A tutti sarà capitato di parlare a se stessi pronunciando frasi quali: “Devo ricordarmi che domani ho il dentista”, “Che faccio? Lo chiamo o no?”, “Basta, ho deciso! Da domani inizio a fare la dieta!”, “Dai, sono sicura che posso farcela!”.
Parlare a se stessi non rappresenta affatto, come qualcuno potrebbe pensare, un indice di disturbo mentale; al contrario, se viene fatto in determinati modi, può aiutarci in alcune situazioni. Quotidianamente intratteniamo con noi stessi un “dialogo interiore”, nel quale ragioniamo su quale decisione prendere in una determinata situazione, ripassiamo gli impegni che abbiamo per il giorno dopo, o ci diamo forza e coraggio per riuscire a risolvere un imprevisto.
Queste frasi che diciamo a noi stessi possono essere pronunciate o mentalmente, senza che nessuno ci senta, o anche a voce alta. L’essere umano è un animale sociale e la comunicazione, quindi il parlare con altri, è proprio il modo in cui si esplica la socialità. Il discorso interiore, invece, non ha questo obiettivo; le due funzioni fondamentali del monologo interiore riguardano la memoria e la motivazione.
La memoria
Per capire meglio la funzione del discorso interiore con la memoria, pensiamo agli studenti che ripetono la lezione tra se e se, chi a bassa voce, chi con un tono più alto: la ripetizione di determinate informazioni è una componente fondamentale della cosiddetta memoria di lavoro, ossia quella che serve per conservare momentaneamente brevi informazioni, quali numeri di telefono, indicazioni stradali o, grazie ad ulteriori ripetizioni (come il caso degli studenti) a fissarli nella memoria a lungo termine, quella che ci fa conservare informazioni anche per tutto l’arco della nostra vita.
A chi, infatti, non sarà capitato, non avendo con sé il cellulare o un foglio con una penna, di ripetere continuamente a voce un numero di telefono importante fino a che non si è arrivati a casa, per poterlo cosi segnare? Ecco, questo è un classico caso in cui può essere utile il parlare a voce alta. Un’altra funzione importante che può avere il discorso interiore riguarda la motivazione e l’autocontrollo; quando rivolgiamo a noi stessi frasi quali: “Devo mettermi a dieta”, “Da domani devo andare a correre!”, “Conta fino a dieci! Stai calmo!”, esercitiamo una forma di autocontrollo su noi stessi.
La motivazione
Riguardo la relazione con la motivazione, essa è estremamente utile, basterà pensare all’ambito sportivo; gli atleti, spesso, ripetono a se stessi frasi di incoraggiamento o pochi vocaboli che danno loro energia e li aiutano a rafforzare la fiducia in se stessi, migliorando le loro prestazioni; gli psicologi dello sport, soprattutto negli ultimi anni, hanno dimostrato, in effetti, che il discorso interiore può migliorare le prestazioni atletiche.
Questo tipo di discorso interiore può essere diviso in due tipologie: quello motivazionale, che si esprime tramite frasi del tipo: “Posso farcela”, “Questa volta batto il record!”; oppure quello istruttivo, tramite il quale si esprimono con le parole i vari movimenti da eseguire, che può migliorare la concentrazione. In entrambi i casi, il monologo interiore si è dimostrato utile nel migliorare le proprie abilità, nell’aiutare a concentrarsi distogliendo l’attenzione da interferenze esterne.
Quando il parlare tra sé e sé diviene dannoso? La ruminazione e i pensieri demotivanti
Ovviamente, come già ho accennato all’inizio, il parlare tra se e se può essere utile in determinati casi; in altre situazioni, invece, può essere controproducente e rischia di avere un effetto negativo. E’ il caso che si ha quando rimuginiamo troppo su una situazione, quando ripercorriamo continuamente esperienze dolorose e ripetiamo a noi stessi frasi dalla connotazione negativa e pessimistica, quali: “Lo so, è stata tutta colpa mia”, “Anche questa volta andrà male”, “Forse se avessi fatto una scelta diversa ora non mi troverei a questo punto”.
Queste frasi non fanno altro che abbatterci e non portano nessun effetto positivo; al contrario, esse possono essere dannose e portare un soggetto già fragile a situazioni di ansia o a depressione. In questi casi, si deve far capire alla persona che può modificare il suo discorso interiore, ripetendo a se stessi frasi dalla connotazione positiva, che contraddicano e prevalgano su quelle negative. Ad esempio, frasi quali: “Ho pochissimi amici perché nessuno desidera la mia compagnia”, “Ho un lavoro in cui guadagno poco perché non valgo niente”, si possono cambiare in: “Ho una famiglia che mi ama e mi sostiene”, “I miei colleghi sono molto gentili verso di me”.
Il dialogo interiore per prepararsi al futuro
Al di là dell’aiuto che può darci il discorso interiore in termini di motivazione, memoria e prestazioni sportive, è fondamentale per fare piani per il futuro: esso afferma ciò che siamo e ciò che stiamo vivendo. Alcuni studiosi hanno affermato che il monologo che intratteniamo con noi stessi serve a mantenere il senso del sé: ogni giorno abbiamo un flusso di pensieri silenziosi o detti a bassa voce, che mantengono la nostra identità di persone consapevoli, con un passato ed un futuro.
Frasi che possono sembrare scontate o banali quali: “Dai, forza! Ricomincia la settimana!”, “Quanto è stata bella quella vacanza di due anni fa!”, “Meglio prendere l’ombrello! Tra un pò pioverà”, servono a darci una consapevolezza di noi stessi e di quello che siamo. Non mi sono addentrata, volutamente, in questo mio articolo, di disturbi e patologie legate ad un uso “improprio” del discorso interiore, quali possono essere il disturbo ossessivo compulsivo o le psicosi.
Il mio è voluto essere uno spunto di riflessione su quello che tutte le persone fanno quotidianamente e che, spesso, danno per scontato: dialogare con se stessi. Facciamo in modo di consigliarci sempre per il meglio, cerchiamo di non assillarci con pensieri negativi, di non rimuginare sugli errori passati; usiamo questa nostra capacità per superare le avversità che la vita ci pone davanti, per migliorarci e per riuscire a fare sempre meglio. La nostra mente ha delle capacità e potenzialità sorprendenti: usiamole!
Autore: Lorenza Fiorilli, psicologa