La famiglia viene spesso identificata con un luogo di protezione, dove le persone cercano amore, accoglienza, sicurezza e riparo. Ma come mostrano le evidenze, per molti è invece un luogo che mette in pericolo la vita e produce alcune delle più drammatiche forme di violenza commesse sulle donne.
La violenza domestica può insorgere in qualsiasi momento della relazione: a volte si presenta subito, a volte si verifica in concomitanza della nascita di un figlio; a volte subentra dopo tanti anni di matrimonio; anche la frequenza e la gravità degli episodi di violenza sono estremamente variabili.
Violenza domestica, tipologie
La violenza contro le donne è spesso un ciclo di vessazione che si manifesta in molte forme nel corso della loro vita. La violenza in ambito domestico è quasi sempre agita da un membro più forte su un membro più debole, la violenza domestica può assumere diverse forme:
Violenza fisica
Provoca un danno fisico (picchiare con o senza l’uso di oggetti. spintonare, tirare per i capelli, dare schiaffi, pugni, dare calci, strangolare, ustionare, ferire con un coltello, torturare, uccidere);
Violenza psicologica e morale
Provoca un dolore psicologico: minacciare, insultare, umiliare, attaccare l’identità e l’ autostima, isolarla, impedire o controllare le sue relazioni con gli altri, essere sbattute fuori casa, essere rinchiuse in casa.
Violenza economica
Provoca una limitazione della libertà personale: sottrarre alla donna il suo stipendio, impedirle qualsiasi decisione in merito alla gestione dell’economia familiare, obbligarla a lasciare il lavoro o impedirle di trovarsene uno, costringerla a firmare documenti, a contrarre debiti, a intraprendere iniziative economiche, a volte truffe, contro la sua volontà.
Violenza sessuale
Riporta ripercussioni gravi sulla psiche: fare battute e prese in giro a sfondo sessuale, fare telefonate oscene, costringere a atti o rapporti sessuali non voluti, obbligare a prendere parte alla costruzione o a vedere materiale pornografico, stuprare, rendersi responsabili di incesto; costringere a comportamenti sessuali umilianti o dolorosi, imporre gravidanze, costringere a prostituirsi.
Tutte queste forme di violenza avvengono sempre all’interno delle mura domestiche, “nel nostro nido”; eppure la casa dovrebbe essere il luogo sicuro in cui trovare riparo dalle difficoltà e dagli stress del mondo esterno il luogo nel quale tutti i membri della famiglia dovrebbero reciprocamente dare e ricevere conforto e comprensione, ma spesso il “dietro le quinte” di un’ordinaria famiglia all’occhio esterno racchiude segreti e macabri retroscena familiari che purtroppo restano visibili soltanto agli abitanti della casa “Oscura” …
Quando si sceglie di subire in silenzio…
Se le violenze non sono gravissime o sono comunque sopportabili, la vittima spesso sceglie di subire in silenzio, per non compromettere la rispettabilità sociale del/della partner o l’onorabilità della propria famiglia. La famiglia infatti è, da sempre, la forma di rappresentazione più importante dell’ordine sociale, una sorta di santuario simbolico dei valori e dell’onore, buttare fango sulla propria famiglia potrebbe avere ricadute sugli aspetti lavorativi, economici, sociali, relazionali, o sui propri figli.
Dunque è molto frequente che chi subisce i maltrattamenti in ambito domestico decida di non mettere a repentaglio l’ordine familiare e la sua onorabilità, per salvare almeno le apparenze. Però c’è da dire che se da una parte le conseguenze della violenza fisica sono più “visibili” delle ferite psicologiche, dall’altra forme di violenza come le ripetute umiliazioni e i continui insulti, l’isolamento forzoso, le limitazioni della mobilità sociale, le costanti minacce di violenza e di percosse, la privazione di risorse economiche proprie, sono più sottili ed insidiose.
La natura intangibile di queste forme di violenza le rende più difficili da definire e da denunciare e spesso la donna, viene portata ad una situazione di instabilità ed impotenza mentale. I giuristi e gli esperti e gli attivisti dei diritti umani sostengono che la violenza fisica, sessuale e psicologica inflitta alle donne, a volte con esito fatale, è paragonabile alla tortura sia come natura che come gravità.
