Quando e perché è consigliabile consultare uno psicologo per il proprio figlio

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L \\\'Autore di questo articolo è uno psicologo o psicoterapeuta.

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Ho deciso di affrontare questo tema perché lavorando con genitori e insegnanti ci si rende conto di quanto ancora sia profonda la paura e il timore verso la figura dello psicologo.

Bisogna chiarire prima di tutto che lo psicologo non si occupa solo di patologia, ma è un professionista che attraverso colloqui e osservazioni può capire come è strutturata la personalità di un individuo, quali sono le sue forze e le sue debolezze.

Certo poi ci sono delle situazioni particolarmente complesse che possono richiedere anche l’intervento congiunto di un neuropsichiatra che, attraverso delle diagnosi e delle somministrazioni di test, fa delle valutazioni che possono servire ad esempio alla stesura di una diagnosi funzionali. In questo caso allora c’è una patologia o un disturbo più serio e il bambino o il ragazzo potrebbe essere affiancato a scuola da un insegnante di sostegno.

Ma non tutti i pazienti che giungono in consultazione da uno psicologo seguono questo iter, anzi direi solo una piccola parte.

Il più delle volte si tratta di bambini o adolescenti che stanno affrontando una fase particolarmente critica della loro crescita e i genitori desiderano semplicemente “vederci più chiaro”, avere un aiuto per loro stessi e vedere il figlio più sereno. In fondo è questo che deve interessare a dei genitori o a degli insegnanti, fare in modo che i propri ragazzi affrontino con serenità la propria crescita, la scuola, i rapporti con gli altri.

Cosa ci può far pensare che nostro figlio sta affrontando un periodo di sofferenza?

Il segnale più evidente è il cambiamento. Quando il bambino manifesta un comportamento anomalo per un tempo che si protrae per qualche settimana o mese è bene cercare di capirne il motivo.

Pensare se c’è stata qualche rottura importante all’interno della routine del bambino, in famiglia o a scuola, che potrebbe averlo turbato. Se così fosse, bisogna provare prima di tutto a parlarne direttamente con lui e ad aiutarlo ad affrontare con serenità questo cambiamento mostrando al proprio figlio che le sue certezze più grandi, l’affetto di mamma e papà ad esempio, rimangono e rimarranno invariate.

Concretamente cosa potrebbe manifestare un bambino o un ragazzo?

Prima di tutto paure insistenti e che compromettono la vita quotidiana. Molto comunemente i bambini dai 5 ai 10 anni manifestano delle paure, pensiamo alla paura del buio, del temporale, dei ladri ecc… sono sempre perlopiù paure connesse alla crescita, alla separazione e quindi del tutto normali.

La crescita e la separazione dai genitori, sono dei passaggi molto difficoltosi per i bambini, essi provano un senso di smarrimento e di paura difficilmente imputabili a qualcosa di preciso, tanto meno al fatto che stanno crescendo. La paura viene quindi spostata su altro. Se però queste paure diventano tanto importanti da compromettere le abitudini quotidiane, allora è bene rivolgersi ad un professionista.

Possono inoltre manifestarsi cambiamenti nel comportamento: il bambino ad esempio mostra dei comportamenti aggressivi, irruenti, diventa ingestibile, fatica a concentrarsi o al contrario si isola, appare apatico. In alcuni casi invece mette in atto comportamenti ripetuti e ossessivi.

Manifesta disturbi fisici quali ad esempio nausea, mal di pancia, mal di testa che però non hanno una causa medica.

Più in generale i genitori devono chiedere un aiuto ad uno specialista se:

  • I disturbi si protraggono oltre qualche settimana;
  • Il bambino non mantiene più gli stessi ritmi e le stesse abitudini per quel che riguarda l’appetito e il sonno;
  • Vi è un calo nel rendimento scolastico e nella socializzazione;
  • I disturbi interferiscono con lo svolgersi delle attività quotidiane;
  • Il bambino è spesso triste e apatico.

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