Quando un abbraccio vale più di mille parole

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L \\\'Autore di questo articolo è uno psicologo o psicoterapeuta.

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Sembra essere il classico pensiero della persona fragile, sensibile, forse un po’ introversa. Per altri versi, sembra una frase fatta. Allora perché il bambino ricerca il contatto con la madre? E gli animali, perché ricercano la carezza del padrone? E come ci spieghiamo la voglia di restare ancora attaccati al partner dopo un rapporto sessuale?

Cos’è il Contatto?

L’abbraccio presuppone Contatto, un funzionamento fondamentale per la crescita sana nel bambino e del benessere psicofisico dell’adulto. Si tratta di un’esperienza arcaica, una spinta verso un bisogno innato, che fa parte di ogni essere vivente.
Nel contatto c’è uno scambio reciproco, si passa oltre i limiti e si entra nello spazio privato e più intimo della persona.
Il contatto è la base di molte forme di relazione, si raggiunge anche con uno sguardo, con un sorriso, con uno scambio empatico. Non si tratta solo di contatto fisico, purtroppo, viene spesso erroneamente associato al sesso, seppur abbia un ruolo fondamentale anche all’interno di questa sfera.
Nel contatto sono dunque coinvolti tutti i piani, il posturale, il fisiologico, l’emotivo ed il cognitivo.

Storia nel Contatto

Il primo contatto avviene nell’utero dove il bimbo è contenuto e protetto. Subito dopo la nascita il contatto continua attraverso le carezze, l’allattamento, il cambio del pannolino, il bagnetto. Il bimbo è li che riceve, senza aspettarsi altro che contatto. La mamma d’altra parte, da al piccolino senza aspettarsi nulla in cambio. Parliamo di contatto semplice, senza altro scopo che il contatto stesso. In tutte queste azioni c’è nutrimento, un qualcosa che passa tra le parti, dove entrambe assorbono amore, tenerezza, protezione, contenimento.

Il bambino impara presto a chiedere il contatto, attraverso il sorriso, il muovere le braccine verso la madre, accarezzando il seno mentre viene allattato. I cani tirano la mano per farsi accarezzare, cosi come i gatti “seducono” strisciando sulle mani o gambe del padrone.
Quando il contatto è richiesto assume una connotazione attiva, per cui non è qualcosa di passivo, anzi, stare fermi fa perdere il contatto cosi come l’essere frenetici.

Il contatto continua per tutto il percorso della nostra vita, come tessuto portante del rapporto genitori-figli, a scuola il tenersi per mano, durante l’adolescenza abbracciarsi per ballare, per ridere, durante relazioni sentimentali, nelle relazioni lavorative, l’abbracciare i nonni, coccolare gli animali.

Perché nasce l’alterazione

La perdita del contatto è il male della società contemporanea, videogames, social network, tv e telefonini sono assolutamente deleteri per lo sviluppo ed il mantenimento del benessere. Inoltre, il bambino è reso “adulto” da subito essendo le mamme impegnate anche nel lavoro, deve imparare a mangiare da solo, vestirsi da solo, badare a se stesso. Sembra che l’indipendenza precoce sia sinonimo di intelligenza, ma non è affatto cosi!

Sono diverse le situazioni che causano la perdita di contatto, vediamone alcune:

⦁ Ambiente “distratto”, poco accogliente, frenetico: Il bambino non si sente visto, nessuno ha tempo per lui
⦁ Ambiente cognitivo, importanza solo alla realizzazione professionale: Si amplifica la parte cognitiva del bambino, il contatto è qualcosa di poca importanza
⦁ Ambiente rigido, tabù sessuali e poco dialogo: Il contatto è inquinato, diventa sporco poiché legato al sesso
⦁ Ambiente ansiogeno: Allarme continuo, paure, chiusura con l’esterno. Il bambino non sperimenta la calma, la tensione muscolare chiude le sensazioni
⦁ Ambiente maltrattante: Il contatto è solo violenza
⦁ Ambiente ospedalizzato: Il contatto è doloroso, solo per curare le malattie. Il contatto perde la sua connotazione naturale, diviene strumentale alla sopravvivenza e la capacità del chiedere viene soffocata.

Il bambino disimparando a chiedere in modo aperto, diventa dispettoso e capriccioso. Il non saper chiedere rende le aspettative non congruenti alla situazione e le delusioni sono frequenti, dare per scontato che l’altro capisca, mette in una posizione di attesa passiva.

Si ritrovano adulti con un tono lamentoso, poco incisivi.
Molti disturbi sessuali nascono da quest’alterazione, il continuo fare, il continuo toccare non permette ad entrambi di “sentirsi”, diventa una corsa all’orgasmo.

Recuperare il Contatto

Per riprendere il contatto bisogna ritrovare la calma per stare e sentirsi. Si può iniziare con l’auto-coccolarsi, (capacità presente già nel feto quando si succhia il pollice) facendo cose per se stessi, come prepararsi un dolce, fare un bagno caldo, mettere la crema sul corpo, passeggiare lungo il mare o semplicemente chiacchierare con un amico al telefono stando comodamente sul divano. Avere un animale in casa può aiutare, accarezzarlo per vedere quanto sia semplice il contatto, senza preoccupazioni.

Nel contatto con l’altro abbiamo bisogno di tempo, tanta calma e assenza di pensieri. E’ uno scambio che parte dal corpo e si propaga in tutto l’organismo.

Piccoli passi verso un funzionamento importantissimo per noi e per le nostre relazioni, che vale la pena recuperare!

A cura della Dott.sa Sabrina Rodogno, psicoterapeuta

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