Può essere inflitta intenzionalmente e finalizzata ad una specifica punizione, intimidazione, controllo dell’identità e del comportamento della donna. Si verifica in situazioni nelle quali la donna può apparentemente disporre della libertà di andarsene, ma in realtà viene tenuta prigioniera dalla paura di subire ulteriori violenze contro lei stessa e contro i suoi bambini, oppure dalla mancanza di risorse o di sostegno da parte della famiglia, della comunità o da parte del sistema giuridico.
Altra cosa importante da dire è che le vessazioni sessuali e lo stupro ad opera di un partner intimo non sono considerati reato nella maggioranza dei paesi del mondo, e in molte società le donne non considerano il sesso forzato come stupro se sono sposate, o coabitano, con chi glielo impone. Il presupposto è che una volta che la donna si vincola con un contratto di matrimonio, il marito ha il diritto di avere accesso sessuale illimitato alla moglie.
Indagini svolte in molti paesi dimostrano che circa il 10-15 per cento delle donne riferisce di venire costretta ad avere rapporti sessuali con il partner intimo contro la propria volontà. La violenza domestica consiste in una serie di strategie agite dal partner al fine di poter esercitare il proprio controllo sulla compagna, spesso anche sui figli.
Il partner violento agisce in modo tale da creare un clima di tensione e di isolamento che si realizza attraverso minacce, divieti, colpevolizzazione e denigrazione della donna; è in questo clima che si inscrive l’ episodio di violenza.
Solitamente la frequenza e la gravità degli episodi tendono ad aumentare col tempo, sino a quando le donne, dopo vari tentativi di ricomposizione e recupero della relazione (tentativi che vedono la messa in campo di varie strategie di sopravvivenza, quali la minimizzazione degli episodi di violenza e l’autocolpevolizzazione), non decidono di sottrarre sé stesse e i propri figli a tale situazione di sopraffazione.
Gli effetti della violenza domestica
Le conseguenze della violenza domestica possono essere molto gravi. Vediamo a questo punto gli effetti più frequenti della violenza.
Piano psicologico: perdita di autostima, ansia e paura per la propria situazione e per quella dei propri figli, autocolpevolizzazione, profondo senso di impotenza, depressione.
Piano fisico : traumi dagli esiti reversibili, insorgenza di problemi psico-somatici, disturbi del sonno, danni permanenti alle articolazioni, cicatrici, perdita parziale dell’udito e/o della vista, etc.;
Piano materiale e relazionale: perdita del lavoro, perdita della casa e di eventuali altre proprietà, perdita di un certo tenore di vita; isolamento, assenza di comunicazione e di relazioni con l’esterno, perdita di relazioni amicali.
E’ inoltre importante ricordare che la violenza produce effetti e conseguenze gravissime non solo sulla donna, ma anche sui figli, sia che siano essi stessi maltrattati, sia che “semplicemente” assistano agli episodi. La violenza domestica è un problema sanitario, legale, economico, dell’istruzione, dello sviluppo, e dei diritti dell’uomo.
Interventi e strategie contro la violenza domestica
Le strategie devono essere concepite per essere applicate in una grande diversità di aree a seconda dei vari contesti. Le principali aree di intervento sono:
- sensibilizzazione e creazione di consapevolezza
- educazione alla costruzione di una cultura della non violenza
- formazione
- sviluppo delle risorse
- diretta prestazione di servizi di assistenza alle vittime responsabili
- interventi diretti per aiutare le vittime a ricostruire la propria vita
- raccolta e analisi dei dati
- individuazione precoce di famiglie comunità, gruppi e individui “a rischio”.
- monitoraggio degli interventi e delle misure adottate.
Queste aree non si escludono a vicenda, gli interventi possono riguardarne più di una allo stesso tempo. Soprattutto, tutte le strategie e gli interventi per cercare di lottare contro la violenza domestica devono essere guidate da cinque principi di fondo quali la prevenzione, la protezione, la tempestività dell’intervento, la ricostruzione della vita delle vittime, l’assunzione delle proprie responsabilità.
Sicuramente tutto ciò che è stato appena descritto genera un profondo conflitto nel nostro animo poiché ci sono realtà familiari che contrastano l’idea di famiglia come “il porto sicuro” divenendo il porto dove conviene non attraccare …
A cura della Dottoressa Diana Simona, Terapeuta Relazionale Criminologa
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