Perché non si fa sentire

| |

Author Details
Psicologa e mental coach, specializzata in psicologia alimentare, gestione dello stress, psicologia dell’ansia e della coppia. Riceve online e nei suoi studi di Terni e Bellaria-Igea Marina.

Controllare continuamente e ripetutamente il cellulare. I minuti passano, l’attesa diviene opprimente, ma purtroppo, nessun messaggio e nessuna chiamata.

Almeno una volta nella vita, una situazione come questa, è sicuramente capitata a chiunque. Molto spesso la chiamata che si aspetta riguarda il lavoro, ma ancor più di frequente ha a che fare con “questioni amorose”.

I primi periodi di una conoscenza che ipoteticamente dovrebbe trasformarsi in una relazione, sono, per certi aspetti, quelli più emotivamente piacevoli, ma anche quelli più complicati da gestire per diversi fattori.

Il più importante è sicuramente, la conoscenza superficiale. Questo potrebbe creare incomprensioni e idee errate. Risulta infatti difficile poter prevedere i comportamenti della persona che si sta frequentando, perché non si conoscono quelle che sono le sue abitudini, il suo approccio nei confronti del cellulare (lo utilizza spesso? Si dimentica di averlo? Gli piace “messaggiare”? Gradisce le chiamate?) e sopratutto il suo modo di comunicare all’interno di una relazione.

Sono tutti elementi questi che si potranno comprendere solo con il tempo, ecco perché i primi periodi di una frequentazione o di una storia, sono spesso costellati da dubbi e incertezze. In particolare quando ci si aspettano messaggi e telefonate che non arrivano, tante sono le domande e le paure che affollano la mente: “Perché non mi telefona?”, “Se non mi scrive, non mi pensa”.

A volte si arriva a conclusioni errate, proprio a causa della scarsa conoscenza dell’altra persona, altre volte invece, l’innamoramento conduce a trovare giustificazioni oggettivamente assurde a comportamenti di palese disinteresse. Palesi per un occhio esterno, ma non per la persona innamorata. Ricordiamoci infatti che la fase dell’innamoramento produce una serie di alterazioni emotive e biochimiche, che non permettono di essere per così dire, completamente “lucidi”.

Premesso tutto ciò, veniamo ora al fulcro della questione, quando il proprio lui o la propria lei non si fa sentire, cosa fare? Ma sopratutto, come interpretare un simile comportamento?

Partiamo da un presupposto, ovvero, che i motivi per non riuscire a fare una telefonata o a mandare qualche messaggio possono essere i più disparati: impegni, imprevisti, lavoro. Ma non solo, vi sono ancora (poche) persone, che non hanno un buon rapporto con la tecnologia e con il telefonino, in questo caso, non è raro che lo utilizzino il minimo indispensabile durante la giornata.

Occorre poi valutare un altro aspetto: per quanto tempo non si fa sentire. Un giorno? Una settimana?. Il “fattore tempo” aiuta a fornire una valenza differente al comportamento.

Di frequente poi accade che dentro di sé arda il desiderio di sentire la persona, e magari capire anche il perché della sua assenza, ma per orgoglio o discrezione, si finisce spesso evitando qualsiasi contatto.

Tutto ciò però non fa altro che alimentare paure, dubbi, e anche la rabbia. S’innesca quindi un gioco di potere, il problema quindi non è più la telefonata in sé, ma quello che rappresenta, ovvero interesse e sentimento. Sentimento così forte da andare anche oltre all’orgoglio.

Una relazione non può essere fondata sull’insicurezza

Pensaci bene, un rapporto di questo tipo, non si può di certo definire sano. Una relazione non può essere fondata sull’insicurezza. La persona con la quale si decide di costruire un rapporto di coppia, deve infondere serenità, gioia, deve riuscire a renderti più felice di quanto tu non lo sia da solo/a. Una relazione non dev’essere necessariamente scevra di dubbi, ma sicuramente non devono esserci più dubbi che certezze. Una relazione deve avere meno punti di domanda e più punti esclamativi.

Il classico comportamento di “non farsi sentire”, nel suo silenzio, comunica in realtà qualcosa di molto importante, che si potrebbe riassumere con il titolo di un film di Ken Kwapis: la verità, è che non gli piaci abbastanza.

Quanto tempo occorre per inviare un messaggio? 8 secondi, forse 10. Insomma nell’arco di 24 ore non dovrebbe essere poi troppo difficile trovare 10 secondi anche solo per un “ciao, ti stavo pensando”.

In fondo, quando si è attratti da qualcuno, per quanto la razionalità possa trattenere, l’emozionalità spinge sempre ad un contatto verso la persona amata. È qualcosa di spontaneo, frutto di emozioni, e in questo processo, il pensiero quasi non interviene.

Se si è vicini, il contatto è fisico (una carezza, un bacio, un abbraccio), ma se si è lontani il contatto è un messaggio o una telefonata. Se né chiamate, né messaggi arrivano, il più delle volte è perché da parte dell’altra persona, manca il desiderio di contatto.

Non è facile accettare una simile verità, sopratutto quando l’innamoramento è forte, e allora si tende a trovare giustificazioni, ma se tu non meriti nemmeno 10 secondi all’interno di una giornata, allora quella persona, non merita di essere considerata importante per te.

Veronica Rossi, Psicologa e Mental Coach 
Se ti è piaciuto questo articolo puoi seguirci su Facebook:
sulla Pagina Ufficiale di Psicoadvisor o nel nostro gruppo Dentro la PsichePuoi iscriverti alla nostra newsletterPuoi leggere altri miei articoli cliccando su *questa pagina*.