Psicoterapia e Neuroscienze: cosa accade a livello cerebrale

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L \\\'Autore di questo articolo è uno psicologo o psicoterapeuta.
La psicoterapia produce modificazioni profonde che si riflettono sulle strutture cerebrali.

Negli anni è già stato possibile indagare l’efficacia della psicoterapia e dimostrare attraverso un corpo ampio di ricerche quanto essa aiuti profondamente le persone a raggiungere un cambiamento. La grande evoluzione della ricerca scientifica sugli effetti della psicoterapia si sta avvalendo delle ultime scoperte neuroscientifiche.

Le neuroscienze, in particolar modo le neuroscienze cognitive, sono un ampio settore di indagine multidisciplinare che si occupa di capire il funzionamento della mente e il suo rapporto con le strutture del cervello utilizzando tecniche sperimentali che possono andare dall’osservazione di pazienti con particolari alterazioni cerebrali, all’utilizzo di tecniche come quelle di neuroimaging, che permettono di determinare quali aree del cervello vengono implicate nell’esecuzione di specifici compiti. Esse si avvalgono di strumenti come la SPECT (Tomografia a emissione di fotone singolo) la PET (tomografia ad emissione di positroni) e la fMRI (risonanza magnetica funzionale).

La plasticità neurale e gli effetti della psicoterapia

Lo sviluppo di queste metodologie di indagine, ha condotto ad un incontro tra psicoterapia e neuroscienze, mettendo in evidenza i cambiamenti che avvengono a livello strutturale durante e dopo una psicoterapia. Sembrerebbe quindi che la psicoterapia abbia un impatto importante su quelle aree del cervello che, attivate o disattivate, possono maggiormente portarci benessere e serenità. I cambiamenti nel nostro sistema cerebrale sono frutto di un processo denominato plasticità neurale, ossia la capacità del cervello di modificarsi. La plasticità neurale permette che modificazioni strutturali che possono avere luogo sia durante lo sviluppo che da adulti, attraverso l’esperienza e l’ambiente.

William James nel 1890 descrisse la plasticità come il processo di una struttura abbastanza debole da cedere ad un’influenza, ma abbastanza forte da non cedere all’improvviso. Il tessuto nervoso sembra dotato in misura straordinaria di questo tipo di plasticità, cosicché possiamo stabilire […] che negli esseri viventi i fenomeni di abitudine sono dovuti alla plasticità dei materiali organici di cui sono composti i loro corpi.

Le evidenze più importanti sulla plasticità neurale derivano da studi relativi ai processi di apprendimento e memoria che mettono in luce come, attraverso esperienze ambientali e interpersonali, sia possibile ottenere una modificazione della struttura cerebrale. La maggior parte dei comportamenti umani sono frutto di un processo di apprendimento, o meglio di un processo cognitivo complesso che coinvolge il nostro sistema nervoso centrale.

Il sistema nervoso centrale una volta ricevute le informazioni ambientali, le confronta con quanto già elaborato e le conserva attraverso un processo di memorizzazione. Nel momento in cui si apprende e si memorizza qualcosa di nuovo, la nuova esperienza lascia una traccia nel nostro sistema nervoso. Qualsiasi processo mentale intrapsichico o relazionale funziona in questo modo e conseguentemente, ogni esperienza che facciamo modifica in modo plastico le strutture cerebrali corrispondenti.

Le interazioni esperienza-cervello nei disturbi psicopatologici e nei disagi esistenziali

Questa interazione tra cervello ed esperienza si nota in modo evidente nei disturbi psicopatologici, essendo questi caratterizzati sia da un pattern sintomatologico che da pattern di attivazione cerebrale. Ma cosa accade realmente in psicoterapia?

La psicoterapia, come abbiamo già detto, si propone come strumento di cambiamento, necessario per l’acquisizione di nuove capacità e per il raggiungimento del benessere del paziente che manifesta un disagio clinico o semplicemente un malessere esistenziale. Tale processo di cambiamento si sviluppa all’interno di una relazione che coinvolge reciprocamente paziente e terapeuta, la cui finalità principale è quella di aiutare il soggetto in difficoltà a comprendere i propri meccanismi ed accompagnarlo in questo processo evolutivo in un contesto strutturato. Questo lavoro terapeutico si fonda sulla fiducia reciproca, sull’alleanza e tiene sempre in considerazione l’intersoggettività fra paziente e terapeuta.

Interagendo con il terapeuta, il paziente ha uno specchio riflessivo che lo aiuta a cambiare i propri modi di fare esperienza e conseguentemente riposizionarsi, arrivando a cogliere nuove possibilità di azione e nuovi orizzonti di attesa.

L’obiettivo della terapia è quello del raggiungimento di un cambiamento positivo e duraturo, volto ad un divenire che permetta al paziente di acquisire maggiore consapevolezza di sé, del proprio modo di funzionare e delle proprie fragilità. Questo tipo di cambiamento permette al soggetto di modificare le proprie strutture psichiche e il proprio modo di concepire la realtà, il mondo, se stesso e gli altri. L’esperienza psicoterapeutica, attraverso questo scambio continuo tra terapeuta e paziente, rappresenta un’importante opportunità di ri-organizzazione della mente e del cervello che produce dunque una modificazione e la scoperta di nuovi funzionamenti.

La psicoterapia genera cambiamenti a livello cerebrale

Ciò significa che ciascuna modificazione nei nostri processi psicologici porta a cambiamenti di diverso genere nelle strutture cerebrali o nel funzionamento del cervello e conseguentemente la psicoterapia genera cambiamenti osservabili sul cervello che si riflettono in modi alternativi di pensare e comportarsi. Tutto questo è stato spiegato approfonditamente da Eric Kandel, psichiatra statunitense premio Nobel per la medicina e la fisiologia. Il premio Nobel Kandel considera la psicoterapia un vero e proprio trattamento biologico. L’apprendimento che avviene in terapia, produce nel cervello nuove connessioni e modifica l’encefalo producendo un rafforzamento delle sinapsi.

La mente umana si forma grazie all’interazione tra processi neurofisiologici ed esperienze vissute. La convinzione di base è che la comprensione dei processi biologici dell’apprendimento e della memoria rendano possibile capire il comportamento e la sintomatologia psicologica e psichiatrica. La psicoterapia, può produrre dei cambiamenti attraverso l’apprendimento, alterando la forza delle sinapsi tra i neuroni modificando in modo stabile il cervello, una vera e propria cura biologica che produce modifiche del comportamento attraverso nuove esperienze e nuovi apprendimenti che cambiano in modo evidente le connessioni sinaptiche e causano modifiche strutturali cerebrali che a loro volta agiscono sulle interconnessioni delle cellule nervose.

A cura di Angela Scoppettone, psicologa
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Bibliografia

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Kandel ER (2001) The molecular biology of memory storage: a dialogue between genes and synapses. Science
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