Le relazioni interpersonali sono quanto di più enigmatico e complicato, da vivere. Da esse però, è impossibile esimersi. Siamo esseri sociali, e come anche sosteneva Vigotskiy: “diventiamo noi stessi attraverso gli altri”.
Questo significa che le persone della nostra vita hanno un grande potere ed una grande responsabilità, verso di noi. Se alcune le si può scegliere (amici, partner), per altre, questo non è possibile (i genitori, i fratelli, le sorelle eccetera).
Consapevoli di quanto le relazioni possano farci stare bene, o al contrario, soffrire quando non funzionano, ne deriva la paura di entrare in relazione con qualcuno che da “sconosciuto”, dovrebbe divenire “compagno di viaggio”.
Questo accade frequentemente nei rapporti di coppia, dove talvolta prima di iniziare concretamente la relazione, si oscilla in un limbo tra paura della delusione e voglia di lasciarsi andare al sentimento vivendosi il rapporto liberi da ogni timore. In fondo nelle prime fasi della conoscenza, quello che dovrebbe diventare il proprio partner, è ancora un enigma. I dubbi sono più che leciti.
Tali paure sono vissute all’ennesima potenza da tutte quelle persone con tratti ansiosi e un’organizzazione fobica della personalità. Valeria Ugazio, psicologa e psicoterapeuta, in un’intervista, ha illustrato egregiamente questa tematica.
Premesso che l’ansia, la paura, e così anche la fobia, sono democratiche; ogni individuo le sperimenta, nessuno escluso. L’unica differenza che vi può essere, risiede nella loro intensità. Persone diverse possono sperimentare l’ansia e la paura in modalità del tutto diverse.
Avere fobie diverse. Ecco perché si parla di personalità con tratti fobici, o personalità di tipo ansioso per indicare quei soggetti dove tali caratteristiche sono marcate, ma non necessariamente patologiche.
Tendenzialmente sono persone che vivono una sorta di “sensazione bipolare”: costantemente in stato di allarme, sull’orlo del baratro perché sperimentano il mondo come estremamente pericoloso ma contemporaneamente, ardentemente desiderose di esplorazione.
Desiderio proveniente dal profondo, di uscire fuori da un dentro considerato come limitante. Il desiderio di quel “salto oltre la siepe”. Dominate dalla paura ma anche profondamente coraggiose. Di fronte all’oggetto fobico, di fronte alla paura, tendono a reagire quasi sempre, con l’evitamento.
Quando si tratta di relazioni amorose, come reagiscono?
L’innamoramento può rendere le persone fobico-ansiose, sintomatiche. Innamorarsi può essere percepito come “pericoloso”. L’avvicinamento può far paura.
Ecco allora che nascono gli interrogativi. Si palesa un bivio, due le strade percorribili. Una sorta di dilemma tra due istanze.
Da una parte, il lato positivo della relazione: la protezione. Il mondo è pericoloso, la relazione può “proteggere” da esso, ma vi è però un rischio: quello di uscire da questa stessa relazione, sconfitto, umiliato, ferito. Dall’altro lato vi è la libertà, l’indipendenza, ma anche la possibile solitudine.
Le personalità fobico-ansiosa, sottopone “a processo” le relazioni interpersonali, che vengono viste con sospetto perché ritenute responsabili di renderle vulnerabili. In tale ottica quindi subentra la paura di perdere il controllo delle proprie emozioni, incorrendo così nel rischio di rimanere imprigionati nella relazione senza la possibilità di uscirne.
Vi è quindi una sorta di diffidenza generalizzata verso ogni tipo di relazione, con qualche eccezione, che tendenzialmente riguarda la famiglia di origine.
Le persone con tratti fobico-ansiosi sono molto abili nel nascondere questi stessi tratti.
Riescono con successo, a non mostrare questa ambivalenza affettiva. L’edicolante da cui ogni giorno acquistano il quotidiano, il barista che ogni mattina gli serve cappuccino e brioche; potrebbero considerarle come estremamente socievoli, solari, positive.
Questo è dettato dal fatto che tendono a mostrarsi molto aperte, ma con la riserva di non entrare troppo in relazione.
Il razionale sta nel creare punti di riferimento, routine e punti fisici che servono come ancore di salvezza ad eventuali episodi di ansia o panico.
La relazione non è tanto quindi con la persona (edicolante, barista eccetera), quanto più col luogo che rappresenta, perché possibile punto d’aiuto in caso di bisogno.
Questo è maggiormente vero per tutte quelle persone orientate più al polo “libertà”. La loro tendenza infatti è quella di creare tante rapporti senza eccessivo coinvolgimento, entrando ed uscendo dalla relazione. Come in una sorta di “danza relazionale” fatta di avvicinamenti e allontanamenti, ma anche di tradimenti. Non è raro riscontrare infatti dinamiche di costruzione dei legami basate sulla superficialità e la poligamia.
