

È spesso paralizzante in quanto concentra l’attenzione sulla situazione dell’altro precludendo così la possibilità di cambiare quelle cose della propria vita che non soddisfano perché spegne la motivazione ad agire. Per mettere a tacere l’invia infatti, è proprio sé stessi che occorre cambiare.

Come sostiene Theodore Roosevelt: “L’invidia è la ladra della gioia”. Ricordati infatti che la persona che soffre di più non è l’invidiato, ma l’invidioso.

Invidia e autostima

Eh si, in parte, la “colpa” dell’invidia è sua: dell’autostima.

Sappiamo bene quanto credere in sé stessi sia l’antidoto di molti “mali”, uno di questi è proprio l’invidia. Essa infatti nasce e si alimenta dalla percezione di non avere abbastanza valore, di non avere le capacità per raggiungere i propri desideri. È da qui che nasce il senso di inadeguatezza, l’insoddisfazione, e poi… l’invidia e con essa aumenta la frustrazione. Di contro, l’autostima è invece un deterrente all’invidia e lavorando su di essa per aumentarla, si può indirettamente contrastare l’invidia.

Come liberarsi dell’invidia

Parola d’ordine: AGIRE!
Invidiando non otterrai ciò che invidi. Per ottenerlo occorre attivarsi per raggiungere i propri desideri. L’invidia conduce all’immobilismo, è quindi un vero capestro. L’invidia in quanto emozione è energia, e per far si che non sia un ostacolo al proprio benessere, occorre trasformarla in motivazione.

Per ottenere ciò che desideri, per raggiungere i tuoi obiettivi non basta sognare o desiderare, occorre anche fare. Quando si agisce e si è intenzionati a raggiungere una determinata meta, la persona invidiata può divenire un modello a cui aspirare. L’invidia così diviene ammirazione e può alimentare una sana motivazione.

E quando un sogno non è realmente raggiungibile…? Cambialo!

Molto spesso diviene impossibile soddisfare alcuni desideri perché sono mal formulati, ovvero irrealistici. Occorre infatti tenere sempre conto della “fattibilità” di un sogno, altrimenti l’insoddisfazione è assicurata.

Se ci si dovesse accorgere che il raggiungimento della meta prefissata è oggettivamente impossibile, per un qualsiasi motivo, non perseverare, ma cambia obiettivo.

Lo so, in un primo momento potrebbe sembrare uno strano consiglio, ma pensaci bene, ostinarsi in direzione di un obiettivo irrealistico ti condurrà all’impasse e di conseguenza alla frustrazione. Non rimane quindi che riformulare l’obiettivo o cambiarlo totalmente.

Veronica Rossi, Psicologa e Mental Coach 
Se ti è piaciuto questo articolo puoi seguirci su Facebook:
sulla Pagina Ufficiale di Psicoadvisor o nel nostro gruppo Dentro la PsichePuoi iscriverti alla nostra newsletterPuoi leggere altri miei articoli cliccando su *questa pagina*.