La rabbia è un’emozione primaria, antica. Nasce dalla percezione di aver subito un torto o dal mancato soddisfacimento di un desiderio o un bisogno. Nonostante sia un’emozione e quindi, qualcosa che fa parte dell’essere umano, non gode di buona reputazione, è vittima di uno stigma culturale che nel tempo ha convinto le persone che “arrabbiarsi è una cosa sbagliata”.
E questa mancata accettazione della rabbia da parte della cultura, le conduce a mascherarla; ed allora i denti digrignati divengono un finto sorriso. Reprimere la rabbia, mascherarla o soffocarla, sono davvero strategie efficaci? La risposta è semplice e si compone di due lettere: NO!
La rabbia osservata da un altro punto di vista
Partiamo da un presupposto: la rabbia è un’emozione ed in quanto tale non può essere sbagliata. Occorre invece guardare la rabbia da un altro punto di vista, cercando di scavare per comprendere le cause che l’hanno elicitata. Questo si rivela generalmente molto più terapeutico del classico sfogo.
Ma bada bene, nel momento in cui si cerca di comprendere la causa della rabbia, non è sufficiente focalizzarsi sullo stimolo che l’ha determinata sul momento (per esempio il rimprovero da parte del proprio datore di lavoro), quello appunto è solo uno stimolo. La causa della rabbia spesso, è qualcosa di più profondo ed è legata ad un bisogno/desiderio personale.
Provo a spiegarmi meglio. Collegandoci all’esempio prima citato, il rimprovero da parte del proprio capo (stimolo), può rappresentare un episodio che sgretola il proprio bisogno/desiderio di essere apprezzato per il lavoro svolto. Ed è per questa ragione che si accende la scintilla della collera.
Molto spesso il motivo scatenante della rabbia, non si trova all’esterno, ma dentro sé stessi. “Siamo responsabili dei nostri sentimenti” -Luca Mazzucchelli
Ecco perché l’origine della rabbia è da ricercare nel proprio modo di pensare
Per comprendere la rabbia quando prende il sopravvento, ci si deve porre una domanda: qual’è il mio bisogno/desiderio che non è stato soddisfatto e che quindi ha provocato in me rabbia?
Il segreto per comprenderla e per agire di conseguenza, è spostare il focus dal comportamento altrui al proprio desiderio/bisogno. Se per esempio mentre stai leggendo un libro, il tuo compagno accende la musica, e questo ti distrae, anziché inveire contro il partner con il rischio di innescare una reazione a catena di urla e insulti, potresti decidere di continuare la tua lettura in un’altra stanza. In questo modo il bisogno (la concentrazione nella lettura) risulta soddisfatto e la rabbia gestita.
Rabbia: sfogarla o non sfogarla? Questo è il dilemma
Urlare, lanciare oggetti, distruggere tutto…può essere utile per alleviare la scarica impulsiva…ma solo in un primo momento. Come ogni impulso, anche la rabbia può trovare uno sfogo attraverso un agito, che però non è in grado di donare sollievo nel lungo periodo, ma ancor peggio, non insegna nulla sulla rabbia. È solamente un sollievo momentaneo.
Conosci “Le stanze della rabbia” ?
Sono state ideate in Giappone, ma ora stanno spopolando anche in Italia. Altro non sono che stanze arredate con oggetti e suppellettili da distruggere con mazze da baseball o con qualsiasi altro oggetto. È sufficiente prenotare giorno e ora in cui si desidera andare a scaricare la propria rabbia, e si ha un tempo prestabilito per poter distruggere ogni cosa presente all’interno della stanza.
Partendo dal presupposto che decidere “quando” arrabbiarsi, è già di per sé un artificio, e questo dovrebbe già destare qualche dubbio, ma anche se in un primo momento potrebbe sembrare una buona panacea per placare la collera, in realtà, le ricerche confermano il contrario.
In un suo studio del 2002, Brad J. Bushman, ha infatti scoperto che dare sfogo alla proprio rabbia attraverso un agito (nel caso dello studio stanza della rabbia o esercizio fisico) determina un aumento della frustrazione e nessun beneficio nei confronti della rabbia. Al contrario, la comprensione e l’introspezione, risultano avere un buon effetto nell’alleviare la collera.
La regolazione emotiva per evitare lo spostamento della rabbia
Ascoltare le proprie emozioni cercando di comprenderle, senza che queste possano travolgere o condurre a modalità disfunzionali di fronteggiamento, non solo è utile per raggiungere il benessere, ma nel caso della rabbia, anche per non “spostarla”.
Quando, per esempio, la rabbia nasce da un rimprovero da parte del proprio datore di lavoro, non potendo rispondere e prendersela direttamente con lui, la collera potrebbe essere spostata verso il partner, un amico… insomma la prima persona con la quale si ha a che fare, e una banalità potrebbe provocare un litigio furioso.
Per questo motivo quando la collera pervade, occorre rallentare, fermarsi a pensare al motivo scatenante, che non è lo stimolo, ma il bisogno/desiderio non soddisfatto.
Mi rendo conto che potrebbe essere complesso dal momento che le emozioni sono estemporanee ed improvvise, ma è l’unico modo davvero efficace per alleviare la rabbia.
Veronica Rossi, Psicologa e Mental Coach
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Bushman BJ. Does Venting Anger Feed or Extinguish the Flame? Catharsis, Rumination, Distraction, Anger, and Aggressive Responding. Personality and Social Psychology Bulletin. 2002;28(6):724-731.