Questo ha una sua logicità considerando che i rapporti interpersonali vengono esperiti con ambivalenza, oscillando tra la paura del legame ed il desiderio di viverlo intensamente.
Si finisce quindi al compromesso di vivere la relazione in maniera epidermica, evitando così il rischio della trappola emotiva. Talvolta vi è un ricorso ad “alternative relazionali”, ovvero tradimenti e relazioni che fungono come “storie di riserva”; una sorta di paracadute affettivo che viene in aiuto quando il rapporto principale precipita.
Per quella fetta di persone che invece è incline a farsi coinvolgere nelle relazioni, trova grande difficoltà ad uscirne quando il rapporto si deteriora. Diventano così prigioniere del legame. E ciò non è necessariamente fatto negativo, se pensiamo che per la persona fobico-ansiosa, il legame rappresenta una forma di protezione.
Volgendo uno sguardo di analisi al rapporto con la famiglia di origine, è difficile non notarne la solidità, la forza e l’intensità. Caratteristiche queste che tendono a riproporsi anche in quelli che poi vanno creandosi nel corso della vita.
La semantica della libertà
Il cuore della semantica della libertà sostiene che “nessuno ha senso della libertà così acuto, se non ha dietro, sé solo al mondo”. Equivale a dire che ogni persona con uno spiccato senso d libertà ha legami storici intensi o li ha avuti. Legami verticali (con la famiglia di origine ) molto forti e vincolanti.
Da qui nasce il problema che un nuovo legame, in particolare quello di coppia, se davvero forte, è anche vincolante. Il legame quindi diviene una gabbia, dalla quale è impossibile uscirne; ecco quindi il lato “pericoloso” del legame forte.
Vi è poi un ulteriore problema, quello di far accettare questa nuova relazione, dalle altre già preesistenti che sono storiche e vitali. Occorre quindi istituire una sorta di rituale per far entrare la nuova persona, il nuovo rapporto, all’interno di una trama già fitta e ben costituita, di relazioni.
Se poi le cose dovessero andar male col partner, all’interno di questa semantica, la rottura della relazione è difficile, ma non impossibile. È però una rottura diversa da come ce la si possa immaginare, non è infatti quasi mai definitiva, è quanto più una trasformazione della relazione stessa. Del rapporto, si tende a farne qualcosa di diverso.
In casi come questi, la dinamica di coppia spesso slatentizza la sintomatologia legata al panico, anche se, andando a fondo, ci si rende ben presto conto, che l’esordio dei sintomi è più spesso legato ad equilibrio che si viene a rompere in più sistemi di relazione.
La persona con tratti fobico-ansiosi, per la sua interpretazione del mondo come pericoloso, vive più sistemi di relazione in alcuni casi anche molto importanti. La famiglia di origine può esserne un esempio, ma non è da escludere che un altro possa essere un rapporto extraconiugale stabile.
L’equilibrio tra i vari sistemi di relazione è molto delicato, ma allo stesso tempo essenziale, tanto da comportare l’esordio sintomatico, quando viene a mancare.
Caratteristiche della persona con tratti fobico-ansiosi
Una grande risorsa della personalità di tipo fobico-ansiosa, è la capacità di creare relazioni a lungo termine. Detentori di un’indole non conflittuale, gentili, gradevoli e generosi.
Sono persone non conformiste, aperte alla novità. Le fobie e le paure possono condurle alla staticità, a non esplorare come vorrebbero, anche se il desiderio sarebbe quello di farlo. Sono quanto più esploratori di idee, in senso immaginativo.
Sanno chiedere e accettare l’aiuto, nutrendo in esso un’aspettativa positiva.
Sono forti dell’idea di essere amabili, unita però a quella di non riuscire a“cavarsela da soli” questo perché hanno avuto un “nido”, ovvero una relazione fortemente accudente da parte della famiglia, degli adulti significativi.
In genere sono persone molto affettuose, e forse, è proprio la paura a contribuire a questo tratto. Anche se tendono a non impegnarsi, quando lo fanno, sono estremamente affettivi, e questa è una grande risorsa.
Cambiare punto di vista
Un terapeuta può essere d’aiuto per modificare la percezione del mondo e dei rapporti interpersonali.
La convinzione che per evitare di soffrire, per godere della propria libertà, occorre essere liberi dalle relazioni, è una premessa sbagliata. Occorre trovare la propria libertà dentro la relazione. Per essere liberi non è necessario sbarazzarsi dalle relazioni.
Veronica Rossi, Psicologa e Mental Coach
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